22 - Temere

2.9K 353 149
                                    

Questo teatrino durò ancora per del tempo: io fui tentata di continuare a malmenarla con la scopa, se non per convincerla a motivare il suo comportamento, quanto per soddisfazione personale.
Poi gridò: <<Non devi mai più permetterti di trattare Adriano in quel modo!>>. Mi fermai ed abbassai lentamente la scopa. Che avrei fatto ad Adriano? Immaginai che il mio alter ego l'avesse aggredito. Sospirai.

<<Lui è mio!>>. Eh?

Divenne rossa in viso, distolse lo sguardo e le si riempirono gli occhi di lacrime: <<Lavoro qui da quattro anni, da molto più tempo di te. È d'allora che provo ad avvicinarmici, a cercare di stabilire un contatto più intimo, rispetto a quelli che dovrebbero avere due colleghi sul posto di lavoro. Ma i miei tentativi sono stati tutti inutili, lui è freddo, distaccato, si ferma al salutarmi>>. Deborah si è innamorata di Adriano? Ma che davvero?
<<Pensavo fosse gay>>: si fermò. Tornò a guardarmi, si mordeva il labbro nello sforzo di non piangere. Gli occhi erano rabbiosi: <<Poi arrivi tu, novellina fresca ed impacciata, e lui reagisce in modo strano. Non fa altro che abbassare lo sguardo al tuo passaggio; arrossisce quando sorridi; ti segue con gli occhi ogni volta che servi ai tavoli; sai cosa significa questo, vero?>>.
Aggrottai la fronte e probabilmente feci un'espressione bizzarra, perché scoppiò a ridere: <<Guarda che faccia da ebete che ti ritrovi. Ma mi prendi in giro? Non riesci davvero a capirlo? Gli piaci. In quattro anni non sono riuscita neanche per un attimo a scalfire la sua corazza e tu gliel'hai sciolta>>. Cercai di ricollegare il tutto con la prima cosa che aveva detto: "Non devi mai più permetterti di trattare Adriano in quel modo!", ma rimasi interdetta. Quindi cosa avevo fatto di particolarmente sbagliato in questi giorni, per meritarmi un'implementazione dei maltrattamenti?
<<Ed andava quasi tutto bene, finché te ne sei rimasta zitta nel tuo angolino. Tu non sembravi neanche accorgerti delle sue avance; lui era troppo timido per provare ad interagire con una muta e a me bastava detestarti in silenzio. Tra voi non sarebbe mai nato qualcosa, potevo continuare a flirtarci nella speranza che qualcosa cambiasse, che tu magari venissi licenziata o venissi investita accidentalmente>>.

La sua rabbia mi stordì: il suo era puro odio, tanto grande e limpido da augurarmi la morte.

Pensai che non ero l'unica ad essere pazza, forse, che più passava il tempo e più mi rendevo conto di come le persone indossassero maschere di carnevale sui loro volti. Maschere sorridenti e ricche di perbenismo, che non appena si crepano lasciano intravedere un riflesso di insania e crudeltà.

Persone abituate così tanto a guardarsi allo specchio indossando quella bella facciata, da non rendersi neanche conto di non star guardando il loro vero aspetto. Persone davvero convinte d'essere buone, persone convinte del falso, ma pronte a difenderlo fino a scadere nella follia.

<<Ma poi, dal nulla, hai cominciato a chiacchierare, hai cominciato a fischiare con quella voce di merda ed hai cominciato a guardarlo. Non ti azzardare mai più a provarci con lui in quel modo così palese e disgustoso. Lui è mio>>.
Ora era più chiaro, quell'imbecille del mio alter ego si era divertita a fare la gatta morta con Adriano. Perché ipotizzavo che lo facesse più o meno con ogni essere maschile? Forse perché mi ritrovavo spesso addosso un puzzo tremendo di uomo, senza capirne il motivo?

Guardai Deborah e non provai pena, non provai nulla di diverso dal disgusto. Posai lo sguardo sui suoi capelli lisci e pensai che glieli avrei voluti prendere per sbatterle la testa al muro.

Mi aveva maltrattata per anni, solo perché aveva una cotta per un ragazzo che palesemente se ne fregava di lei.

Ma era seria, o mi stava prendendo in giro? Era davvero una persona così meschina?

Aurora - Silenzio e Voce [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora