62 - Ritornare

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Provai a concederle il beneficio del dubbio, ancora una volta, come sempre.
Attesi fino a che non tornammo nella nostra stanza, respirando a fondo, cercando di contenere un misto di sensazioni che solo gridando avrei potuto esprimere.
Valutando la mia situazione le avrei scritto qualcosa in stampatello maiuscolo: una ramanzina micidiale.

Ma quando arrivammo e lei lasciò il mio braccio, sul quale aveva piantato le sue unghie lunghe, non riuscii a trattenere un'espressione crucciata, lasciando perdere il temibile stampatello maiuscolo.

Si lasciò andare e scoppiò in forti singhiozzi, cercò il mio corpo, avvinghiandocisi come per sorreggersi. Non potei non stringerla a me, trattenendo le lacrime e sforzandomi di ritrovare il punto della mia rabbia.

Cercai di visualizzare meglio la scritta che avevo letto: un test di gravidanza, perché?

E non perché ne aveva bisogno, ma perché si era ridotta ad averne bisogno.

La scostai con il maggior garbo possibile, era alta poco meno di me, ma era riuscita ad inzupparmi di moccio e lacrime la spalla sinistra del maglione.

Sollevai il taccuino e glielo sventolai davanti: "Spiegami".

Rimase a guardarmi implorante per qualche istante, provando a farmi demordere dal pretendere una risposta, ma alla fine fu lei a cedere.

Ciondolò fino al suo letto tirando su col naso, vi si lasciò subito cadere. Rimase a fissarmi seduta lì, gli occhi già rossi e ancor più cerchiati di prima.

<<Ho un ritardo, ho paura d'essere rimasta incinta>>.

"Guarda, pensavo che quel coso ti servisse per misurare la febbre".

<<Non sei simpatica>>.

Si infilò una mano nei pantaloni della tuta e ne tirò fuori la scatola che vi aveva nascosto poco prima di tornare nella camera.

<<Non posso rimanere incinta ora, non adesso>>.

Sospirai e mi sedetti accanto a lei: "Chi potrebbe essere il padre?".

Esitò: <<Non ne ho idea, qualcuno dei pazienti della REMS suppongo>>.

Mi irrigidii, ma tentai vanamente di ignorare la sua affermazione.

Arrivare addirittura a perdere il conto, a cambiare amanti come un paio di mutande, a non avere idea di chi potesse essere il padre... no, stava esagerando.

Si asciugò il viso con una manica: <<Ho aspettato anche troppo, il ritardo è di quasi tre settimane>>.

Prese un respiro profondo e cercò di controllare gli spasmi del petto: <<Avevo quasi fregato tutti, davvero. La dottoressa Zanetti, una settimana fa, mi ha detto che stanno valutando le carte per il mio rilascio. Ha detto che sono quasi del tutto guarita, secondo lei, che un anno ancora al massimo e forse sarò fuori>>.

Il mio cuore si strinse per vari motivi: per la gioia, per la tristezza di vederla andare via, per l'invidia di non poter fare altrettanto. Infine, si contrasse per la paura di vederla bloccata lì a causa di una gravidanza.

<<C'ero quasi riuscita, ho imbambolato tutti, mi pensano davvero guarita>>.

Posò una mano sul ventre: <<Se mi scoprono incinta, capiranno che ho mentito fino ad ora, in più subirò un prolungamento per aver trasgredito alle regole della REMS>>.

La fissai con malinconia, iniziando a provare il suo stesso terrore, scacciando quella rabbia sensata: "Troveremo un sistema". Che frase ridicola. Davvero non ero riuscita a trovar nulla di meglio?

Aurora - Silenzio e Voce [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora