Chapter 20

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Mi  svegliai di soprassalto a causa di un tuono proveniente dall'esterno, la pioggia scrosciante batteva imperterrita sul vetro leggermente appannato per la condensa, mi strofinai gli occhi e sbattei le palpebre velocemente per rimuovere la poca traccia di sonno che mi impossibilitava una vista adeguata.

Mi accorsi di trovarmi nel mio comodo letto e non più sul divano grigio della sala dei Moore, ripercorsi a ritroso le ultime ore ricordandomi dell'accaduto di ieri sera, così mi precipitai giù dal materasso per correre al piano inferiore.

Con grande sorpresa non trovai ciò che pensavo di vedere, tutti i pezzi di vetro della finestra erano stati diligentemente raccolti e la persiana era stata chiusa per non fare entrare l'aria fredda dell'ambiente esterno.

«Come mai sei già sveglia?» Mi girai quando sentii pronunciare queste parole da Jackson, rivolsi un'occhiata all'orologio appeso e mi stupii quando notai che fossero segnate le sei di mattina, non credevo di aver dormito così tanto.

«Mi ha svegliato il temporale, tu invece?» Chiesi avvicinandomi al suo corpo che emanava ancora il calore delle coperte del suo letto.

«Non ho dormito, stavo ragionando su tutta questa storia.» Appoggiai la testa al suo braccio muscoloso cercando un minimo di conforto, avevo paura e non potevo negarlo, nell'arco di una settimana la mia vita si era completamente sconvolta e ne stavo perdendo le redini.

«Sono tornati ieri i tuoi?» Chiesi non avendo sentito nessun rumore del loro possibile rientro.

«Sì, ho detto loro di fare piano visto che stavi già dormendo.» Sorrisi al suo gesto carino e mi beai della sua colonia maschile.

«Mi hai portato tu in camera mia?» Chiesi mentre ci dirigevamo in cucina per preparare la colazione non avendo più sonno per tornarmene a letto.

Afferrai due tazze dall'apposito ripiano e le appoggiai sul tavolo dove Jackson aveva precedentemente riposto due tovagliette.

«Sì, non appena sei crollata sul divano.» Versai il latte caldo nelle tazze e scelsi due merendine per entrambi, poi lo ringraziai gentilmente.

«Grazie Jackson.» Strinsi le mani a coppa intorno alla tazza in modo da ricavare un minimo di calore, l'inverno si stava avvicinando e così anche il freddo.

«Non devi ringraziarmi Gwen.» Mi scaldò il cuore quando sorrise dolcemente e con affetto, non era quasi mai accaduto da quando ero arrivata a casa sua, segno che ci stavamo avvicinando.

O almeno lo speravo.

***

Scesi dalla macchina salutando calorosamente Jackson e mi recai strascinando i piedi verso il mio armadietto giallastro, dove trovai Beth ad aspettarmi a braccia conserte.

«Devi dirmi qualcosa?» Aprii l'anta cercando di ignorarla, fallendo miseramente quando richiuse di scatto la latta.

«Gwen che succede?» Mi lasciai scivolare lungo la superficie liscia e mi sedetti a terra con la testa tra le ginocchia già esausta di quello che mi stava capitando.

«Ieri, qualcuno mi ha lanciato un sasso in casa, con attaccata un'altra lettera anonima, cosa vogliono da me?» Piagnucolai tirandomi leggermente le punte dei capelli, Beth si sedette insieme a me e appoggiò la sua testa sulla mia spalla sospirando pesantemente prima di parlare.

«Non è che per caso sei immischiata con la mafia, vero?» Mi girai scioccata per quello che mi aveva appena detto, ma non appena mi accorsi che stesse cercando di trattenersi dal ridere, scoppiai io.

Emerald EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora