Capitolo 5

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INGRID'S POV.

Prendo un bel respiro profondo.
Sarebbe stato troppo imbarazzante parlare con loro davanti, menomale che Giulia mi capisce.

Titubante viene verso di me e mi saluta con un bacio sulla guancia ed un abbraccio.
Rimango fredda e distaccata, infatti non ricambio l'abbraccio intralciato dalla pancia.

Senza dirmi niente accarezza la pancia gonfia.
Infondo è il padre, mi sono abituata a quando mi chiedevano se potevano toccare.

Distolgo lo sguardo, come a volerlo lasciare da solo con Hans o Jørgen.
Non riuscirei a sopportare quella visione, ho paura di caderci dentro come una pera cotta.

"Come stai?"
Domanda nella mia lingua madre, mi è mancato parlare in norvegese.

"Bene"
Non mi piace rimanere in piedi, tra l'altro non mi fa neanche tanto bene.
Tiro una sedia e preceduta da Finn mi tiene la mano come per aiutarmi.

Effettivamente sono una mongolfiera, anche la dottoressa ti ha detto di avere due o tre kili in più del dovuto.
La mia autostima riesce sempre a tirarmi su di morale.

"Sicura?
L'altra volta non sembrava"
Prende anche lui una sieda e si mette davanti a me.
Sembra notevolmente preoccupato.

Ma io voglio sottolineare il 'sembra' perché qualche mese fa non si è preoccupato, eppure ha semplicemente lasciato me solo perché incinta di un bambino che non era sicuro di tenere.

Ora potrebbe non interessarmi la sua esistenza, quando per me è stato l'uomo più importante della mia vita e pensavo che magari potevamo, con sudore e stringendo i denti, iniziare una nuova vita, una famiglia tutta nostra, ha mandato tutto all'aria a causa dei suoi genitori anche un po' dei miei, però non si è preoccupato più di tanto a farmi soffrire.

"Qualche fitta, capita spesso.
Nulla di serio, in confronto ai primi mesi"
Voglio fargli venire dei sensi di colpa così grandi da farlo toccare il pavimento con le ginocchia.
Fino a fargli provare solo un briciolo di quello che ho passato io, e infine dirgli un 'no' quanto una casa.

Il più grande rimpianto della sua vita.

"Era peggio l'inizio?"
Dice sbalordito.
Come a darmi coraggio mi stringe la mano.

La scanso.
Finn ci rimane malissimo, ma non obbietta.

Ci mancava!
Due ceffoni in faccia non glieli toglieva nessuno.

"Si, ho avuto anche minacce d'aborto"
Mi vergogno così tanto, colpa mia e della mia debolezza.

"Mi... mi dispiace tanto"
Sembra morto alla notizia.
Qui occhi si spalancano, la pelle diventa quasi violacea.

"È stata colpa mia che non ero abbastanza forte.
Avevo creduto troppo in qualcosa di possibile, ma soprattutto in qualcuno"
Lo guardo fisso negli occhi, in caso non l'avesse capito.

Abbassa la testa ed io godo nel vederlo in difficoltà, in imbarazzo, dopo tanto tempo ho la mia rivincita.

"Io sono qui per rimediare, ho trovato un lavoro e se mi dai un po' di tempo riuscirei a trovare casa per noi tre"
Sorride convinto di avere la vittoria in pugno.

Quanto sta sbagliando, troppo pallone gonfiato per i miei gusti.

"No.
Io non vado da nessuna parte con te"
Rimangi distaccata, anche alzare il tono di voce o prendermela con lui sarebbe una dimostrazione di un sentimento e Finn non si merita neanche questo.

"Ti sto chiedendo di dare una famiglia a mio figlio e di dare una seconda occasione a noi due"
Cerca di mantenere calmo, con lo stesso tono continua.

Ah adesso sarebbe tuo figlio?!

"Ti concedo di dire nostro figlio, ma fino a qualche giorno fa, tu non c'eri, è sempre stato mio figlio, me ne sono sempre occupata io di lui ed ora lo chiami figlio tuo?!
Non né hai alcun diritto Finn, io non ho alcuna voglia di riprendere la nostra storia"

"Anche se penso a te, penso a quanto ero felice, immagino a cosa potevamo diventare.
Io, te, il bambino.
Ma tutto questo mi fa male, ritorna in mente quando mi dicesti di non poter sopportare una responsabilità così grande, a quanto ho creduto in te, pensavo alla tua reazione non so, elettrizzato, spaventato ma pronto a tutto per noi.
Invece ti sei mostrato impaurito, un figlio di papà, viziato ed irresponsabile"
Sono una stupita, piango.
Queste parole fanno più male a me che a lui.

Sono cambia molto da allora.
Io volevo mostrarmi forte, sicura e stronza.
Alla prima parola cedo, però non ho mia detto a nessuno queste cose, uni sfogo personale con la persona giusta.

Mi alzo e mi giro, voglio che se ne vada, non voglio che mi veda.

"Sono stato un coglione lo so, ma ti prego dammi una possibilità.
Quando te ne sei andata ero confuso, non riuscivo a pensare a niente ero perso.
Provavo a frequentare altre ragazze, uscire con amici, ma non avevo voglia di fare niente.
Col passare del tempo mi rendevo conto che volevo te, volevo il bambino.
Ti prego dammi una possibilità"
Non voglio cadere in trappola.

Non me lo posso permettere.
Incrocia i nostri sguardi, entrambi lesionati e deboli per il nostro passato.
Prende il mio viso tra le mani, quando fa sfiorare le nostre labbra giro il viso, non sono ancora sicura ho bisogno di certezze che non ho.

Mi da un lungo bacio sulla guancia.

"Mi sei mancata adesso sistemeremo tutto"
Un'altra promessa.
E non so che farmene.

Spero vi piaccia!
Un capitolo molto lungo, mi sono fatta perdonare per il mancato aggiornamento?

Più tardi forse ne farò un altro.

Un amore impossibile 2. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora