Pausa, un respiro, pausa.
Avevo la sensazione che mi avrebbe incastrata in qualcosa che normalmente avrei evitato.<<Dì>>: dissi tra i denti.
Il suo sguardo contorto rivelava ciò che temevo: non mi avrebbe fatto piacere sentire il seguito.
<<Ti sei mai chiesta come sia possibile che io riesca a sentire i tuoi pensieri?>>.
Il mio appena accennato sorriso morì in un istante, inghiottito dalla sua espressione terrorizzata e tremendamente seria, dalla durezza del suo sguardo nero sfumato dall'oro.
Balbettai: <<Cosa?>>.
La sua presa divenne più forte, gli occhi ancora più piegati al dolore.
<<Pensaci, la risposta la sai. Perché sento i tuoi pensieri? Come faccio?>>.Non volevo rispondere, non volevo neppure che lo facesse lui per me. Mi dibattei per liberarmi, volevo andar via, ora. Di fronte alla paura volevo fuggire: <<Lasciami andare>>.
<<Pensaci>>.
<<No!>>.
<<La risposta la sai>>.
<<Smettila, Nathan, smettila!>>.
Mi afferrò il viso e mi baciò, forse per farmi star zitta, forse per calmarmi, ma entrambe le cose non gli riuscirono.Mi mancava l'aria, quella sensazione non la provavo da molto, quella sorta di apnea, quell'insoddisfazione, quella fretta di respirare. Avevo di nuovo bisogno di ossigeno.
Si staccò appena ed io inspirai. Poggiai la mia testa sul suo collo, io rantolavo dalla paura. Non volevo sapere la risposta.
<<Sono in grado di sentire i tuo pensieri, sono in grado di entrare nella tua testa, perché io sono lì dentro, assieme a tutto il resto>>.
Fu come una stilettata secca.
Sentii un primo battito del mio cuore e faceva male, tanto. Mi portai una mano al petto e piansi, cercai di far uscire tutto quel dolore che andava via via aumentando.Quella frase bruciava al centro della mia fronte, a fondo nei miei pensieri: volevo scacciarla.
<<Nathan... stai zitto>>: supplicai senza fiato.Lui mi stringeva e cercava di rendersi forte ai miei occhi, provava a non crollare come stavo facendo io. Voleva il mio bene, lui mi aveva sempre protetta, come aveva fatto Giotto, come aveva sempre fatto il colore nero. "Stai lontana dal bianco, rimani vicina al nero".
Cercò di sollevarmi il viso, togliermi i capelli intrisi di lacrime, guardarmi: <<Tutto questo è frutto della tua immaginazione, Aurora. Io non esisto, non sono mai esistito. Mi ha creato il tuo subconscio per proteggerti da Ryan, per proteggerti dal bianco, dalla Follia>>.
<<Stai zitto!>>: gridai a pieni polmoni.
Non mi diede retta: <<Quello che vedi è un'illusione, hai creato un mondo immaginario dove far muovere la tua mente incosciente. Hai creato me e Ryan senza neppure accorgertene, prima ancora di noi hai concepito Giotto>>.
<<Finiscila!>>: singhiozzavo e mi dimenavo, ma lui mi teneva ferma, mi costringeva ad ascoltare.
<<Tutto è finto, tutte le anime del Tartaro, il castello stesso. Perché pensi che nessuno riesca a ricordarsi il proprio passato? Perché sono menzogne quelle che hai inserito nel loro petto di paglia e cotone. Le illusioni non sono stabili, non se sono così tante, non sei riuscita a creare una vita fittizia per tutti quei fantasmi che hai plasmato>>.
Non riuscivo più ad urlare, boccheggiavo, lo stomaco e il cuore continuavano a farmi male.
<<Hai scelto me come personificazione del Male perché sono sempre stato la scelta più difficile, per te. Io sono il tuo senno, Aurora, sono la tua Ragione, quella che hai rischiato di perdere e che ancora vacilla sul limite del burrone. È difficile sopravvivere restandomi fedele, è difficile vivere senza fuggire dalla realtà. Come nel Tartaro, vivere la tua vita nella normalità, nella ragione, sarà difficile>>.
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Aurora - Silenzio e Voce [Completa]
FantasyAurora ha perso la sua voce. Qualcuno, un volto che fa fatica sia a ricordare che dimenticare, le ha strappato per sempre la capacità di parlare. Mutismo selettivo: un blocco psicologico che le impedisce di esprimersi. La sua vita si accartoccia su...