46 - Sbraitare

2.4K 303 153
                                    

Balbettai: <<Tu non...>>, ma Trevor era già lontano nel corridoio.
Chiusi la porta di fretta ed accarezzai con lo sguardo il numero inciso sulla targhetta: 1669592.
<<Aspettami!>>: squittii.
<<Non abbiamo tutto il giorno. E vedi di non farmi fare figuracce, sono andato a parlare personalmente con Hideki>>.
Lo raggiunsi correndo, facendo ben attenzione a non sbagliare qualcosa e ritrovarmi faccia a terra: <<Cosa gli hai detto?>>.
Sotto al braccio portava una cartella: <<Mi sono fatto innanzitutto spiegare per quale motivo ti aveva mandata via prima ieri>>.
Mi lanciò un'occhiata sommessa ed io sentii il disagio strangolarmi.
<<Non dovresti essere così scontrosa, lo sai?>>.
Aggrottai le sopracciglia: <<Ho reagito come avrebbe fatto chiunque altro, sono stanca d'essere esclusa>>.

Mi chiesi cosa sapesse lui del mio rapporto con Nathan, ma pensavo che avesse immaginato qualcosa. Si limitò a scrutarmi perplesso ed iniziammo a scendere le scale.
<<Facciamo finta che io ti dia ragione in questa faccenda. Passando oltre, gli ho chiesto di coinvolgerti un po' di più. Non so se mi darà retta o meno, ma ci ho provato. Quindi fammi il sacrosanto piacere di darti una calmata e di non incazzarti ancora>>.
Me ne infischiavo di cosa voleva lui. Incassai il collo nelle spalle e posai il piede sull'ultimo gradino.

Sollevai lo sguardo colpita da qualcosa, uno sprazzo di colore diverso dal nero e dal cremisi: c'era un portone. Poco più in là, in fondo alla parete del piano terra, c'era un apertura larga e poco alta. Le ampie ante erano di legno ed io ero totalmente sicura che prima, in quel punto, non ci fosse niente di diverso da un muro nero.

Mi bloccai: <<Trevor?>>.
Lui era andato poco più avanti, verso le sale degli allenamenti. Allarmato lanciò un'occhiata alle scale, forse pensava che volessi scendere ancora, fino ad arrivare alla zona Svago. Quando si rese conto di come stessi indicando qualcos'altro, si tranquillizzò: <<Che c'è?>>.
<<Quel portone, non c'era>>.
Sembrò confuso: <<Sì invece>>.
Ripetei convinta: <<No, davvero, sono passata di lì per andare al guardaroba. Ho sceso questi gradini troppe volte per non accorgermene. Non c'era>>.
<<Non pensi che io possa saperlo meglio di te? Sono qui da molto più tempo>>: la sua risposta non ammise repliche. <<Dai, stiamo continuando a fare tardi>>.

Non ero convinta, non lo ero per niente. Ero sicura di me stessa e della mia memoria: quella porta non c'era. In quel posto non ero sicuramente io quella a soffrire di amnesie.
Mentre camminavo al fianco di Trevor rievocai il momento della mia morte. Io ricordavo, io ricordavo tutto perfettamente: il sangue di Zeno a sporcarmi le mani, l'assenza di ossigeno, gli spasmi inutili. Ero sicuramente in grado di capire se quel portone ci fosse già stato o meno.

<<Vai, io ti aspetto qui>>: sbottò e si appoggiò ad un muro. Lo fissai attonita mentre si lasciava scivolare a terra, incrociava le gambe, apriva la cartellina con i fogli ed iniziava a riordinarli.
<<Non hai del lavoro da fare?>>.
Non alzò lo sguardo: <<Sì, per questo ho portato dei documenti. Tu vai e divertiti>>.
Voleva controllarmi, voleva assicurarsi che non me la dessi a gambe e tornassi ancora nel piano sotterraneo del castello. Sbuffai e mi maledissi per non aver davvero pensato ad un piano del genere.
Volevo tornare lì sotto, ma non sapevo né come e né quando. Strano non avessi ponderato realmente di fuggire dagli allenamenti e tornarci. Trevor mi aveva preceduta addirittura sull'idea.

Rimasi lì per qualche istante, ma poi scossi la testa e mi allontanai.
Arrivo Hideki.

---

<<Correte>>: ordinò mesto il monco. Si sedette a terra, in mezzo alla piccola stanza e ci fece cenno di girare.

Chris fu il primo a partire, seguito da tutti gli altri. Io me la presi comoda.
Non volevo rischiare di finire nuovamente spalmata a terra, questa volta avrei cercato di dosare la forza, sarei andata con calma.

Aurora - Silenzio e Voce [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora