Capitolo 33

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"Ingrid, respira.
Ricordi gli esercizi?
Bene forza"
Mi siedo accanto a lei e la aiuto con la respirazione.

Non ci posso credere il piccolo Jørgen sta per nascere.

Vedo che Ingrid sente le contrazioni sempre più forti, nonostante stia facendo tutto bene, ho paura che quando arriviamo in ospedale sia tardi.

Scoop!
Parto in macchina.

Fantastico.

"Nicolas cazzo!
Premi quel cavolo di acceleratore"
Urlo agitata, mentre prima ero quella più calma.

"E che faccio uccido tutti?!
Piccola ti prego almeno tu mantieni la calma, per la prima volta in vita mia sto sudando come un cammello!"

Ingrid qualche minuto fa ha iniziato ad urlare dal dolore, causato da delle contrazioni.
Eravamo già pronti per andare in ospedale.
Nicolas non l'aveva mai vista in quello stato, anche lei diceva che le fitte erano più forti delle altre.

Stava piegata in due dal dolore.
Di colpo smette ed alza la testa, pallida e sconvolta.

Io ero con lei Nicolas stava preparando il borsone.

Mi guardava paurosa.
Tremava e  portava lo sguardo a terra, io seguivo il  suo movimento​.

Era bagnato.
Le si erano rotte le acque.

Aveva iniziato ad urlare di nuovo ed io con lei.
Io dicevo a Nicolas di darsi una mossa.

Ed eccomi qua, in macchina a fare da infermiera.

Continua a fare quegli esercizi, basilari, la respirazione e la calma anche se è difficile.

In poco tempo arriviamo in ospedale, un'infermiera la porta via seduta su una sedia a rotelle.
Ora arriva la parte che mi piace di più, quando si incazzano col padre del bambino.

Finn sarebbe arrivato tra qualche minuto, l'unico maschio è Nicolas.
Impaurito va con lei, mi chiede aiuto, tramite lo sguardo ed io gli faccio l'occhiolino.
Inutile dire che mi ha mandato a quel paese.

Resto seduta, nella sala, entra in scena Finn col fiatone.

Mi vede e si avvicina.
Indico la porta, entra in fretta e furia nella sala parto.

In quel preciso istante esce Nicolas con un camice verde, inizia a levarsi la mascherina, il completo ed anche quelle specie di scarpe sempre di quel tessuto particolare.

"Come va?"
Domando quando si sdracacca sulla sedia alquanto scomoda.
Riprende fiato.

"Uno, me la paghi.
Due, non hanno nemmeno iniziato, dicono che manca poco, ma ecco non... non è abbastanza.
Non so se mi sono spiegato"
Balbetta.

Perché per gli uomini è così imbarazzante?

"Si, tranquillo.
Be pensa a lei.
Dicono che praticamente è come far uscire un melone da un limone"
Non ricordo chi ha detto questo, ma è un genio.

"Ma perché tutto questo dolore"
Ha sentito veramente dolore?
Questa frase fa più effetto di quanto pensassi.

"Adesso dobbiamo aspettare"
Sussurro, sconbussolata ed ansiosa per Ingrid.

"Chiamerai i nonni?"
Dico con la guancia sulla sua spalla e la sua testa sopra la mia.

"No, non lo meritano.
Ti ricordo che volevano farla abortire"
Risponde con odio.

Rabbrividisco alla parola abortire, come possono dei nonni, o delle persone ad abortire?
O consigliare ad una persona di uccidere suo figlio.

Mi viene da piangere al solo pensiero.

Saltiamo in aria quando un pianto, di una creatura minuscola si espande per tutta la sala.

Spero vi piaccia!

Un amore impossibile 2. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora