Chapter 31

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Lasciai andare tutta l'aria che non mi accorsi di star trattenendo, quattro paia di occhi mi stavano osservando aspettando la mia spiegazione, seppure due di loro fossero già a conoscenza della maggior parte dei fatti, se non di tutti.

Sapevo che dal momento in cui avrei raccontato ogni minima cosa mio fratello mi avrebbe messo sotto chiave, mentre per quanto riguardava gli altri, li avrei immischiati in qualcosa di veramente più grande di noi.

Non sapevo per quale motivo questa persona mi stesse perseguitando e stesse cercando di spaventarmi, ma ero certa che si trattasse di qualcosa di pericoloso.

Guardai fuori dalla finestra come per prendere quel coraggio che in quel momento mi mancava; il vento muoveva vigorosamente i rami degli alberi ormai quasi completamente spogli.

Sobbalzai quando sentii la pressione di una mano sulla coscia, mi voltai velocemente verso la mia destra vedendo chi fosse stato, trovandoci gli occhi di Beth sorridermi con tenerezza, come per darmi forza.

Raccontai ogni minima cosa rivolgendo lo sguardo soltanto a Jackson che, man mano mi inoltravo maggiormente nei dettagli e negli episodi, si coloriva di rosso per la rabbia facendo guizzare il muscolo della sua mascella; fu fortunatamente abbastanza controllato da non interrompermi durante il mio discorso ma esplose definitivamente quando gli raccontai di ciò che successe la sera della festa, quando ricevetti il messaggio dal telefono di Dylan.

A proposito di Dylan, non c'era stasera alla partita? Pensai mentre sorseggiavo la mia Cola per riprendere un secondo fiato.

«Perché non mi hai detto nulla di tutto questo? Eravamo d'accordo che avrei dovuto sapere ogni cosa.» Riuscivo seriamente a vedere tutto l'autocontrollo che il ragazzo stava usando per non tirare un pugno contro il tavolo, la vena sul suo collo era prominente e sembrava che stesse per scoppiare.

«Perché le ho detto di non dire nulla a nessuno, ma come posso notare la sua bella amichetta era già a conoscenza di tutto.» Per la prima volta nell'arco della serata Harry proferì parola cercando di difendermi.

«Io mi sto ancora chiedo per quale motivo questo cazzone sia in questo tavolo.» Bofonchiò acidamente mio fratello senza rivolgergli uno sguardo, come se non lo considerasse nemmeno; stavo per rispondere quando il riccio mi precedette.

«Non pensare che mi faccia piacere stare in questo tavolo con te, ma fino a prova contraria ho salvato il bel culetto di tua sorella, se così posso chiamarla, ben due volte, quindi ti conviene trattarmi con rispetto se non vuoi trovarti con qualche dente in meno in bocca entro la fine della serata, sono stato chiaro?» Per quando Jackson volesse controbattere si impose di non creare altri battibecchi poiché, in fondo, gli doveva almeno un minimo di riconoscenza.

«Almeno c'è un motivo per cui ti stanno perseguitando? Voglio dire,» si intromise Edward, inspirò profondamente cercando le parole più opportune da usare in questo contesto mentre si scompigliava i capelli, quasi nervosamente. «niente di questo genere, viene fatto senza uno scopo o un motivo, ci deve per forza essere qualcosa sotto. E' tutto troppo perfetto, quasi fosse stato un professionista ad elaborare ogni cosa.»
Harry si trovava di fonte a me e riuscii a notare, seppure in mondo impercettibile, quanto fosse diventato teso e si fosse irrigidito improvvisamente, quasi fosse a conoscenza di qualcosa. Non seppi se me lo fossi immaginata o meno, poiché come al suo solito aveva assunto la sua solita espressione fredda ed indecifrabile, ma giurai di aver notato un cambiamento nei suoi occhi giada.

«Ecco cosa dovevo dirti,» disse improvvisamente Beth dandosi un colpo sulla fronte come per rimproverarsi da sola. «ho sentito il mio amico, ricordi, Jason? Bhe ecco mi ha dato l'indirizzo di dove si trova ora il telefono di Dylan e senti un po', è nelle vicinanze di casa tua.»

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