Prologo

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Ben arrivati in Norvegia.

In aeroporto l'aria è riscaldata, infatti non sento particolarmente freddo.

"Piccola copriti che fuori si gela.
Noi lo sappiamo, tu diventerai di ghiaccio"
Mi avverte intendo a mettere il cappotto alla sorella.

Seguo il suo consiglio, ho portato il cappotto più pesante che avevo.
Convinta che non fosse abbastanza, mi sono messa una felpa di lana.

"Tieni, mettiti anche questa, non voglio che ti prendi il raffreddore"
Mi passa una delle sue sciarpe.

Una volta che siamo tutti imbacuccati come degli uomini delle nevi, usciamo.

Non appena ho messo piede fuori dal edificio, la punta del naso e le labbra, hanno un forte impatto col freddo pungente e penetrante della Norvegia.

Avevano ragione, fa veramente tanto, troppo freddo.
Mi tremano le mani.

Nicolas parla con un signore in Norvegese.
Qualche secondo dopo si ferma davanti a noi una macchina.

Quando li vedo salire, faccio lo stesso anch'io.
Ci siamo seduti tutti nei posti dietro, è come un taxi.
Abbraccio il mio uomo, posso considerare questa gita come una nostra vacanza.

Dell'aria calda rende più confortevole l'abitacolo, più vivibile anche.

"Piccola per caso hai freddo?"
Sorride sornione, prendendomi in giro.

Anche perché loro non tremano, come se fossero ancora in Sicilia.

Beati loro che ci sono già abituati.

"No"
Non gli darò questa soddisfazione, rispondo fredda.

Lo sento ridacchiare.
"Allora perché ti tremano i denti?"
Commenta.

Non lo sopporto, me lo fa apposta.
Perché se lo vuole sentire dire.

"Eddai Nicolas, lasciala in pace.
Non vedi che ti sopporta!"
Grazie Ingrid, l'unica che mi comprende e con un po' di buon senso.

"Allora, adesso noi staremo a casa di nonna.
Ci riposiamo e poi andiamo dai miei"
Ritorna serio.
Mi comunica i suoi piani e l'ordine delle cose di oggi.

Sono talmente stanca che spero tanto di fare alcune di queste cose domani.

La prima cosa che voglio fare è chiamare a Riccardo, spero di avere notizie sui miei.
Di mio fratello mi fido, ma non mi fido del mondo intorno a noi, che non perdona e avvolte è troppo crudele.

Ho molta paura, non so cosa pensare, i miei non sono mai stati così.
Tipi da fuggire senza dire niente a nessuno, sono molto precisi.

Prego Gesù affinché possa aver avuto solo un colpo di testa, solo una stupidaggine.

Vedo una casa in legno, con un vialetto, un garage ed un piccolo giardino.
Che carina!

Per quel che conosco della lingua norvegese lo ringrazia e dice di fermarsi qui.

Scendiamo, io tremo di nuovo e forse ancora di più di prima, abituata a quel leggero tepore.

In fretta e furia prendiamo le valigie, Nicolas apre la porta.
La ragazza entra.

Io vengo trattenuta dalle braccia del mio ragazzo.

"Benvenuta a casa piccola"

Ehila!
Che ve ne pare?

A più tardi con il primo capitolo.
Spero vi piaccia.

Un amore impossibile 2. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora