«Ma tanto caparbia quanto stupida.» Strinsi la mascella per la rabbia, il vento freddo mi sferzava le gote che assunsero un colorito roseo; ormai la notte stava avvolgendo la cittadina lasciando spazio alle stelle per poter punteggiare il cielo.
«Vediamo di cosa sei capace.» Riattaccò la cornetta lasciandomi sola nel silenzio; un'ombra si mosse dietro ad una fila di macchine, con velocità sostenuta si addentrò nel bosco.
Per quanto amassi i boschi, entrare lì dentro non si prospettava essere prudente.
Ma non puoi fartelo scappare, mi ammonì la mia coscienza.
Presi un profondo respiro e mi introdussi nel fitto bosco, i cui rami spogli assomigliavano a braccia ossute e sinistre pronte ad avvolgerti in una morsa mortale. Deglutii e cercai di pensare a qualcosa di meno macabro della mia prossima morte.
Sentii un ramo spezzarsi sotto il peso di qualcosa, o meglio di qualcuno, così afferrai l'ombrellino che avevo in borsa e lo scagliai contro il mio aggressore.
Questo bloccò prontamente l'attacco girandomi la spalla e schiacciandomi contro un albero, la corteccia ruvida a contatto con la pelle provocò un gemito di dolore che fuoriuscì dalla mia bocca.
Cercai di dimenarmi sotto la sua presa ma peggiorai solo la situazione, prontamente aprii la bocca per urlare ma la sua grossa mano bloccò qualsiasi fuoriuscita di suono.
«Gwendy, sono io, calmati.» Il mio cuore, che stava correndo come un cavallo imbizzarrito, sembrò rallentare fino a tornare ad una velocità normale.
«Come ti salta in mente?» Chiesi con la gola secca per la paura e lo sforzo.
«Mi stavi per colpire.» Mi accusò girandomi finalmente verso il suo viso candido e perlaceo.
Il suo petto era contro il mio, o quasi, facendo aumentare leggermente la velocità del mio cuore.
Non mi permisi di soffermarmi sul bellissimo viso e suoi occhi ipnotizzanti, così abbassai lo sguardo verso la sua maglia nera coperta solo da una giacca di pelle del medesimo colore.
«Pensavo fossi qualcun altro.» Risposi schiarendomi la voce, il suo sguardo attento, prima fisso nei miei occhi, si abbassò alla mia bocca, facendomi deglutire.
«Chi hai visto?» Cercai di ribattere per non raccontargli la verità ma fui interrotta dalla sua voce ammonitrice.
«Non mi piacciono i bugiardi.» Questa constatazione suonava più come una minaccia, così, sentendomi vulnerabile, raccontai la verità.
«Il ragazzo con il cappuccio, era alla partita, l'ho seguito sperando di sapere chi fosse,» presi un respiro profondo prima di riprendere il dialogo. «ma poi sei arrivato tu, rovinando tutto.» Una risata uscì dalle sue labbra rosee, ma non era una risata rassicurante, era una risata amara e priva di umorismo, quasi gelida.
«Se sei qui per prenderti gioco di me, potevi anche risparmiarti di venire.» Lo spinsi senza riuscire a spostarlo di una spanna.
«Devi ringraziarmi, a questo punto, se non fossi venuto, saresti inerme con un buco in testa.» Sbottò facendo trapelare il suo caratteraccio mentre premeva l'indice sulla mia fronte.
Il telefono squarciò il silenzio interrompendo la nostra conversazione; entrambi dirigemmo lo sguardo alla mia tasca e poi tornammo a guardarci.
«Rispondi.» Ordinò, vedendomi riluttante affondò le dita affusolate dentro alla mia tasca, facendomi sobbalzare, per poi accettare la chiamata.
«Pronto?» Tartagliai sentendomi sotto pressione, lo sguardo freddo ed impenetrabile di Harry non aiutava.
«Non sei poi così tanto audace se devi sempre portarti dietro il tuo cagnolino.» Harry ringhiò all'udire quelle parole cercando successivamente di rubarmi il telefono.
«È irascibile a quanto vedo.» Ridacchiò gelandomi il sangue nelle vene. Spalancai gli occhi quando realizzai ciò che aveva detto.
È irascibile a quanto vedo.
Lui ci sta osservando.
Riattaccai la telefonata e iniziai a guardarmi intorno freneticamente sperando di scoprire quale fosse il suo nascondiglio.
«È qui, quel maledetto è qui.» Urlai sull'orlo della disperazione, gli occhi erano lucidi di lacrime miste a paura, la gola, cercando di non piangere, mi bruciava impedendomi di respirare normalmente.
Non voglio che Harry mi veda piangere, non di nuovo.
«Cosa vuoi da me?» Continuai facendomi scappare un singhiozzo ma sempre cercando di mascherare il panico.
Una vibrazione nella mia mano mi indicò l'imminente arrivo di un messaggio, lo aprii sotto lo sguardo del riccio che, per protezione, si avvicinò al mio piccolo corpo infreddolito.
Te, voglio te.
«Gwen ti abbiamo, uh, scusate.» Beth arrivò dal sentiero del boschetto, in prossimità dell'entrata.
Con il fiatone fu raggiunta da Jackson e Edward, ancora con la divisa usata durante la partita.
«Cosa ci fai nel bosco, con lui?» Jackson sputò con rabbia enfatizzando con disgusto il pronome lui.
Mi domandai il motivo dell'odio che provano reciprocamente uno nei confronti dell'altro.
«Non devo darti spiegazioni, Moore.» Il riccio rispose a tono con il suo solito modo sgarbato e maleducato.
«Non mi sembra di aver chiesto la tua opinione.» Lo punzecchiò rivolgendomi un'occhiata fugace.
«Jackson non fare il bambino.» Intervenni bloccando sul nascere un possibile battibecco fra i due, non mi sembrava il momento opportuno, avrebbero potuto risolvere le loro divergenze più tardi.
«Perché sei scappata via Gwen?» Chiese Beth avvicinandosi al mio corpo scosso a causa dell'episodio di pochi secondi fa e dal repentino abbassamento della temperatura.
«L'ho visto Beth, era alla partita, mi fissava.» Le spiegai con agitazione escludendo completamente i ragazzi dalla conversazione, i quali mi guardavano con espressione interrogativa cercando di capire la situazione.
***
Ormai erano arrivate le undici e starsene nel bel mezzo del bosco con un sociopatico in circolazione non era decisamente la scelta più arguta da compiere, così, nonostante le numerose lamentele e opposizioni da parte di mio fratello e di Ed, li convinsi ad andare a parlare in un posto più affollato e sicuro, un semplice bar.
Jackson, in separata sede, cercò di persuadermi a non far venire Harry con noi, ma siccome era quello che ne sapeva di più di tutti e sembrava assomigliare al mio angelo custode, lo obbligai ad adottare un atteggiamento educato, o comunque di provarci, almeno per me.
Percorremmo in completo silenzio la strada e, non appena giungemmo al locale, ci inoltrammo dentro e ci appartammo in un tavolino isolato, all'oscuro da occhi indiscreti.
«Voglio sapere tutto.» Esordì Jackson iniziando la conversazione che sapevo mi avrebbe cambiato la vita.
A|N
Buon pomeriggio a tutti quanti, ecco a voi il nuovo capitolo, cosa ne pensate? Secondo voi perchè Harry riesce sempre a trovarla? C'entra con il famoso stalker come suppone Bethany?
Domanda capitolo: Quanti anni avete? Io 18.
Ora vi lascio che devo andare a studiare per l'interrogazione di Filosofia, buon proseguimento.
Commentate e votate in tanti, mi farebbe davvero piacere, a voi non costa nulla, bacioni xx.
all the love, Carolina.

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Emerald Eyes
Fanfiction"Molti di noi sono angeli caduti, ma alcuni sono nati all'inferno." Pronunciò la sua voce profonda, un piccolo ghigno comparse sulle sue labbra; e io sapevo che lui proveniva dall'inferno. #1 in mistero/thriller on 23.12.2016 #4 in fanfiction on 18...