26 - Sentire

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Io sono Aurora.

Io sono Aurora Carava.

Io sono Aurora Carava ed ho ventidue anni.

Io sono Aurora Carava, ho ventidue anni e sto diventando pazza.

Ero seduta in un parco. Non avevo neanche idea di dove fossi, non mi ero soffermata a guardarmi attorno. Avevo corso a perdifiato, fino a finire l'ossigeno e le lacrime. Poi mi ero accasciata a terra, mi ero poggiata ad un tronco di un albero e mi ero raggomitolata. Avevo iniziato a dondolare, a tenermi la testa tra le mani, a tirarmi i capelli e a ripetere pensieri che potessero rassicurarmi.

Ma come potevano questi farmi star meglio, quando avevo nella testa e nel cuore un alter ego sempre pronto a prendere il controllo? Lo sentivo in agguato, pronto a balzare sulla prima opportunità che gli avrebbe permesso di scavalcarmi ancora.

Quando sarebbe finito tutto questo?

Io sono Aurora Carava, ho ventiduenne anni, sto diventando pazza e sono sola.

Chiusi gli occhi.

<<E qui ti sbagli>>.

Quella voce. Li riaprii e mi guardai attorno, ma non vidi nessuno, se non persone anonime, i cui volti non mi dicevano nulla. Non trovai quel viso, non trovai lui.

<<Chiudi gli occhi, è più facile se ti concentri anche tu>>.

Ancora.

Ubbidii e tornai nel buio.

<<Ciao>>.

Disse Nathan nella mia testa.

Ciao.
Risposi io con il pensiero.

Lo sentii ridere e mi tornarono le lacrime agli occhi.

<<Nono, ferma. Non piangere, dai, per favore. Non volevo farti ricominciare a piagnucolare. Asciugati quegli occhi, forza>>. Me li strofinai con una manica della camicia bianca. Aspettò che mi fossi tranquillizzata, saperlo lì da qualche parte mi fece tirare un sospiro di sollievo.

<<Carino lo spettacolino che hai mandato avanti alla tavola calda. Elaborato>>.

È come se avessi perso totalmente il controllo...

<<Si chiamano emozioni, Aurora. Sono tutte le emozioni che hai represso in tutti questi anni. Non puoi nascondere la polvere sotto al tappeto per sempre>>.

Rimase in silenzio per qualche secondo, poi proseguì: <<Sarei voluto venire di persona, ma non mi è possibile. Non ora, è ancora giorno>>.

E quindi?

Mi riscoprii a desiderare, con ogni fibra del mio corpo, che lui fosse lì, che mi stringesse, che dicesse qualcosa di irriverente, che i suoi sbalzi di umore mi facessero ridere.

<<I brutti pensieri ti raggiungono solamente di notte>>.

Ora ne ho la testa invasa e brilla il sole.

<<Non sono brutti come lo sono io>>.

Nei giorni addietro era tornato ancora, più e più volte: avevamo passato le nottate assieme a parlare. A parlare, sì. Perché lui era in grado di ascoltarmi senza che dovessi aprir bocca. Non dovevo scrivere, non dovevo limitare ciò che avrei voluto dire, costretta dal piccolo spazio bianco su un foglio, costretta dall'inchiostro di una penna mai infinito, diversamente dai miei pensieri. Io gli parlavo e lui mi rispondeva.

Nathan, dimmi chi sei. Ti prego. Temo di star diventando completamente pazza. Ho aggredito un imbecille, perché ero gelosa; ho perso il lavoro; ho corso per Milano vestita da cameriera. Nathan, rispondi a questa mia domanda. Dammi una certezza, perché ora come ora sei l'unica cosa alla quale posso ancora aggrapparmi. Sei l'unico che mi sembri vero, sebbene sia quello che più dovrebbe essere irreale.

<<La devi smettere di attaccarti alle persone, alle idee, alle illusioni. Davvero non hai ancora capito quanto possano essere fragili? Dopo tutti i tuoi castelli distrutti, stai realmente cercando di costruirne un altro? Impara ad amarti anche se da sola, solo in quel momento capirai che in realtà non lo sei>>.

Rispondimi.

<<Non posso dirtelo Aurora, mi dispiace. Io... non posso davvero>>.

Si bloccò, a me tornarono le lacrime agli occhi. Sembrò tentennare: <<Un giorno lo scoprirai. Un giorno tutti lo scoprono, ma spero per te che il tuo momento giunga il più tardi possibile>>.

Chi sei? Cosa sei?

Non mi rispose.

Sei un mago? Sei un vampiro? Sei un supereroe?

Rimase in silenzio.

Sei un angelo? Sei un sogno? Sei un'illusione?

<<Aurora... smettila>>.

Sei solo una mia fantasia, vero? È così? Sei un'allucinazione? La mia pazzia ha raggiunto questi livelli?

<<Finiscila...>>.

Mi scoppia la testa, mi gira, mi fa male. Lo ha detto anche Deborah: sono pazza, sono pazza!

<<Ti ho detto di smetterla! Stai zitta, dannata ragazzina psicotica! Altrimenti giuro che vengo lì e ti tiro due sberloni da farti rimpiangere anche solo di averla, la testa!>>.

Il mio pianto si frenò.

<<Ah, se potessi! Ti verrei a prendere per il colletto di quella camiciola bianca e ti trascinerei a forza per il prato, fino a farti diventare un tutt'uno con madre natura>>.

Sentii gli angoli della mia bocca alzarsi leggermente.

<<Ed una volta che sarai diventata un ammasso di fango, erba e polvere, ti manderei allegramente a quel paese. Ma con grazia, eh. Sia mai che poi tu non capisca che gentleman sono>>.

Sorrisi sempre di più.

<<Ma che cavolo fai? Stai mica sorridendo? Ma sei totalmente scema allora, non mi hai sentito? Ho detto che ti uso per concimare il prato. Ti maledico, a te e a quella testa incasinata che ti ritrovi. Ma perché sono caduto su quel tetto, ma perché io? Ma che ho fatto di male? Sono l'inferno reincarnato, okay; faccio soffrire miliardi di anime ogni giorno, okay; ma davvero: cosa diamine ho fatto di male per meritarmi 'sta ragazza?>>.

Nathan era la cosa più incredibile che potesse esistere. Me lo ripetevo spesso.

<<Non c'è proprio niente di diverten->>. Improvvisamente bloccò i suoi vaneggiamenti.

Aggrottai la fronte.

Nathan?

Non mi rispose ed io mi allarmai. Lo chiamai più volte, ma non lo sentivo più.

Torna qui, ti prego.

<<Aurora, devi tornare a casa. Subito>>.

Cosa? Perché?

<<Alzati, corri, veloce. Muoviti!>>.

Confusa mi alzai, mi scrollai i fili d'erba dalla gonna e cercai di orientarmi. Mi avviai verso casa, ma Nathan mi riprese.

<<Non mi stai capendo. Devi correre, dannazione! A costo di farti scoppiare il petto, CORRI!>>.

Aurora - Silenzio e Voce [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora