Chapter 54

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L'orario prestabilito era giunto più in fretta di quanto pensassi, il biglietto di Peter l'avevo gettato nel bidone sperando di sbarazzarmi anche dei pensieri negativi che esso aveva scaturito.
Una notizia aveva finalmente rallegrato la giornata, ovvero il voto della verifica a sorpresa di Matematica, era risultato più che positivo.
Chiesi a Bethany di accompagnarmi al parco, dovendo passarci per andare ad allenamento, avevo paura di aggirarmi da sola per le strade della cittadina, soprattutto perché Peter non sembrava intenzionato a demordere.
Avrei voluto che la polizia avesse agito nel medesimo modo per arrestarli.

«Quindi,» mi rivolse un'occhiata fugace prima
di continuare la conversazione. «sei intenzionata a dire tutto a Dylan?» Annuii non volendo dilungarmi troppo in questa conversazione, sapendo esattamente dove la giovane sarebbe andata a parare.
Non ti puoi fidare, avrebbe concluso.
Apprezzai comunque che non perseguì con le domande.
Mi lasciò proprio all'ingresso del parco per poi allontanarsi fino a sparire dalla mia visuale.

«Dove te ne vai tutta sola?» Sobbalzai sul posto quando un respiro caldo si infranse sulla mia nuca e di conseguenza sul collo, una scia di brividi percorse i miei arti provocandomi la pelle d'oca, nonostante fossi coperta da un maglioncino.
Sarà il freddo, mi ricordai.

«Mi stai seguendo per caso?» Mi girai sollevando un sopracciglio obbligandomi ad alzare il viso per poterlo guardare negli occhi, essendo troppo, e sottolineo troppo, vicino.

Da qualche giorno le emozioni che mi esplodevano ogniqualvolta Harry fosse nelle vicinanze erano nettamente aumentate, non che prima non si fossero mai presentate, ma sembravano agire senza pudore, facendomi arrossire ad ogni sua parola o ogni suo piccolo gesto innocuo.
«E se così fosse?» Schioccò la lingua con fare arrogante lasciando che un piccolo ghigno si facesse largo sulle sue labbra rosee e piene.
Appoggiò delicatamente una mano alla base della mia schiena, senza però toccare il bacino, attirandomi ancora più vicino al suo corpo.
Avrei tanto desiderato che la sua mano si fosse appoggiata più in basso.

A tale pensiero arrossii voracemente mentre un calore quasi doloroso si espanse nel mio bassoventre.
Mi resi conto di desiderarlo, non sono fisicamente, ma anche mentalmente, e ciò non poteva far altro che portare a brutte, se non bruttissime conclusioni.
Non potevo invaghirmi di lui, Harry non era altro che un dannato, un demonio, il male, era l'oscurità.
Ma dio solo sa quanto in questo momento avrei amato il peccato.

«Gwendy cara, ho notato un certo volto familiare seduto su panchina vicino al laghetto delle papere,» continuò scostandomi i capelli dal collo, fece scorrere lentamente e sensualmente un dito lungo la giugulare soffermandosi dove sapeva avrei avuto una reazione più che positiva al suo tocco. «non vorrei mai che qualcosa di sconsiderato uscisse dalla tua bella boccuccia, qualcosa di pericoloso, intesi?»
Pensava avessi una bella boccuccia?
Mugolai cercando di articolare una frase sensata ma l'intento fallì miseramente, cosa che lo divertì alquanto.

«Per cui, ora lo liquidi raccontandogli quello che ho raccontato io a tua mamma, in modo tale che nulla possa ritorcersi contro di noi, farai la brava bambina vero?» Annuii sommessamente guardando la sua bocca e bramandola più di quanto avrei dovuto fare.
Si avvicinò al mio orecchio sussurrando un ottimo lavoro, piccola, ti aspetto al bar difronte, per poi allontanarsi lentamente senza aver prima lasciato che uno sbuffo caldo si infrangesse contro la mia pelle.

Quando mi allontanai per recarmi da Dylan mi resi conto di come il giovane mi avesse manipolata e di quanto potessi essere apparsa come una gatta morta, mi vergognai di me stessa e mi chiesi che diavolo mi stesse succedendo.

***
Feci capolinea dentro al bar indicatomi da riccio, era avvolto da una nuvola di fumo e le facce di coloro seduti ai tavoli intenti a bere degli alcolici, non sembravano intimare buone intenzioni.

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