71 - Manipolare

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Con i nervi a fior di pelle provai ad entrare nella stanza, ma una delle due infermiere alla porta mi fermò poggiandomi una mano sul petto.
Scosse la testa e sussurrò: <<No, Aurora, è meglio di no>>.

Allungai uno sguardo all'interno e vidi Daniele seduto sul letto, riuscivo a scorgere solo le sue spalle basse e curvate in avanti, era volto verso il muro.
Indossava una larga maglietta bianca dalla quale si intravedevano in sporgenza le vertebre della schiena.

Stappai la penna con i denti e azzardai, senza troppe speranze di ricevere una risposta positiva: "Solo un attimo, per favore. Non farò disastri".
Le due donne si fissarono per un istante e, in tacito accordo, mi lasciarono passare.
Aggrottai la fronte stupita dal mio strabiliante dono di persuasione.

Mi spinsi in avanti con i loro sguardi fissi su di me, in silenzio, prima che cambiassero idea.
Provai ad avvicinarmi a Daniele da un lato, in modo che mi notasse e non si spaventasse, ma notai che teneva le palpebre chiuse. Alle orecchie aveva delle cuffiette bianche.
O la va o la spacca.

Gli poggiai una mano sulla spalla destra e sobbalzò.
Con uno scatto nervoso si strappò via i fili delle cuffie, si voltò e mi fissò ad occhi sbarrati, il pugno pronto a scattare.
Io rimasi immobile, consapevole che, in quella posizione, mi sarei presa una sberla con fin troppa facilità, ma i miei riflessi non mi consentirono d'azzardare nessun'altra rapida reazione.

Mi scrutò per qualche secondo, facendo passare i suoi due grandi e arrossati occhi azzurri sulla mia intera figura.
Avessi avuto qualcosa di simile ad un seno, probabilmente, avrei avuto la tentazione di coprirmi.

Accennai ad un sorriso dubbioso, ancora dovevo ben capire perché fossi andata a trovarlo, era evidente come preferisse starsene da solo.

Abbassò lentamente il pugno e tornò a fissare il muro. Si rinfilò le cuffiette nelle orecchie, tirò fuori dalle tasche un vecchio mp3 e cambiò traccia.
Socchiuse di nuovo le palpebre.

Indecisa, dondolai sui talloni per un attimo.
Poi sbuffai.

Lo affiancai accanto al letto, facendo bene attenzione a non sfiorarlo, incrociai le gambe e scrutai la parete bianca di fronte a noi. Non vi era assolutamente nulla di interessante.
Lui non si mosse, non mi guardò neppure. Rimase immobile, con la fronte leggermente increspata, concentrato su una musica che non riuscivo a sentire.

Sospirai e disegnai uno scarabocchio orribile sul taccuino.
Non mi convinse, quella papera zoppa non era abbastanza zoppa per i miei gusti.
Pretesi davvero troppo dalle mie inesistenti abilità artistiche e provai a disegnare un cavallo. Dopo poco meno di un minuto mi ritrovai a fissare una specie di mucca, vagamente somigliante a un bidone della spazzatura.

<<Ma che stai facendo?>>.
Sobbalzai e mi scostai appena verso destra.
Daniele si era tolto una singola cuffietta e mi fissava stranito, tenendo le sopracciglia alzate.

Attendeva una risposta, ma si riscosse appena. Alzò una mano: <<No, scusa, non dire nulla>>.
Fece per tornare nel suo angolo d'asocialità, ma presi a scrivere, attese un istante ancora consentendomi il beneficio del dubbio.
Gli porsi il taccuino: "Volevo disegnare un cavallo".

Inizialmente parve non capire, probabilmente lo aveva lasciato perplesso la mia modalità di risposta, ma sembrò lasciar correre.
Mi sfilò la penna tra le mani e afferrò il blocco di fogli. Strappò la pagina sulla quale avevo scritto e tracciò qualche linea tondeggiante, rapida e morbida.
Sotto le sue mani apparve rapidamente il bozzetto molto realistico di un cavallo.
Sgranai gli occhi.
Gli sfuggì un sorriso sfrontato: <<Questo è un cavallo>>.
Mi restituì il tutto, mentre io rimanevo seriamente sconvolta ad osservare lo schizzo.
Erano anni che nella noia mi mettevo a scarabocchiare su quei fogli, ma mai nulla di guardabile ne era uscito fuori, ero riuscita a partorire sole cose simili ad altre cose, scambiabili per altre cose ancora.

Aurora - Silenzio e Voce [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora