Capitolo 16

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Fino a quattro mesi fa pensavo che la morte fosse come un fulmine, veloce. Veniva e andava senza che qualcuno si potesse accorgere. Era indolore, anzi portava via i dolori. Pensavo che la morte arrivava silenziosa.

Fino a qualche mese fa, credevo che la vita fosse abbastanza gentile da concederci tutto il tempo che volevamo. Credevo che la morte arrivava solo quando il nostro cuore era stanco di affrontare il mondo ogni giorno.

Ero sciocca, ingenua.

Non avevo ancora vissuto per davvero perché la vita non è rose e fiori. La vita è anche spine e rami secchi ma io non lo sapevo. Vivevo in un sogno, in una bolla.

Ma poi tutto d'un tratto sono stata costretta ad aprire gli occhi e a rendermi conto che la morte è agonia e lentezza. È come un mostro che cresce piano piano e ad ogni secondo che passa ti tortura. La sua tortura preferita: l'attesa. L'attesa di quell'attimo in cui tutto finirà.

Così anche mia madre, stesa sul letto di questo ospedale freddo, attende che la tortura finisca. Il suo corpo giace senza vita sulle lenzuola bianca così come la sua pelle.

Mi avvinino, un passo alla volta e ammiro la pace che traspare dal suo volto mentre i suoi occhi sono chiusi. Mia madre è la donna più bella al mondo anche quando sta sul letto della morte.

Mi siedo sullo sgabello vicino al letto e le stringo dolcemente la mano. È fredda, ghiacciata.

«Emma,» sussurra.

«Mamma, sono qui.»

Apre gli occhi e mi sorride. Come fa ad essere così forte?

«Come stai?»

«Da urlo,» scherza anche se non ne ha le energia.

Non vuole mostrarsi debole. Vuole lasciarmi l'immagine della donna più forte al mondo fino alla fine.

Le accarezzo la guancia. «Mamma, ti è concesso essere debole, ogni tanto.»

Le sue labbra si incurvano in un sorriso caldo. Uno di quei sorrisi che ho visto così tante volte sulla suo volto che non pensavo potessi avere paura che non ci sarebbe più stato nella mia vita. Ma adesso, temo che ogni suo gesto sia l'ultimo.

«Amore, sappi che io ci sarò sempre per te.»

Una lacrima mi scivola dagli occhi per le guance, solcando il mio animo. Annuisco. «Lo so.»

«Non voglio respirare l'ultima volta in questo posto.» Fa un respiro profondo. «Portami a casa.» Richiude gli occhi quasi non abbia più le energie per continuare.

«Sì, mamma. Qualsiasi cosa per te.» Sussurro mentre le bacio la mano.

Devo essere più coraggiosa. Non voglio che l'ultima cosa che veda prima di chiudere gli occhi per sempre sia una figlia fragile.

Vuole andare a casa ma con tutte queste attrezzature attaccate al suo corpo non so come faremo. La bacio delicatamente sulla fronte mentre prometto a me stessa che realizzerò il suo desiderio. Forse l'ultimo.

Lentamente, esco dalla stanza e trovo di fronte a me Emily, seduta, e Cody appoggiato al muro mentre parla con qualcuno al telefono. Appena mi vede, smette di parlare e si avvicina a me. Mi studia per un istante con i suoi occhi intensi.

«Stai bene?» chiede.

Annuisco anche se non so come possa stare bene una ragazza che non ha niente di sicuro nella sua vita tranne il fatto che perderà tra poco sua madre.

Noto Emily che ci guarda un po' meravigliata. «Mamma, vorrebbe ritornare a casa.» La mia voce non nasconde tristezza mentre le riferisco le parole di mia madre e sua migliore amica. Lei abbassa lo sguardo, un po' stanca. Anch'io sospiro mentre sento il coraggio frantumarsi dentro di me.

Metto ordine nella mia testa: prima di tutto devo parlare con i medici se si può portare mia madre a casa, poi devo chiedere in che condizioni si trova e infine devo organizzare il tempo che mi rimane.

«Vado a parlare con i medici.»

«Vengo con te.» Emily si alza subito mentre i suoi occhi sono lacerati dal dolore.

Scuoto la testa e mi avvicino per abbracciarla, forte. Mi sono concentrata così tanto su di me che ho dimenticato che anche lei sta perdendo una persona carissima a lei.

«Voglio che resti con mamma. Mi occuperò io delle formalità qui.»

Lei annuisce e tira su con il naso. Cammina dritta verso la stanza mentre i miei occhi la seguono.

Vorrei poter avere le redini dell'universo in mano. Non si meritano tutta questa sofferenza. Voglio ma non riesco. Non posso fare niente. Solo attendere che mia madre mi venga portata via dal cancro. Vorrei tanto poter trovare una cura. Una maledetta cura che potrebbe ridarmi la vita piena di gioia e di speranza.

Sento una mano sulla mia spalla. So chi è e quasi trascinata dalle mie emozioni lo abbraccio. Voglio lavare via il dolore con le lacrime se mi è possibile. Mi stringo forte a lui e trovo conforto nel suo calore. Stringe le braccia attorno a me e sembra che le mie emozioni abbiano trovato pace.

«Andrà tutto bene,» mi sussurra mentre la sua mano mi accarezza dolcemente i capelli.

Come state?! 

Vi ringrazio molto dell'amore per la storia di Emma e Cody! Se vi è piaciuto questo capitolo potete VOTARE, COMMENTARE E CONDIVIDERE.

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