Candeline, decorazioni, torta ed ospiti: tutto ciò che ricorda un compleanno. Peccato che il mio diciottesimo non sia proprio così. I miei piani per il giorno di oggi? Lavorare, pagare le bollette e studiare senza un particolare ordine, proprio come sono i documenti della cartella clinica di mia madre.
Carmen Rhodes, mia madre, soffre di Leucemia Mieloide Acuta, un tipo di cancro che la sta divorando lentamente. Mi ricordo ancora il momento in cui la preside mi chiamò nell'ufficio per informarmi che mia madre era stata ricoverata. Mi accompagnò fino al pronto soccorso e rimase lì, accanto a me fino a notte tardi. Era quattro mesi fa.
Quando chiesi come stesse mia madre il medico mi rispose: «Sta bene, per ora.»
Capì subito: l'unica persona importante nella mia vita stava morendo, e io non potevo farci niente.
I dottori, dopo diverse visite e analisi le diedero sei mesi di vita. Io la definirei più sopravvivenza. Il cancro le era stato diagnosticato troppo tardi: l'ultimo stadio.
Da quel giorno mi sono presa cura di mia madre così come lei si era presa cura di me quando avevo la febbre alta.
Dalle sue chemioterapie alla faccende di casa, sto cercando di diventare la figlia responsabile. Cerco di dimostrarmi forte, cerco di convincerla che se mi lascerà, potrò prendermi cura di me stessa. Voglio che non si preoccupi di cosa mi succederà dopo di lei o meglio senza di lei. Potrò cavarmela. Mi mancherà, ovvio, ma risuscirò a sopravvivere. Devo farlo. Non mi ha partorita con tante difficoltà per farsì che io sia una perdente di fronte alla vita e morte. Devo lottare per me e per lei.
«Emma, amore, farai tardi». Sebbene sia in questo stato tra morte e vita, non smette mai di essere la mamma che ricordavo prima del cancro. Il cancro l'ha distrutta ma non l'ha cambiata. É sempre lei: la donna più forte che conosca.
«Sì, mamma. Vado».
La guardo per un'ultima volta in quegli occhi spenti ormai stanchi di lottare. Ogni volta che metto il piede fuori di casa ho paura di non ritornare a lei che respira.
Metto tutti i documenti sul mobile, accanto alla porta, prendo le chiavi della macchina e mi dirigo verso la mia autovettura.
Mi ha tenuta molta compagna ultimamente. È l'unico posto dove lascio che le lacrime scivolino dagli zigomi fino alla guance.
Non è facile affrontare la vita ogni giorno. Non so mai se mia madre se la caverà fino a sera. Essere figlia di una madre che sta morendo è la cosa peggiore che ti possa capitare. Vuoi aiutare e lo fai ma sai che il risultato ti porterà alle tenebre, all'oscurità. Quindi, ogni giorno non solo devi essere più forte ma devi anche mettere da parte un po' di coraggio per quando servirà, dopo che tutto questo sarà finito e rimarrò sola.
Mentre guido per le strade di Belling Town noto come sempre Mr. Foster che va verso casa, con il pane fresco in una busta.
Suono il clacson e l'uomo sulla settantina si gira verso di me, lentamente. Lo saluto muovendo energicamente la mia mano e con un sorriso enorme stampato in faccia. Lui fa lo stesso.
Poi proseguo il mio viaggio verso la Belling High School. Parcheggio al solito posto la mia macchina, piccola e grigia. È un modello molto vecchio, mamma me la regalò quando avevo preso la patente e siccome non potevamo permettercene una nuova dovetti accontentarmi di questa.
«Emma, buon compleanno!» Sento la voce di Sindy appena metto per terra i piedi. Mi abbraccia forte quasi mi manca l'ossigeno da quanto mi stringe. «Tanti auguri!» urla attirando l'attenzione di tutti.
Sindy Parker, la mia migliore amica dalle elementari e direi l'unica, è il mio totale opposto ma non è sempre stato così. Da piccole eravamo molto simili: ci vestivamo nello stesso modo, guardavamo gli stessi cartoni animati, mangiavamo lo stesso tipo di panini e giocavamo con le stesse bambole. Poi, le medie e le superiori l'hanno cambiata da una ragazza qualsiasi alla ragazza più desiderata della scuola mentre io sono sempre rimasta la secchiona di turno da avere come vicina di banco per copiare durante le verifiche.
«Grazie, Sindy», guardo intorno. Tutti quanti hanno gli occhi incollati su di noi. «Guarda, ci stanno scrutando tutti», dico in un tono severo ma basso.
Lei sbuffa e alza gli occhi «Che te ne frega. Cosa ci possono fare se due ragazze carine e sexy stanno cose lontane da loro?» Si avvicina di più e mi sussurra all'orecchio, «Sbavare».
Scoppio in una risata sonora. «Ti adoro».
«Lo so», ammette agitando le anche.
Qualcuno fischia dietro di noi. La testa rossa di Jonathan spunta dalle spalle di Sindy.
«Il tuo uomo è qui! Quindi io me ne vado». Prendo la mia cartella e proseguo verso l'entrata dopo aver dato un'occhiataccia al fidanzato della mia migliore amica.
Jonathan non è proprio la persona che mi ero immaginata per lei ma finchè lei è felice posso sopportarlo.
Mancano ancora un paio di minuti prima che inizino le lezioni quindi vado verso gli armadietti e prendo i libri che mi servono per la giornata.
«Hai sentito, il nuovo insegnante di Letteratura è giovane e sexy». Sento Clara mentre attraversa il corridoio.
La maggior parte delle ragazze in questa scuola si eccita ogni volta che c'è uni insegnate giovane con cui possano flirtare.
Ciao a tutti! Grazie per aver letto questo capitolo e aver deciso di dare una possibilità al mio libro! Vi prometto che non vi deluderò!
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Shelter
Literatura FemininaEmma, 18 anni, studentessa modello al Belling High School, affronta con coraggio la vita ogni giorno. La madre ammalata di cancro, il lavoro di notte e l'ambiziosa borsa di studio per Standford University non le permettono distrazione. I suoi gior...