Chapter 69

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Harry's pov

Elusi velocemente la sicurezza non lasciandole tempo di realizzare cosa stessi cercando di fare, ovvero irrompere nell'ufficio del mio capo.

Avevo sempre avuto un rapporto decisamente aperto e confidenziale con Tom, mi aveva accudito e raccolto sotto la sua ala protettrice, come se fosse uno dei miei genitori, avendoli, in realtà, persi entrambi fin dalla più giovane età.

Non c'erano segreti far noi due, tanto meno conflitti, ma per la prima volta stava intaccando qualcosa di esclusivamente mio, e non potevo permetterglielo.

La mia riconoscenza aveva un limite e credetti che lo avesse raggiunto. Non doveva torcerle neanche un capello, d'altronde come nessun altro poteva permettersi.

Feci irruzione all'interno non aspettandomi di trovare ciò che mi balenò davanti agli occhi; le esili mani di Gwen premute contro il petto dell'uomo, nettamente in vantaggio su di lei, per allontanarlo dal suo corpo tremante, il sorriso maligno si dipinse sul volto del suo carceriere.

Il sangue prese a scorrermi lungo le vene, sentivo pulsare la giugulare sul collo tanto la pressione era aumentata, strinsi i pugni consapevole che, se avessi perso la calma, i miei piani sarebbero andati completamente in fumo e, nonostante tutti gli sforzi fino ad ora compiuti, avrei vanificato tutto.

«Signore, capo, ho provato a bloccarlo ma-» Una delle sue guardie personali cercò di placcarmi per bloccarmi all'ingresso dell'ufficio del nostro boss, ma il suo intento fallì miseramente quando spalancai senza alcuna premura la porta pesante di legno attirando l'attenzione di coloro che fino a pochi secondi fa erano nascosti agli occhi di tutti. Tom si girò, il sorriso malvagio e privo di buone intenzioni, da me tanto conosciuto e in passato stimato, prese forma sul suo viso formandogli delle piccole grinze di espressione ai lati dei suoi occhi vispi.

«Tom, ho bisogno di sapere le nuove direttive,» strinsi la mascella cercando di non far trapelare quanto avrei voluto spaccargli la faccia, il mio sguardo puntato in quello intimorito della giovane in balia delle mani di quel maniaco psicopatico; trovai ridicolo come lo definii per la prima volta nella mia vita. «interrompo qualcosa?» Domandai sarcasticamente inclinando il viso fingendo disinteresse, quando, in realtà, portarla fuori da questo inferno sarebbe stata l'unica cosa di cui mi sarebbe importato.

«Stavo giusto chiedendo alla nostra ospite se le avessero destinato buoni riguardi,» la mano affusolata e omicida di Tom venne estratta da sotto la gonna striminzita che copriva a mala pena il corpo di Gwendalyn, un brivido di sudore freddo mi fece tremare, provocando inevitabilmente un sentore amaro alla base della gola quando riprovevoli idee mi balenarono in mente, agghiacciandomi. «ma ora credo si sia fatto tardi, meglio rimandare questa conversazione.» Sospirai impercettibilmente quando questa frase fuoriuscì dalla sua bocca, mi avvicinai all'uomo vestito elegantemente.

«Se non ti dispiace gradirei essere io a portarla nella sua stanza, sai, vorrei riscuotere ciò che mi è stato promesso.» Sorrisi cinicamente perforandolo con i miei occhi accusatori, sapevo che Tom non mi temeva, ma altrettanto sapevo quanto lo infastidisse questo mio modo da supponente ed arrogante, probabilmente perché gli ricordavo quanto poco, anche io, lo temessi.

«Accomodati, allora, figliuolo.» Mi indicò con la mano aperta la giovane ragazza quasi come se fosse carne da macello, e mi fece quasi perdere le staffe intuire che per loro lei non fosse null'altro che quello.

Mi avvicinai velocemente al corpo mezzo nudo di lei, torreggiandola con la mia altezza; notai come si allontanò repentinamente da me schiacciandosi contro il muro, e fu come ricevere un pugno ben assestato alla bocca dello stomaco; la afferrai con noncuranza facendola sussultare a causa dei lividi ancora impressi sulla sua candida pelle.

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