LEGGETE LE NOTE A FINE CAPITOLO, SONO IMPORTANTI.
Presi lo zaino contenente i libri tra un boccone e l'altro mentre uscivo di corsa e trafelata per il portone di casa con in mano ancora il cornetto al cioccolato.
Jackson, potendo entrare un'ora dopo, era ancora a letto e stava decisamente russando constatando che erano stati i suoi versi a svegliarmi; però dovevo ringraziarlo, senza di lui non mi sarei mai alzata dal letto, dato che avevo dimenticato di impostare la sveglia la sera precedente ancora scossa da ciò che era capitato.
Il ragazzo mi aveva offerto gentilmente di dormire con lui per sentirmi più al sicuro, pur sapendo che non ci fosse nessuna traccia di malizia in ciò che aveva proposto, rifiutai l'offerta congedandomi nella mia stanza subito dopo.
Mi pulii gli ultimi residui di cioccolato dalla bocca e imboccai la strada verso la mia tanto adorata struttura scolastica, che di allegro aveva ben poco.
Un piccolo tuono squarciò il silenzio seguito subito dopo da tante piccole goccioline che si insinuarono tra le ciocche dei miei capelli puliti, mi lamentai a voce alta permettendo che un ringhio uscisse dalla mia bocca imbronciata; dovevo seriamente ricordarmi di inserire un ombrellino nella borsa, altrimenti mi sarei ritrovata con più raffreddori del previsto.
Il suono di un clacson mi fece sobbalzare, mi girai di scatto pensando di trovare la faccia da schiaffi del riccio antipatico, ma invece mi persi negli occhi ambra di un moro altrettanto scorbutico; il mio viso si tinse immediatamente di un colore porpora.
«Bisogno di un passaggio brunetta?» Sbattei velocemente le palpebre al suono della sua voce roca, come mi aveva chiamata?
«Per tua informazione non sono bruna.» Mi girai totalmente verso la sua macchina con il finestrino abbassato che rivelava la sua figura smagliante.
Poi successe una cosa che non mi sarei aspettata di vedere per i prossimi vent'anni, sorrise svelando la sua perfetta dentatura bianca scintillante.
«Le sfumature rosse sono quasi impercettibili.» Disse, sorprendendomi ancora di più affermando di averle notate in quel piccolo momento in cui ci eravamo scambiati due parole.
Lo guardavo in silenzio incurante di tutta la pioggia che stavo prendendo, poi alzò un sopracciglio aspettando una mia risposta.
«Allora? Siamo già in ritardo e non ho un'altra scusa per pararti il culo.» Una risata liberatoria lasciò le sue labbra facendomi sorridere.
«Va bene.» Feci il giro e aprii la portiera per poi fiondarmi in macchina, profumava di menta e muschio così mi chiesi se fosse questo il profumo del suo dopobarba.
«Comunque grazie ancora per tutta la storia dell'altro giorno, davvero se non ci fossi stato tu-» Mi interruppe guardandomi per qualche secondo per poi parlare al posto mio.
«Lo so, senza di me saresti persa, l'ho capito brunetta.» Mi venne da ridere quando notai l'espressione divertita e giocosa sul suo volto.
Era diverso rispetto all'altro giorno, pensai sorridendo, magari aveva avuto solo una brutta giornata.
«Comunque non mi hai ancora detto il tuo nome, cafonaccio.» Risi a quel soprannome che gli avevo affibbiato, ma cercai di non darlo a vedere.
«Cafonaccio a chi?» Alzò un sopracciglio mentre parcheggiava nell'area destinata agli studenti.
«Devo ricordarti quanto sei stato sgarbato nel corridoio?» Lo guardai incredula tirandogli un piccolo pugnetto sulla spalla, stupendomi di me stessa.
«Touchè. Comunque mi chiamo Derek.»
Scesi dalla macchina e corremmo tra una risata e l'altra al portone della scuola, scoppiai a ridere quando, all'entrata, scivolò e cadde sul pavimento bagnato.

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Emerald Eyes
Fanfiction"Molti di noi sono angeli caduti, ma alcuni sono nati all'inferno." Pronunciò la sua voce profonda, un piccolo ghigno comparse sulle sue labbra; e io sapevo che lui proveniva dall'inferno. #1 in mistero/thriller on 23.12.2016 #4 in fanfiction on 18...