«Principessa, è tornato il tuo papino.»
Mi afferrò per l'avambraccio tirandomi verso il suo viso, mi salutò con un bacio rude sulle labbra.
Cercai di divincolarmi ma la sua presa era forte, così mi abbandonai al suo volere.
Cominciò a spogliarmi partendo dalla maglietta per poi slacciarmi il reggiseno rosso, le lacrime cominciarono ad accumularsi negli angoli dei miei occhi, consapevole dell'ennesima violenza che avrei dovuto subire.
Improvvisamente qualcuno spalancò la porta, il riccio si fiondò su Peter allontanandolo dal mio corpo tremante.«Harry..» Lo chiamai tra i singhiozzi, era venuto a salvarmi.
Mi svegliai sudata di soprassalto, feci vagare per tutta la stanza lo sguardo, ma non c'era traccia del riccio, deglutii rumorosamente con un grosso vuoto nello stomaco.
Sentii la voce di Peter avvicinarsi pericolosamente alla stanza, il cuore prese a battere più velocemente rimbombandomi nelle orecchie.«Buongiorno principessa, qualcuno vuole vederti.» Mi afferrarono due omoni, tra cui il pelato a cui avevo rotto il naso, supposi a causa della fasciatura al naso.
Mi calarono addosso un sacchetto nero impedendomi per l'ennesima volta di vedere, scalciai cercando di liberarmi.«So camminare da sola!» Strillai, poco dopo mi tolsero il cappuccio per poi spingermi in avanti, facendomi cadere inevitabilmente sulle ginocchia, ai piedi di un uomo.
Appariva solenne e autoritario, ma altrettanto affascinante.
Mi porse la mano aiutandomi ad alzarmi, ma la rifiutai, non volendo la sua compassione, d'altronde mi trovavo in quella merda per colpa sua.
Feci leva sulle mie ginocchia, con fatica a causa dei dolori, e mi sollevai.
Mi torreggiava notevolmente e mi scrutava con divertimento.«Hai gli stessi occhi di tua madre, Margot.» Alle sue parole una rabbia furibonda mi montò in corpo facendomi perdere ogni briciolo di razionalità.
«Non osare pronunciare il suo nome!» Gli balzai addosso, ma non riuscii ad afferrarlo poiché i suoi scagnozzi mi catturarono prima che potessi mettergli le mani addosso.
In risposta lui scoppiò a ridere di gusto, divertito dalla mia reazione.«Ma il caratteraccio l'hai decisamente preso da quel bastardo di tuo padre.» Gli sputai in faccia alle sue parole, facendogli perdere le staffe.
«Ho come la sensazione che ci creerai più problemi di quanto pensassi, si?» Mi afferrò la mandibola sollevandomi il mento per guardarmi meglio con i suoi occhi furbi.
«Cosa vuoi da me?» Ringhiai pur sapendo di non essere nella posizione per poterlo sfidare.
«Tesoro, ma da te, proprio nulla,» scoppiò a ridere cominciando a girarmi intorno non appena i suoi uomini mi lasciarono, sembrava stesse marcando il territorio intorno alla sua preda, «tu sei solo una merce di scambio, con i tuoi genitori,» si fermò un secondo per poi correggersi. «i tuoi veri genitori.»
Sgranai gli occhi non credendo a quello che stesse dicendo.
«Hai sbagliato persona razza di idiota, i miei genitori sono morti.» Scoppiai a ridere adirandolo per ciò che gli avevo detto.«Osa chiamarmi razza di idiota una seconda volta e ti farò soffrire così tanto che le pene dell'inferno, in confronto, sono una cazzata.» Deglutii notando che la sua minaccia risultasse più vera di quanto pensassi, così ammutolii.
«La verità fa male, piccola Gwen?» Mi chiese riferendosi alla notizia dei miei genitori.
Perché mi avevano abbandonata?
Perché farmi credere che fossero morti?
Non mi volevano?Sentii le lacrime accumularsi negli angoli degli occhi ma mi costrinsi a ricacciarle indietro per non sembrare debole e fragile.
«Quindi ti servo viva.» Risi ironicamente, odiavo quel suo sorriso da psicopatico decerebrato.
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Emerald Eyes
Fanfiction"Molti di noi sono angeli caduti, ma alcuni sono nati all'inferno." Pronunciò la sua voce profonda, un piccolo ghigno comparse sulle sue labbra; e io sapevo che lui proveniva dall'inferno. #1 in mistero/thriller on 23.12.2016 #4 in fanfiction on 18...