Sorseggiavo lentamente la bevanda biancastra scaldata con il microonde contenuta nella mia tazza color corallo, il colore adatto a me, o meglio era ciò che aveva canzonato il signor Moore una volta regalatami la bellissima ceramica; era adornata da piccoli fiorellini bianchi, sparpagliati lungo il manico e la superficie fredda.
La lite furiosa intavolata da papà e Jackson rimbombava nella villa spaziosa, facendo ammutolire persino il cinguettio degli uccellini. Non stetti ad ascoltare il motivo della discussione, non avendo intenzione di considerare il ragazzo o qualsiasi cosa lo riguardasse, per me era kaput, non esisteva più e seppure trovassi la cosa a dir poco difficile, siccome dovevamo convivere nella medesima casa, mi ripromisi che non sarebbe stato un impedimento.
«Tesoro,» una mano delicata con le dita affusolate e coperte da qualche anello si posò sulla mia testa spettinata e mi accarezzò dolcemente i capelli. «sicura di voler andare a scuola? Puoi sempre prenderti un altro giorno di pausa.» Negai con la testa sorridendole teneramente cercando di trasmetterle l'affetto che provavo nei suoi confronti, lei in risposa annuii senza smettere di sorridermi, poi mi diede una pacca sulla spalla come saluto e, dopo avermi schioccato un bacio rumoroso sulla guancia pallida, uscì di casa per recarsi al lavoro.
Salii lentamente al piano superiore, non avendo la prima ora di lezione poichè il professore era a seguire un corso di aggiornamento, per poi infilare dei vestiti comodi e recuperare lo zaino contenente il materiale, compreso il completo di ginnastica pulito e stirato dalla mamma; battei Jackson sul tempo e riuscii ad uscire dalla villa in mattoni prima di lui, guadagnandomi uno sguardo curioso e al contempo incredulo, sentii i suoi occhi traforarmi la nuca, fino a quando non svoltai alla fine della via.
Solo dopo qualche metro mi resi conto di quanta paura avessi, temevo che Peter mi stesse seguendo, conoscendo perfettamente le coordinate della mia abitazione, e l'idea che qualcuno mi stesse seguendo mi terrorizzava; ogni singolo rumore mi provocava un attacco di cuore, persino quello delle macchine che scorrevano velocemente lungo la strada.
Cominciai ad indietreggiare mentre il fiato mi si mozzò in gola quando sentii un rumore di passi proprio alle mie spalle, mi girai di colpo andando a sbattere contro una povera signora anziana a cui feci cadere sul marciapiede un busta della spesa, mi scusai ripetutamente e le raccolsi il contenuto, questa mi sorrise e proseguì per la sua strada, dopo avermi tranquillizzata.
Mi asciugai le fronte ormai umettata di piccole gocce di sudore e mi presi la testa tra le mani sperando che l'atroce dolore si alleviasse, iniziai a correre con tutte le forze che avevo in corpo verso la villa di mattoni, attraversai la strada e voltai alla prima a destra, dove, poco più avanti, era situata la mia casa, quando una macchina inchiodò per non investirmi.
Mi appoggiai contro il cofano spaventata e aspettai scioccata che il conducente uscisse dalla portiera nera fiammante. «Mi dispiace io,» presi a balbettare ma mi interruppi bruscamente quando notai a chi appartenesse il veicolo. «Jackson.»
«Cosa cazzo ti salta in mente?» Sbottò afferrandomi per l'avambraccio, attirandomi a lui e facendomi sbattere contro il suo petto. Che modi.
«Mi dispiace, non ti avevo visto.» Risposi con stizza strappandogli il braccio dalla presa ferrea, mi fulminò con lo sguardo per poi riavvicinarsi alla sua portiera.
«Perchè diavolo stavi tornando a casa?» Domandò come se gli importasse realmente, d'altronde io per lui non ero altro che una stupida mocciosa senza tette.
«Non è un tuo problema.» Il mio modo era sgarbato, ma solo la sua presenza mi faceva ribollire il sangue nelle vene; e pensa che solo qualche settimana fa ti eri trovata a pomiciare con lui, nel suo letto, mi ammonì la mia mente, scacciai il pensiero mentre una scarica di brividi mi percorse la schiena soltanto al pensiero assurdo.
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Emerald Eyes
Fanfiction"Molti di noi sono angeli caduti, ma alcuni sono nati all'inferno." Pronunciò la sua voce profonda, un piccolo ghigno comparse sulle sue labbra; e io sapevo che lui proveniva dall'inferno. #1 in mistero/thriller on 23.12.2016 #4 in fanfiction on 18...