Capitolo 50

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Emma


Apro la porta, immaginandomi qualcuno seduto sul divano che viene sgridato pesantemente da Cody ma vedo solo lui che fa avanti e indietro nel salotto. È al telefono. Appena entro nella sua visione, smette di parlare e mi guarda sorpreso.

Lo saluto con il cenno della mano, come una bambina e lui risponde sorridendo.

«Ci sentiamo dopo.» Senza attendere la risposta, spegne il cellulare ed espira, stanco. Si passa la mano nei capelli perfettamente disordinati, fa un respiro profondo e finalmente mi guarda nascondendo la preoccupazione con un sorriso.

«Non me lo dirai, vero?» Continua a fissarmi sconfitto tra la voglia di esprimere sé stesso e la forza di non farlo. Elimino le distanze tra noi due e gli prendo il volto tra le mani. «Io aspetterò finché non vorrai condividere i tuoi problemi con me.»

Annuisce e mi abbraccia. «Grazie.»

«Per cosa?»

«Per tutto.»

Non capisco per cosa mi ringrazia perché io non ho fatto niente per cui ringraziarmi, anzi, io dovrei ringraziare lui per tutto ciò che ha fatto per me, dalla prima volta che l'ho visto a adesso. La prima volta. Sorrido al ricordo di quel giorno. «Secondo me tu sei il mio regalo di compleanno.»

Ride e mi stringe forte a sé. «Perché ci siamo incontrati il giorno del tuo compleanno?»

«Esatto.»

«E tu sei il mio regalo di benvenuto in questa città.»

«Veramente?»

«Veramente.» Si allontana da me per vedermi, con le braccia legate dietro la mia schiena. «Tu, Emma Rhodes, sei l'unica certezza che ho avuto dopo anni.»

Vorrei chiedergli di più. Vorrei sapere di più su di lui ma combatto il desiderio perché saprò tutto quando lui sarà pronto a dirmelo. D'altronde ci conosciamo da poco e forse lui non si sente così presente nella nostra relazione come lo sono io. Forse lui ha bisogno di più tempo e io sono pronta a concederglielo.

«Cody, promettimi una cosa,» lui fa cenno di continuare, «Mi parlerai di te, un giorno?»

Lui rimane in silenzio, lasciandomi piena di dubbi. Forse non si fida abbastanza di me ma come posso convincerlo a farlo.

«Devo sbrigare un paio di faccende.» Si gira sui tacchi e va verso quello che credo sia il suo studio, lasciandomi sola nel suo salotto a cercare di capire cosa ho fatto di sbagliato.

E se non mi vuole più?

Sento il panico impossessarsi del mio corpo.

«No, Emma. Non pensarci,» parlo da sola, nel silenzio della casa. Penso fin troppo, dovrei impegnare la mente da qualche altra parte. Quindi, prendo il cellulare e scrivo un'email alla Preside, spiegandole della causa della mia assenza: lutto in famiglia o meglio perdita della famiglia.

Chissà se l'uomo che mi ha dato origine ha mai cercato di conoscere sua figlia anche se nei miei diciotto anni non l'ho mai visto e la mamma mi ha detto poco o nulla su di lui.

Cody

«Jay, spiegami tutto da zero perché quello che mi stai dicendo è da pazzi.»

Lo sento sospirare dall'altra parte del cellulare. «Allora, ho fatto la ricerca che mi avevi chiesto sul padre di Emma. Quando ho cercato Carmen Rhodes nei registri dello stato lei appare come sposata e Rhodes in realtà è il cognome del padre, Batley Rhodes.»

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