Chapter 37

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Un colpo secco contro all'armadietto di fianco mi fece sussultare mentre riponevo i libri nel mio, mi girai e notai Harry intento a discutere animatamente con Aiden, quest'ultimo però non stava avendo la meglio.

Non avevo voglia di dividerli né tantomeno di cercare di fermarmi quando però il mio nome pronunciato a bassa voce mi fece allungare le antenne e cambiare idea.

Mi avvicinai cercando di non dare troppo nell'occhio, per sentire meglio e capire cosa c'entrassi mai nei loro discorsi e soprattutto cosa avesse fatto scattare l'ira dei due ragazzi.

-Prova a toccarla di nuovo che ti spacco il muso.

Aiden sputò queste parole con cattiveria e rabbia, se gli sguardi avessero potuto uccidere il riccio ora sarebbe già bello che morto.

Harry contorse il viso in un'espressione cinica e malevola, quasi a sfidare maggiormente il giovane davanti a lui.

Ormai un gruppo di studenti si era accerchiato intorno ai due fenomeni, che ancora presi nel loro litigio non si erano accorti che persino degli insegnanti erano usciti dalle proprie classi per vedere cosa stesse succedendo.

-Cosa sta succedendo qui?

Un professore di biologia si fece largo tra la folla spintonando fino a che non ebbe la visuale libera sulla piccola rissa, più verbale che fisica, intrapresa dai due studenti.

-Nulla di che professore, non si preoccupi.

Harry staccò le mani dal colletto di Aiden rivolgendo la sguardo diritto nei miei occhio, consapevole che fossi a fissarli già da un po', appena mi vide suoi occhi ebbero un sussulto, quasi come se fosse sollevato nel vedermi.

La campanella suonò nel corridoio così tutta la folla cominciò a dissolversi, così mi girai per andarmene verso la mia classe quando qualcuno mi afferrò per il braccio.

-Cos'era quello?

Mi girai trovandoci Beth fissarmi con occhi spalancati, quasi con la bava alla bocca, ma non capii se fosse per lo stupore o il nervoso.

Alzai le spalle facendole capire che ne sapevo quanto lei, mi guardò per qualche secondo per poi salutarmi e andare dalla parte opposta di dove dovessimo andare per la prossima lezione.

Ma oggi cos'hanno tutti?

Scossi la testa esasperata e mi diressi verso la classe di Latino, pregando di non aver preso un'insufficienza nella verifica della settimana scorsa.

Salii le scale cantando un motivetto che avevo sentito alla radio questa mattina mentre facevo colazione, avevo la testa sgombra e libera da qualsiasi pensiero negativo che potesse ottenebrarmi la giornata.

-Gwen!

Mi girai e trovai Dylan salutarmi con il palmo della mano libero in aria, gli sorrisi e mi avvicinai per sentire cosa avesse da dirmi.

-Stasera, stavo pensando,- si schiarì la voce. -ti andrebbe di andare a mangiare il sushi? Ti ricordi che te l'avevo promesso quando eravamo in orfanotrofio?

Il mio sorriso si allargò immediatamente quando mi riportò indietro nel tempo, a quella mattinata di Natale, dove eravamo intenti a giocare a nascondino in giardino, in mezzo alla bianca neve e alle lucine luminose.

-Affare fatto.

Mi sorrisi, non ero quasi più abituata ad un Dylan affettuoso e allegro, così mi beai di questo momento e sperai con tutto il cuore che la mattinata di oggi passasse il più velocemente possibile.

***

Le ore passarono tanto velocemente che rischiai di arrivare in ritardo a due lezione, senza neanche farlo apposta.

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