Correvo e gridavo, gridavo e correvo.
Non me ne rendevo neppure conto, ma piangevo. La paura era stata troppa, lo era tutt'ora.
<<Nathan!>>.
Mi asciugai il viso con un braccio.
Singhiozzavo: <<Nathan!>>.
Non riuscivo neppure a vedere dove stavo andando, quel labirinto non sembrava assestarsi.Prima di svoltare su un ennesimo corridoio vidi uscire una ragazza dalla sua stanza. Ah, ora la gente riprendeva a girovagare, ora che non ero più apparentemente in pericolo. Perché non avevo incontrato nessuno prima? Dov'erano stati tutti fino a quel momento?
Non pensai che probabilmente Ryan mi avesse portata di proposito in una zona deserta, magari in un'ala del dormitorio ancora vuota, in quel momento ero solo arrabbiata e spaventata: non ero in grado di intendere e di volere.Afferrai la ragazza per le spalle, la sbattei al muro e le posai un avanbraccio sul collo. Ringhiai: <<Come trovo la stanza 1669592? Rispondimi, veloce>>.
Pessima, pessima, pessima mossa.In poco meno di mezzo secondo la situazione si ribaltò del tutto. Lei mi strattonò di lato e quella attaccata alla parete divenni io. Sbattei la testa, ma non sentii alcun dolore.
Era protesa su di me, teneva la mascella rigida e mi stava alitando sul viso: <<Dammi un solo motivo per non strapparti il naso a morsi>>.
Mi ero fatta prendere un po' troppo dall'enfasi. La spaventosa realtà d'aver affrontato con una pseudo determinazione la personificazione del bene mi aveva fatta sentire invincibile per un attimo.
Ma il Bene è il Bene e quella ragazza era un demone del Male: non c'era confronto.
Sono un'imbecille.---
Zoppicavo.
Non mi aveva divorato il naso, ma aveva compensato con un pestaggio vecchio stile. Un pestaggio dalle tonalità quasi comiche, in realtà, visto e considerato che ero rimasta immobile gran parte del tempo, non provando alcun dolore, chiedendomi quando si sarebbe stancata.
Mi sentivo molto come un topo che si fingeva morto di fronte al predatore.Quando, ancora infuriata, si era allontanata imprecando, io non mi ero mossa per qualche altro secondo. Volevo accertami che non avrebbe cambiato idea.
Avevo poi provato a muovere qualche passo, ma il muscolo della gamba sinistra non sembrava più particolarmente reattivo.
Laura aveva avuto ragione anche su questo: ci saremmo riviste presto.---
Sospirai ed aprii la porta della mia camera. L'avevo trovata, dopo aver girovagato come un'appestata per un tempo apparentemente interminabile.
In qualche modo quell'esperienza mi aveva insegnato qualcosa: primo, non ero invincibile; secondo, stare lontana dalle altre anime; terzo, tenere a freno la lingua; quarto, usare un briciolo di cervello ed evitare così di farmi pestare.Aprii la prima porta, poi la seconda e mi infilai nel corridoio buio che portava alla stanza di Nathan. Questa volta non mi schiantai sulla terza, piuttosto l'aprii con lentezza e scrutai all'interno.
La scena che mi si presentò ancora rimane impressa a fuoco nella mia memoria: buffa.
La personificazione del male era ferma davanti ad un'anta dell'armadio, si rigirava tra le mani una camicia nera ed un maglione, il tutto mantenendo un'espressione più che perplessa.
Decisi di non restare a rimirarlo ed entrai con passo deciso: <<Nathan, dobbiamo parlare>>. Alzò un dito e mi fece segno di zittirmi: <<Sh, sh, sh. Ferma e buona. Sto scegliendo cosa indossare>>.
Borbottai e mi sedetti sul letto: <<Il maglione>>.
Scosse la testa: <<No, non mi convince>>.
<<Allora la camicia>>.
<<No, nessuno dei due>>. Li lanciò dietro di sé ed afferrò un nuovo capo: <<Questo, perfetto>>.
Attesi che trovasse un istante per prestarmi attenzione e lo supplicai: <<Ti prego, è urgente>>.
<<Fammi cambiare>>.
<<E fallo>>.
Incrociò le braccia per afferrare e sfilarsi la maglia che indossava, ma notò che lo stavo guardando. Strinse gli occhi a fessura: <<Non si potrebbe avere un po' di privacy? Girati>>.
Aggrottai la fronte: <<Ma che diamine sei? Una donna?>>.
<<Ti ho detto di girarti>>.
<<Ed io ti ho detto di ascoltarmi! Lo avevi promesso!>>: gridai esasperata.
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Aurora - Silenzio e Voce [Completa]
FantasyAurora ha perso la sua voce. Qualcuno, un volto che fa fatica sia a ricordare che dimenticare, le ha strappato per sempre la capacità di parlare. Mutismo selettivo: un blocco psicologico che le impedisce di esprimersi. La sua vita si accartoccia su...