Chapter 36

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Mi alzai ancora leggermente intontita a causa dell'effetto dell'alcool, mi infilai velocemente la camicetta e mi avviai verso la finestra della stanza di Jackson.

La testa aveva smesso di vorticare per lasciare spazio ad un lieve ma intenso mal di testa, scostai la tenda per osservare la volante che si faceva spazio tra le file di macchine per raggiungere la sua destinazione: casa nostra.

I signori Moore si arrabbieranno di brutto, pensai scuotendo la testa.

Fortunatamente la sbronza era quasi passata ma comunque mi sentivo ancora rallentata e leggermente inibita; quando feci per chiudere la tenda notai un'ombra fissarmi dall'altro lato della strada, assottigliai gli occhi per riuscire a vedere meglio di chi si trattasse.

Un ghigno perfido gli contornava il viso e questo piccolo dettaglio mi permise di indentificare chi fosse.

Mi salutò con la mano per poi indicare il suo telefono, come per auto denunciarsi colpevole di aver avvisato la polizia del festino a casa nostra.

L'illusione di poter vivere normalmente questi mesi scolastici si frantumò nell'istante in cui le sue labbra si tesero formando quel solito sorriso macabro e da psicopatico.

Mi allontanai dalla finestra cominciando ad avviarmi verso la porta principale, dove c'era già mio fratello intento a parlare con un poliziotto.

«Le dico che non c'è nessun traffico di droga, le ripeto.» Mio fratello lo guardava con aria scocciata, il poliziotto, che avrà avuto solo pochi anni in più di lui, lo osservava cercando di notare un possibile segno che tradisse ciò che stava dicendo.

Rimasi in disparte non volendo peggiorare la situazione non essendo del tutto lucida.

«Allora non ti dispiacerà lasciarmi dare un'occhiata.» Jackson alzò le spalle per poi lasciargli la via libera verso l'ingresso di casa nostra, tutti i ragazzi erano ammutoliti ai lati della stanza mentre la musica continuò a risuonare finchè il secondo poliziotto, più vecchio del primo, non incitò un ragazzo con un gesto secco della mano a far cessare le note che rimbombavano nella stanza.

Passò un'ora quando ebbero finito la perlustrazione senza, ovviamente, trovare strane piantagioni di droga o spacciatori infiltrati in casa nostra.

Uscirono di casa mantenendo comunque sempre la testa alta senza però riuscire a nascondere un'espressione sconfitta.

«Ci si vede in giro Jackson.» Il più giovane lo salutò ma non riuscii a decifrare se il loro rapporto fosse di amicizia o di rivalità, così mi promisi di chiederglielo una volta che gli altri se ne fossero andati.

***

Finalmente quando la casa fu completamente vuota mi feci una doccia per cercare di scacciare via quella sensazione di assopimento che invadeva tutto il mio corpo.

Infilai il pigiama e sprofondai tra le braccia di Morfeo più velocemente di quanto abbia potuto ricordare l'indomani mattina.

Non appena credetti di aver chiuso occhi un suono assordante mi trascinò via dal mondo dei sogni riportandomi a quello della realtà.

Un forte mal di testa mi perforava il cranio mentre la nausea mescolava il mio stomaco come se stessi facendo un giro sulle montagne russe.

Inizialmente faticai a ricordarmi tutto quello che era accaduto alla festa, ma poi, come un forte ceffone ricevuto in pieno viso, mi tornò la memoria, e così tutti i ricordi di quello che io e Jackson stavamo per consumare.

Un forte senso di vergogna mi colorì il viso e il collo di rosso e pensai mentalmente di star battendo la testa contro il muro dipinto della mia stanza.

Questa storia dove finire.

Scesi al piano inferiore sperando di non incontrare mio fratello, o comunque di poterlo posticipare; grossi nuvoloni neri coprivano il cielo mattutino scurendo la città quasi il sole non fosse ancora sorto.

Oggi era Giovedì e questo significava che per cena Lucinda avrebbe preparato il polpettone di tonno con le patate, piatto che le riusciva decisamente bene, d'altronde come ogni altro.

Mi versai il latte nella tazza per poi afferrare il sacchetto di Corn-Flakes riposto ordinatamente nella mensola destinata alla colazione.

Adoravo come ogni singola cosa in questa casa avesse il suo preciso posto, la premura e l'attenzione che la signora Moore poneva in ogni azione, anche se minima e banale.

Teneva davvero tanto alla sua famiglia.

Il telefono nella tasca dei miei pantaloni mi scosse dai miei pensieri e senza indugi aprii il messaggio di Beth, recitante:

Devo raccontarti un po' di cose,

ti passo a prendere fra cinque minuti.

Beth, xx.

Sorrisi mentalmente perché già a conoscenza di cosa dovesse raccontarmi ed esultai silenziosamente non dovendo farmi tutto il tragitto in macchina con mio fratello.

Quando Beth suonò il clacson scrissi un veloce e schiatto biglietto in cui spiegavo a Jackson di essere già andata a scuola con Bethany, lo riposi sul tavolo e mi precipitai fuori dalla porta trovando la mia amica che mi aspettava con un sorriso a trentadue denti e una luce accecante negli occhi.

«Allora con Ed?» Alzai le sopracciglia senza lasciarle il tempo di salutarmi e di tergiversare, questa sorrise sotto i baffi conoscendo il mio caratterino e cominciò a spigarmi quello che era successo due giorni fa a scuola.

«Mi ha accompagnata in ogni aula per tutto il giorno, capisci? Poi,» si voltò un secondo verso di me rischiando quasi di investire un gatto rosso. «ieri mi ha chiesto se avevo da fare questa sera e ovviamente ho risposto di no, spero tu non ti incazzi per questo ma,» cominciò a parlare a raffica così le misi una mano sulla bocca mentre lei continuava a guardare la strada.

«Prima di tutto respira,» rimossi lentamente la mano dalla sua bocca, si passò velocemente la lingua sulle labbra per umidificarle essendo secche a causa della pressione esercitata dal mio palmo. «seconda cosa, no! Al diavolo il nostro film, può aspettare.»

Il ragazzo che piaceva alla mia migliore amica le aveva chiesto di uscire, chi ero io per frappormi?

E comunque avevo come il brutto presentimento che una volta arrivata a casa avrei dovuto intrattenere una conversazione di cui avrei fatto volentieri a meno.

Mi sorrise allegramente e continuò il suo racconto fino a quando non arrivammo al parcheggio scolastico; mi ripromisi che non appena avessi avuto il coraggio avrei raccontato anche io a Beth ciò che era successo alla festa.

A|N

buonasera ragazzi, scusate il ritardo ma non riuscivo a trovare il tempo e soprattutto non avendo il wi-fi non riuscivo più a caricare.

Dovrebbe essere un capitolo di passaggio siccome il precedente era ricco di sorprese, vi piace lo stesso?

Come pensate che Jackson possa reagire? 

Domanda capitolo: Come vanno le vacanze? Le mie bene però ora ho cominciato ad andare a Milano per un corso in preparazione all'esame di medicina.

Avete qualche news? Informatemii.

Ora vi lascio, buona serate babes, xx.

all the love, Carolina.

Emerald EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora