Chapter 64

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Piccole gocce di sudore umettavano la fronte corrucciata per la paura, le mani premute contro le mie orecchie speranzosa che il rumore sordo provocato dalla pistola smettesse di rimbombare, formando un eco, nella mia testa pulsante per lo stato di shock in cui mi trovavo in quel preciso momento. Non osai alzare lo sguardo verso il suo viso, consapevole della sua espressione compiaciuta e vittoriosa, ma mi limitai a fissare con finto interesse la punta leggermente sgualcita dei suoi stivaletti di pelle. 

Appoggiai le mani al muro alle mie spalle e, facendo pressione sui palmi sudati, mi alzai lentamente senza lasciare che il mio sguardo terrorizzato si posasse nel suo imperturbabile e adirato. Un groppo in gola mi impediva, anche se ne avessi avuta intenzione, di parlare, il cuore continuava a pulsarmi rapidamente nel petto, mentre un lieve tremolio aveva preso il controllo delle mie mani. Sapevo che, da un momento all'altro, sarei scoppiata nuovamente a piangere, probabilmente il solo suono della sua voce roca ne avrebbe causato l'inizio. Sentivo i suoi occhi fissi su di me ma neanche lui osava proferire parola.

Che si fosse reso conto di quanto mi avesse terrorizzata? Supposi di no, solo per il semplice fatto che sapevo cosa avesse intenzione di farmi, ed io come una stupida continuavo a stargli vicino. Mi ripromisi di andare alla polizia per denunciare chi fosse, ma soprattutto per cosa avesse intenzione di farmi. Mi avvicinai all'ingresso dove Harry aveva lasciato diligentemente le mie scarpe e il mio cappotto nero, me ne sarei andata e non avrei mai più sentito parlare di lui, non sarei mai più potuta perdermi nei suoi occhi smeraldo che assomigliavano a due grosse lanterne verdi pronte a fulminarti non appena avessi compiuto qualcosa di sbagliato, non avrei più ammirato il suo ghigno diabolico giocare sulle sue labbra carnose e così baciabili, non avrei più potuto sentire le sue mani su di me, le sue dita affusolate adornate con anelli che impensabilmente avrei mai creduto di trovare così sexy solo ed esclusivamente su di lui. Avrei dato una svolta a tutto questo, l'avrei fatto, per me, e finalmente l'avrei allontanato dalla mia vita.

Ma come diavolo potevo anche solo pensare che io potessi significare qualcosa per lui dopo quel fatidico bacio che mi aveva rubato ma che tanto avevo desiderato? Diamine, mi aveva puntato una pistola in mezzo alla fronte!

Alzai lo sguardo ed incontrai il suo e fu allora che riuscii a rispondermi con il cuore pulsante in mano, che aveva improvvisamente aumentato la velocità dei suoi battiti vitali. Mi stavo innamorando del mio carnefice e stavo perdendo il controllo di me stessa, solo ed esclusivamente per lui; sentii un groppo crescermi in gola per quanto potessi sentirmi stupida ed inutile, ma non potei fare a meno di sentirmi viva quando scoprii che ancora prima che i miei occhi stanchi si posassero nei suoi, lui stava aspettando questo contatto invisibile. Il suo sguardo si abbassò al mio collo ed assunse un'espressione somigliante al rimorso, quasi vicina al senso di colpa, ma essa venne spazzata via così velocemente che pensai di essermela immaginata; portai una mano dove i suoi occhi stavano puntando e sobbalzai leggermente a causa del lieve dolore che tale azione mi procurò, supposi avessi dei piccoli lividi per la sua presa e che tale evidenza l'avesse turbato.

«Gwen.» Sussurrò sottovoce, appoggiò la pistola al tavolo prima di osservarsi, quasi incredulo, la mano affusolata, e fece un passo nella mia direzione, indietreggiai spaventata di quello che avesse ora intenzione di farmi e afferrai il giaccone che indossai repentinamente volendo allontanarmi il più possibile da questa casa. 

«Gwendalyn.» Smise di avvicinarsi intuendo che in questo modo avrebbe solo velocizzato la mia uscita di scena, il suo tono era diventato più rigido ed autoritario, trasmettendomi una scarica di brividi lungo la spina dorsale.

Improvvisamente il portone della grossa villa silenziosa venne spalancato, causando un forte boato; tre uomini, uno incutente più paura dell'altro, completamente vestiti di nero. Un atteggiamento scostante ma da superiore aleggiava sul volto di quello che identificai come il capo della piccola banda, il suo sguardo sprezzante vagava lungo tutto il mio copro mezzo scoperto, non si disturbò neanche di nascondere la malizia lampeggiante nei suoi occhi colmi di brutte intenzioni. Sentii le ginocchia tremarmi incapaci di sostenere più il mio peso, mi accorsi di non aver ascoltato nulla della conversazione tra Harry e l'uomo a me sconosciuto poichè troppo impaurita e concentrata sulla figura che imponentemente mi sovrastava, fui risvegliata bruscamente dal mio trance quando grosse mani callose mi afferrarono per le braccia trascinandomi fuori dalla villa.

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