Capitolo 44

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Sono sotto shock, non parlo più.

È stato un brutto colpo per me, come posso non essermene accorta.
Ma c'era tutto, le foto, i filmini, il ciuccio, i peluche.

Come può essere?
Perché?

Non me ne do pace.
Resto chiusa in camera, tengo la porta chiusa.

Non ho bisogno dei loro sguardi tristi e delle loro solite parole commoventi per tirarmi su di morale.

Ora tutto quello che riuscirebbe a farmi stare bene, sono solo delle spiegazioni.

"Tesoro, Jørgen sente molto la tua mancanza.
Perché non giochi con lui?"
Ingrid quando è tornata a casa era pronta ad urlare contro al fratello.

Nicolas le ha subito detto tutto ed ha posato su di me uno sguardo perso e triste.
Ha posato il bambino nel passeggino, e mi ha stretta a se.

In ogni modo possibile ed immaginabile, i due fratelli provano a farmi uscire e sorridere.
Ma nulla, penso troppo a questa enorme bugia.

A come ho vissuto in una bugia per tutti questi anni.

"Meglio se ci gioca Nicolas, sarei solo d'intralcio"
Dico neanche guardandola, ho le gambe piegate, unite dalle braccia al mio petto.

Prova a parlare, ma richiude la bocca.

Resto di nuovo sola, ma meglio così.
Sento il bisogno di dover parlare con mio fratello, ma non ce la faccio.
Ha anche provato a parlarmi tramite chiamate e messaggi.

Anche Fede ci ha provato, ma nulla!

Sono proprio zero, in tutto, sono realmente morta, dentro ad un corpo vivo.

"Scricciolo, ti ho portato il pranzo"
Il mio ragazzo entra in camera .

Viene verso di me, bacia la mia guancia.

"Grazie, ma non ho fame"
Lo allontano, continuano a rimanere ferma e distaccata.
Ho la testa altrove.

Quelle tre parole riescono a mandarmi in confusione, a mettermi anche paura.

'Sei stata adottata'

Riccardo crede che lo stesso sia per lui.
Anche se, i "miei genitori", fossero andati là per dei documenti, non cambia il fatto che se ne siano proprio scappati.

Qualcosa continua a non quadrare.

"Piccola, io non so cosa si prova posso capire che stai male.
Ma facendo così non concludi nulla"
Si siede accanto a me, con il piatto di pasta in mano.

"Dai, mangia"
Avvicina la forchetta con delle penne alla mia bocca, giro il viso.

Mi fa piacere tutta questa attenzione, ma basta.
Non può farmi da lezione morale.

Lo ha detto anche lui non sa cosa si prova.

"Giulia non farmi arrabbiare!"
Ringhia, voglio solo rimanere da sola.
Devo pensare a cosa fare.

Mangio, tutto questo è umiliante.
Imboccata da un ragazzo di diciannove anni, quasi venti.

Fra quattro giorni è il suo compleanno.
Dovrei pensare a qualcosa.

Ci mancava solo questo.

Spero vi piaccia!

Un amore impossibile 2. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora