Capitolo 41

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NICOLAS'S POV.

Sono arrabbiato con lei, ma vederla vestita in quel modo, mi ha fatto completamente cambiare idea.

Ho pensato.

Quant'è bella!

Ero ammaliato da lei, poi è arrivata la gelosia.

Dove va vestita così?

Già vedevo gli occhi di quei bambocci sul suo corpo.
So perfettamente che sa badare a se stessa, ma non mi dimentico neanche che ce l'ha a morte con me ora.

Farà di tutto per farmela pagare, forse lo sta facendo adesso.

Ora ricordo, mia sorella aveva accennato della presenza del cugino di Finn.
No, no, io le faccio fuori a tutte e due.

Mi faranno uscire di testa.
I ragazzini di oggi sono fissati con i loro "nuovi giocattoli".

Giulia potrà anche odiarmi, man non permetterò a nessun bambino di prenderla in giro.

Neanche il tempo di pensare a qualcosa, sono già in macchina con le mani strette al volante e le nocche bianche.

Respiro in modo pesante, per la mia rabbia.

GIULIA'S POV.

"È molto bello qui"
Mi guardo in torno e si vede perfettamente che qui non siamo in Italia.

Qui è tutto perfetto, curato e pulito.

Però tremo come una foglia.
Questa mia reazione lo fa ridere.

Io qui congelo, ma loro in Sicilia squagliano.

Ognuno ha la propria croce.

"Tieni, non ti basta neanche il tuo giubbotto"
Dolcemente mi sistema sopra le spalle il suo di giubbotto.

Nero.

"Grazie"
Fa spallucce.

Lui è a maniche corte, da folli!

"Hai un ragazzo?"
Sbotta poco dopo.

"Si"
Anche se ora, non sono se lui la pensi ancora così.

"Giulia, vai in macchina"
So a chi appartiene questa voce, ma non voglio girarmi.
Lo odio, mi ha fatto troppo male.

"No, sono con Ingrid"
Rispondo, senza girarmi.

Jonas, mi guarda incredulo.
Passa lo sguardo da me a Nicolas.

"Giulia, sali in macchina.
Mi ha chiamato Riccardo"
Ordina, ma alle ultime parole non resisto.

Mi giro, saluto Jonas e vado con lui.

"Allora cosa ti ha detto?"
Domando subito euforica ed ansiosa.

"Non mi ha chiamato era una balla"
Risponde, il mio mondo crolla.

Pensavo finalmente che i miei problemi si fossero dissolti.
Invece era una stupidissima balla!

"Sei uno stupido!
Ti odio!"

Colpisco con forza il suo braccio, con le lacrime agli occhi.

Lo odio!

"Sei solo un bambino!"
Continuo ad urlare contro di lui.

Mi ha dimostrato questo, era geloso oppure infuriato.

E come un bambino si è andato a riprendere il giocattolo.
Ma io non lo sono.

Un amore impossibile 2. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora