Capitolo 7

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La porta principale viene chiusa, mandando via Finn.

"Allora?"
Mi siedo per terra a gambe incrociate, accanto alla fonte di calore della stanza.
Domando curiosa alla sorella del mio ragazzo.
Cautamente si siede di fronte a me.

"Niente di che.
Vuole ricominciare, dice di avere un lavoro e se voglio posso andare a vivere insieme a lui, si è pentito in poche parole"
Gioca con le maniche della maglia.

"E tu?"
Io e Nicolas ci scambiamo uno sguardo che parla da solo.
Speriamo che non soffra ancora.

A me personalmente non piacciono o tira e molla, neanche mi convincono tanto dal punto di vista sentimentale, ma ognuno ha la propria storia, il proprio amore e la gestisce come vuole.
Io personalmente non lo farei, per me è come illudere una persona.

"Ho detto no, per andare a vivere insieme.
Per quanto riguarda la nostra relazione, non so proprio che pensare"
Lo dice dispiaciuta.

Neanche io so che pensare, però non mi ci butterei a braccia aperte.

"Io non sono esperta, però devi ragionarci in questo caso.
Se fosse un'altra persona ti direi segui il tuo cuore, ma già una volta ti ha fatto stare male.
Posso immaginare la difficoltà, perché comunque avete un bambino in comune, ma fallo anche per lui.
Non farlo soffrire, credimi non c'è nulla di peggio per un figlio.
Vedere la propria mamma triste è orribile"
Stringo la mia mano alla sua.

Nicolas per la prima volta lo vedo freddo e serio come un vero militare.
Con quello sguardo pungente che ti giudica.

In silenzio, come è rimasto per tutto il tempo se ne va in cucina.

"È arrabbiato"
Dice la ragazza.
Gli lacrimano gli occhi.

"Piccola no!
Lui vuole solo vederti felice"
La abbraccio.

"Ho paura di essere una delusione anche per lui"
Singhiozza.

Stupida!

"Sbagli!
Sei una sorella fantastica!
Una ragazza intelligente e forte.
Inoltre stai per dargli il nipotino più bello del mondo.
Cosa vuoi di più?
Un lucano?"
Ride finalmente.

È una vecchia battuta, ma funziona sempre.

"Va bene"
Alcune ciocche di capelli biondi le coprono il viso, le sposto.

Ha un colorito orribile.
"Vai a risposare"
Le consiglio sperando di non dar a vedere la mia preoccupazione.

Già è bianca di suo, però non l'ho mai vista di colore verdognolo.

"Si, ho la nausea"
Ci alziamo.

Forse deve andare in bagno, che faccio?!
Ansia!

"Ti porto in bagno?"
Quasi grido, non mi sono mai trovata in una situazione del genere, non so che fare.

"No ti ringrazio, lo capisco quando devo"
Sorride debolmente.

Annuisco senza obbiettare.
Una volta in camera la aiuto come se fossi la sua babysitter, le rimbocco le coperte e chiudo la porta.

Ora quello sbruffone di suo fratello mi sente.
Anche io voglio proteggere Ingrid, ma non così.

Entro in camera sua, vuota.
Me ne frego ed entro in bagno, per fortuna vuoto.
Controllo in tutta la casa, niente.

Prendo il giubbotto vado fuori.
All'entrata non c'è ombra di Nicolas.

"Appena ti trovo ti prendo a schiaffi!
Sto congelando per colpa tua"
Borbotto, con le mani sotto le ascelle.
Insulto mentalmente il giubbotto.

'È il più pesante che ho'
Ricordo le parole della commessa, lo vedo dal tremare delle mie gambe.

"Pazzo!"
Gli grido contro.
È a maniche corte, quando si è cambiato?

Si gira verso di me.
"Perché?"
Chiede.

"Forse non mi stai vedendo, io sono con maglione di lana, canottiera intima a maniche corte, giubbotto e tremo come se fossi nuda.
Tu invece sei a maniche corte.
Un'ultima cosa... quando ti sei cambiato?"

"Prima"
Risponde secco.

Ingrid non si sbagliava.
"Nicolas ascolta, so quello che pensi.
Però se devi dire qualcosa a tua sorella, non fare così.
La fai solo preoccupare"
Dico cauta, so quanto può essere nervoso.

Il ricordo delle sue urla tramite chiamata sono molto chiare, è stato orribile.

"Giulia non ho voglia di litigare.
Torna dentro"
Sbuffa.
Ordina.

"Non mi dire cosa fare, ma se ci tieni così tanto a restare solo accomodati pure!"
Ribatto.

Mi fa solo un favore, scema io che pensavo di fargli piacere.
Sono andata in ipotermia per niente.
La prossima volta mi faccio i fatti miei.

Entro in casa, poso il giubbotto all'entrata.

Nel corridoio sento dei colpi di tosse, ma neanche è strano.
Vado in bagno.

"Ingrid"
Sussurro e senza perdere tempo le tiro su i capelli.

"Adesso ti preparo l'acqua bollita"
Vedo la sua testa muoversi quando le passa il conato di vomito.

Con la mano bagnata le sciacquo il viso, ora ha ripreso colorito.

"Ti aiuto ad andare in camera?"
Agita la testa, si vede che sta meglio.

Rimane pur sempre debole.

"Allora io vado e torno"

Oi!
Spero vi piaccia!

Un amore impossibile 2. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora