Quando mi risvegliai vidi un ultimo raggio di sole prima che tramontasse del tutto.
Al mio fianco c'era un uomo, sulla soglia della stanza un'infermiera distratta.
Mi sentii un po' come un fantasma che oltrepassava la luce, ma a ripensarci non fui decisamente io ad andare oltre, piuttosto fu tutto il resto a rimanere indietro.
Imparai a mie spese che essere pazzi non è emozionante come spesso lo descrivono.
Si tende a provare un certo feticismo per la follia, per quella linea tremolante che sembra portare un po' di brio in una normalità che a molti va sempre troppo stretta: la stessa che io ho sempre provato ad ottenere.Alle persone piaceva definirsi fuori di testa, perché il sabato sera bevevano due bicchieri di gin tonic e non uno come loro solito. Una regola trasgredita le sembrava rendere degne di quel regno nel quale desideravano tanto entrare, lo stesso nel quale io ero stata, quello fatto di vetri e scale di ferro.
E per del tempo quell'idea mi sembrò consolare: la società cercava l'anormalità, non gettava più i pazzi in una gattabuia nascosti e lontani dal resto del mondo. No, sarei stata simbolo di interesse, forse.
Non avevo forse sentito i ragazzi della mia generazione ripetere per tutti gli anni delle superiori come il loro ideale di ragazza fosse sicuramente quella "carina, gentile, ma un po' pazza"? Io lo ero, ero pazza. Mi avrebbero accettata come speravo?Mi attaccavo ancora alle illusioni, perché non sembravo averne mai abbastanza. Era nella mia natura fantasticare, consolarmi guardando un foglio di carta sciolto dalla pioggia.
La realtà, questa volta, ci mise ben poco a mostrarmi come la mia pazzia non sarebbe mai diventata una qualità.
Il problema, a mio parere, si è sempre basato sul concetto sicuramente sbagliato che hanno nutrito le persone nei confronti di quelle malattie mentali che no, non conoscevano affatto. Pensavano davvero che quella stessa ragazza che beveva due gin tonic potesse essere etichettata come "fuori di testa"?
Fuori di testa ero io, che rigettavo colori ed immagini fuori dalla mia mente, in maniera tanto concreta e delineata da riuscire a vederle e darle per vere. Fuori di testa ero io che non capivo più cosa avessi immaginato e cosa esistesse veramente.A quel punto, quando capii che la pazzia che professava la società non era decisamente la mia, iniziai a considerarmi come avrei dovuto: diversa, ma nel modo sbagliato.
Perché la diversità era ormai una caratteristica più che ricercata, o no? Quante infermiere sentii blaterare su riviste varie: "Vorrei trovare un taglio di capelli un po' diverso dal solito", "Perché non prendi quel vestito? Sembra diverso dagli stessi che si vedono in giro".
Quando la mia compagna di camera alla REMS mi parlò della sua ultima fiamma, mi disse: "Non so, aveva un qualcosa di diverso a renderlo speciale".Un mese dopo affermò la stessa cosa del cleptomane ricoverato con noi in reparto.
Io ero diversa, diversa da chiunque altro mi guardasse. Ero pazza, folle, letteralmente fuori di testa, ed allora perché i loro sguardi mi continuavano a fissare a quel modo?
Una domanda alla quale tanti e troppi anni non riescono ancora a dare una risposta.
Tornando a noi -perché un noi probabilmente c'è o ci sarà- sto scrivendo, ancora, con un coraggio e forza che non pensavo d'avere.
Avevo dubitato delle mie capacità, mi ero decisamente sottovalutata. Non pensavo d'essere in grado di raccontare qualcosa, soprattutto la mia storia. Non pensavo che sarei riuscita a rievocare Nathan dalle semplici lettere. Nelle ultime pagine, probabilmente, qualche parola sarà rimasta sbiadita dalle lacrime.Ma sì, davvero, tornando a noi... ero arrivata al mio risveglio.
A questo punto non penso sinceramente di dover continuare.Quando mi hanno chiesto di scrivere ancora non capivo del tutto le loro motivazioni, ma, probabilmente, si è trattato semplicemente di volermi -dopo tutto questo tempo- vedere arresa all'idea di dover condividere i miei ricordi con loro.
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Aurora - Silenzio e Voce [Completa]
FantasyAurora ha perso la sua voce. Qualcuno, un volto che fa fatica sia a ricordare che dimenticare, le ha strappato per sempre la capacità di parlare. Mutismo selettivo: un blocco psicologico che le impedisce di esprimersi. La sua vita si accartoccia su...