<<Aurora! Torna qui!>>.
Velocizzai il passo sperando che desistesse.<<Aurora, torna immediatamente a chiedere scusa!>>.
Non tentennava neppure.Strinsi forte il taccuino e mi voltai appena per guardare il dottor Gaeli che avanzava furibondo. Gli sorrisi.
In quel momento barcollò, rallentò e rimase stordito. Notai un angolo della sua bocca incresparsi in una smorfia divertita, quasi come se fosse sollevato. Questa volta aveva capito: avevo dovuto chiudere quella questione come meritava d'essere terminata.La consapevolezza della mia felicità, però, non poteva passare sopra ai suoi doveri da medico: Federico Gaeli era uno psichiatra che amava sperimentare, moderno, comprensivo, affettuoso, ma sicuramente preferiva rispettare le regole. Una sua paziente non poteva passarla completamente liscia, non dopo aver mancato di rispetto a quel modo al padre del ragazzo che aveva ammazzato.
Riprese quindi ad urlarmi dietro.Scossi la testa con allegria e presi a correre.
Sapevo che avrebbe terminato lì le sue ricerche, mi avrebbe ripescata e strigliata a dovere durante la seduta del giorno successivo.Sgattaiolai rapidamente nella mia camera e tirai un respiro di sollievo. Mi faceva male la milza.
La mia stanza era piccola, sicuramente troppo per due persone. Pareti sporche di bianco, un paio di piccoli armadietti in metallo, una scrivania nell'angolo più lontano dalla porta, due letti messi in parallelo e qualche libro sparso in giro. Sul fondo si apriva una larga finestra claustrofobica: era sbarrata.
Da qualche parte in quel disordine, sentivo l'intenso russare di Serena.Quest'ultima, in particolare, ancora dormiva, quando avrebbe dovuto ricordarsi perfettamente d'avere la terapia di gruppo circa un'ora prima.
La ragazza era appallottolata in un piumino leggero, dalle coperte sbucava solo un ciuffo di capelli ramati, la sentivo russare come un ippopotamo raffreddato.
Era stanca, ma questo non la discolpava: doveva andare agli incontri, prima che le mettessero un'infermiera a controllarla costantemente.Afferrai il piumino e glielo tirai via di dosso, lasciandola all'aria nella sua semplice camiciola bianca.
Bestemmiò furente ancor prima d'aprire gli occhi, mentre si dimenava alla ricerca del maltolto. Boccheggiò e si sbracciò, sbarrò le palpebre e il suo sguardo di fuoco si piantò immediatamente su di me: <<Ridammela, subito>>.
Scossi la testa e la gettai a terra, presi il taccuino, scrissi qualcosa e glielo piantai davanti al muso indignato: "La terapia".Rimase a fissare la scritta per qualche secondo, con espressione perplessa, poi sembrò riscuotersi: <<Ah>>.
Si voltò e si raggomitolò su se stessa: <<Ho dormito poco stanotte, non l'ho fatto apposta>>.
Lo sapevo, aveva avuto una delle sue crisi, ma appunto per questo doveva andare.Mi accostai ad uno degli armadietti e presi a cercarle qualcosa da indossare.
<<E tu perché non sei andata?>>.
Decisi di lasciarle il tempo di rifletterci da sola senza che tornassi indietro e glielo scrivessi io. Era solo rincoglionita dal sonno, sapevo che non appena avrebbe avviato i neuroni ci sarebbe arrivata.<<Ah>>.
Quella vocale sospirata era una sua prerogativa, alla mattina. Non c'era sveglia senza che Serena sparasse una decina di volte quello stralunato "Ah".<<Oggi è giovedì>>.
Annuii consapevole che non mi stesse guardando.Afferrai qualche indumento a caso e glielo tirai in testa. Si risollevò lentamente stiracchiandosi: <<Com'è andata? Chiusa la faccenda? Aldo ti ha accusata di stregoneria?>>.
Mi sedetti sul mio letto, rimanendo rivolta verso di lei e scribacchiai velocemente un breve resoconto della faccenda. Nel mentre iniziò a vestirsi.
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Aurora - Silenzio e Voce [Completa]
FantasyAurora ha perso la sua voce. Qualcuno, un volto che fa fatica sia a ricordare che dimenticare, le ha strappato per sempre la capacità di parlare. Mutismo selettivo: un blocco psicologico che le impedisce di esprimersi. La sua vita si accartoccia su...