73 - Allontanare

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Avevo rischiato il secondo trauma cranico della mia vita, la botta data al muro non era stata proprio delle più delicate.
Nulla di rotto, solo qualche ematoma e qualche livido duro da far guarire.
Ma, dopo poco più di un mese, anche l'ultimo alone giallo abbandonò il mio viso, come Manuele fece rapidamente dalla mia vita.

Si era condannato praticamente da solo: era caduto nell'illegalità dal principio, dal preciso istante in cui aveva deciso di forzare la sicurezza della REMS e chiudermi in una stanza. Certamente il video fu un'ulteriore prova schiacciante a mio favore.
La telecamera, nella nostra lotta a senso unico, era finita chissà dove sul pavimento. Fortuna volle che in un angolo di inquadratura si vedesse chiaramente il mio persecutore intento a percuotermi.

Aveva davvero creduto di poter raccogliere una testimonianza che mi avrebbe incastrata? Che lo avrebbe in ogni caso scagionato dalle accuse che si sarebbe guadagnato nel tentativo di farlo?

Quel che partorii su di lui, in definitiva, fu che sarebbe stato un perfetto paziente della REMS, un disperato che le aveva provate tutte per riconquistare il proprio onore e quello di un figlio dimenticato da tutti.

Finì nel mio cassetto degli oggetti perduti, assieme a Zeno, Adriano, Trevor e probabilmente assieme a Nathan.

La mia breve permanenza in ospedale mi diede modo di schiarirmi le idee. Respirare un'aria diversa mi ricordò il mio principale ed unico obiettivo: tornare ad essere libera. E Gaeli mi avrebbe aiutata. Per questo, quando mi venne più volte a trovare, decisi di far morire la discussione su Daniele ancor prima di farla nascere.

Non avevo intenzione di inimicarmi il mio biglietto di sola andata per una vita normale, avevo bisogno dell'appoggio e delle raccomandazioni di Federico o sarei rimasta a far la muffa nella REMS assieme a Lorenzo.

Quando tornai ancora coperta di lividi nella struttura, e ripresi a respirare quell'aria viziata, la prima cosa prevista dal programma fu una bella seduta con il mio psichiatra.

Aveva cambiato studio. Mi spiegò come avesse richiesto lui stesso un trasferimento, per evitare di farmi sostare troppo a lungo in una stanza che mi avrebbe inevitabilmente rievocato il brutto ricordo dello scontro con Manuele. Motivazioni legittime, assolutamente, ma non potei fare a meno di notare come quella stanza, diversamente dalla prima, fosse molto più ampia ed accessoriata.
Aveva ricevuto una bella gratifica, probabilmente per l'ottimo lavoro che stava facendo con me.

Dopo aver ammirato la nuova scrivania scura e tozza, avevo alzato con sarcasmo gli occhi su di lui.

Sembrava sempre lo stesso, ma lo scintillio nel suo sguardo era cambiato, aveva ben poco del giovane psichiatra che era stato, lo stesso alle prese con la sua prima vera paziente: la curiosità aveva lasciato spazio ad un pizzico d'egoismo.

Il prestigio lo stava facendo collassare, il desiderio d'andare avanti, di migliorarmi, di migliorarsi, lo stava facendo crepare d'ingordigia.

No, non era decisamente lo psichiatra che avevo creduto, o almeno, aveva smesso d'esserlo già da svariato tempo prima.

Questo, però, non toglieva nulla ai suoi metodi e alla sua notevole bravura. E, proprio come lui stava facendo con me, lo avrei usato a mia volta.
Dovevo guarire, dovevo uscire di lì.

D'altra parte, però, avevo deciso che non lo avrei aiutato con Daniele. Non erano affar miei, non volevo che mi sfruttasse più del necessario.

Non lo accusai d'avermi ingannata una seconda volta, non tirai mai fuori l'argomento, ma immaginavo come l'astio nei miei occhi fosse facilmente leggibile. Fu probabilmente per questo che si frenò dal parlarmene a sua volta.

Aurora - Silenzio e Voce [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora