Continuavo a fissarmi le mani, una era ancora fasciata come il braccio. Mi era stato detto che da quel momento avrei potuto usufruire del servizio in infermeria: ero un soldato, ero diventata un soldato del Tartaro a tutti gli effetti. Ma a quale prezzo?
Sapevo che non sarei mai riuscita a cancellare quelle immagini, sebbene stessi sottovalutando la mia immensa capacità di seppellire i ricordi spiacevoli.Avevo preso a pugni quel ragazzo, con una tale rabbia che mi ricordò tremendamente la stessa della mia Voce. Come si era sentita lei a rimanere rinchiusa per tutti quegli anni? L'avevo combattuta e sconfitta, l'avevo fatta tornare in me come alleata, ma tra le due non ero stata sicuramente io ad essere dalla parte della ragione.
Quelle mani erano sporche ed io continuavo a grattarle istericamente.
Più ci riflettevo e più non capivo il motivo per il quale mi fossi comportata in quel modo. Non era da me. Il problema era che non riuscivo ad inquadrarmi: tra sbalzi d'umore, perdite di coscienza, tra uno scambio di personalità ed un altro, una morte ogni tanto ed un omicidio, mi ero quasi dimenticata di come fossi realmente.
Ero confusa da me stessa.
Mi faceva male la testa e l'afferrai. Avevo scelto il male, avevo scelto la follia, ma tutto questo mi stava cambiando, ancora. O forse no?
Ero io che, presa da un attacco di rabbia, avevo ucciso Zeno a coltellate. Ero io che poche ore prima avevo preso a pugni un ragazzo fino a farlo spirare. Ero davvero io? Ero sempre stata così? Cominciai a pensare di sì, solo che non avevo mai guardato nella mia direzione. Avevo trascorso la vita a proiettarmi all'esterno, cercando sicurezza nel tempo, in un diario, nell'amore illusorio per Zeno: non avevo mai cercato di comprendermi e conoscermi. Io, per me, ero un'estranea. E la persona che ero sembrava non piacermi.
Sto diventando pazza. Troppe volte avevo ripetuto questa frase, inconsapevole che la convinzione era un potere con il quale non avrei dovuto giocare.
Ero nella mia stanza. Mi alzai ed andai ad aprire la porta che mi avrebbe condotta da Nathan.
Al termine del test eravamo rimaste solamente in cinque matricole. Ci era stato detto che il giorno seguente avremmo iniziato l'addestramento, che i nostri tutor si sarebbero occupati di accompagnarci la mattina dopo.
Continuavo a non capire come trascorresse lì il tempo. Era paradossale: avevo passato una vita con un cappio di ferro al collo, scandendo i secondi ed i battiti, coordinando perfettamente il mio cuore ed il mio respiro al rumore di quelle lancette. Ed ora mi ritrovavo a non capire se fosse giorno o notte, se fossi viva o morta. Non avevo il controllo più su nulla, neppure su me stessa.Speravo che Nathan stesse nelle sue stanze. Avevo sentito il suo sguardo penetrarmi il petto, mentre lentamente avevo ucciso quel ragazzo. Cosa aveva pensato? Sapevo solamente che non avevo più sentito la sua voce nella mia testa. Avevo bisogno di stare con lui.
Avevo dimenticato la lampada, quindi non mi resi conto di quando il corridoio terminò. Mi schiantai una seconda volta contro la porta. Tipico.
Mugolando ed accarezzandomi il naso, entrai.
Non era in camera da letto. Passai davanti all'acquario di pesci-scheletro, lanciai loro un'occhiata d'intesa e controllai in giro. C'erano molte porte, erano tutte chiuse, fatta eccezione per una leggermente accostata. Mi diressi verso quella e cautamente la spinsi in avanti.
Bisbigliai: <<Nathan?>>. Non ricevetti risposta, cercai d'essere silenziosa.
Mi affacciai all'interno trattenendo il respiro e lo trovai.
Quella stanza somigliava ad uno studio: scaffali, librerie, poltroncine poggiate agli angoli. Una singola ed enorme scrivania posta al suo centro. Era rivolta verso il muro di fondo e Nathan, che vi era seduto, mi dava le spalle. Ai suoi lati c'erano enormi pile di fogli, tra i quali stava rovistando.
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Aurora - Silenzio e Voce [Completa]
FantasyAurora ha perso la sua voce. Qualcuno, un volto che fa fatica sia a ricordare che dimenticare, le ha strappato per sempre la capacità di parlare. Mutismo selettivo: un blocco psicologico che le impedisce di esprimersi. La sua vita si accartoccia su...