Cody
«Chi è?» mi chiedi Jay quando rientro nel locale.
«Una ragazza,» rispondo mentre prendo il sandwich dal piatto.
«Quello l'ho capito anch'io, Einstein.» Mi dà un colpetto sella testa.
Lo guardo storto. «Non siamo più bambini che mi dai questi colpetti sulla testa.»
Lui scoppia in una risata. «Allora, chi è quella?» insiste.
Sbuffo. «Perché lo vuoi sapere?» chiedo in tono severo.
Inarca un sopracciglio. «Ho visto come te la mangiavi con gli occhi. Sembra che abbia un certo,» guarda in su per cercare la parola giusta, «Effetto su di te.»
Quasi non soffoco dal pezzo di sandwich che sto masticando. Tossisco e mando giù il cibo con dell'acqua. «Ma che diavolo dici? È una mia studentessa!»
«Oltre ad essere una ragazza che ti piace.» Jay sogghigna.
Rimango a bocca aperta di fronte alle suo parole. È vero che Emma è una ragazza bellissima: quegli occhi di color cioccolato fondente, il modo in cui mette a posto costantemente gli occhiali e il sorriso confortante che mostra leggermente le sue fossette. IL suo viso angelico, la tranquillità con cui crea melodia ad occhi chiusi e i capelli lunghi che le fanno da sipario la rendono deliziosa da guardare ma io non provo niente per lei. Non posso, il mio codice etico da insegnante non me lo permette. Posso esserci per lei come professore o al massimo amico, ma niente di più.
«Se tu non fossi il suo insegnante?» Mi chiede serio mentre sorseggia la sua birra.
«Io sono il suo insegnante e non posso pensare a niente di quello che vuoi che pensi.»
Fa le spallucce. «Come vuoi, amico.»
Passiamo la serata a parlare di calcio e del suo lavoro pieno di azione. Verso mezzanotte, finalmente, ritorno a casa e crollo sul letto.
La mattina seguente, mi alzo al suono della sveglia e mi armo di energia per affrontare la giornata di oggi.
Mentre guido lascio che la radio mi informi delle notizie del giorno. Parcheggio di fronte alla scuola, mentre il posto è invaso da giovani studenti, chi impegnato a copiare i compiti, chi impegnato a studiare, chi impegnato a baciare e chi impegnato a giocare con il proprio cellulare.
Anch'io ero come loro, qualche anno fa e adesso sono dall'altra parte della classe.
«Mr. Bates, come sta?» Mentre sto camminando sento Mrs. Hastings, chiamarmi. Mi fermo e aspetto che mi raggiunga sui suoi tacchi a spillo vertiginosamente alti.
«Bene, grazie. Lei?»
«Bene. Volevo chiederle se ha voglia di guadagnare qualcosa in più.» La guardo per ulteriori spiegazioni. «La scuola ha bisogno di un consulente per l'orientamento all'uscita, per gli studenti dell'ultimo anno. Lei è giovane e ha vissuto solo qualche anno fa l'ultimo anno delle superiori quindi ho pensato chi meglio di lei potrebbe fare questo lavoro. I soci pagano il doppio per le ore che farà. Dovrà solo rimanere a scuola due ore in più ogni giorno.»
Caspita, il doppio del pagamento. Faccio i calcoli mentalmente e al posto di tre mila dollari avrò un salario di circa cinque mila dollari. Sarei stupido se lo rifiutassi.
«Certo,» accetto senza troppi pensieri.
«Perfetto, se vuole può incontrare Mr. Travis in biblioteca,» guarda l'orologio «Anche ora, credo. Lui le darà tutte le informazione siccome si occupa lui di queste attività.»
«Va bene. Grazie, Mrs. Hastings.»
Sorride cordialmente mentre risponde: «Grazie a lei, Mr. Bates.» Lei si ferma al suo ufficio mentre io continuo verso la biblioteca. Quando apro la porta, vedo una figura femminile di schiena, intenta ad appuntare qualcosa mentre parla al telefono.
«No, insiste nel non volere più i medicinali. Dice che la rendono solo debole» mi accorgo dalla voce che è Emma. Rimango allo stipite per non disturbarla e attendo che abbia finito. Sospira mentre annuisce.
«Capisce che vuole passare il tempo rimasto da persona,» si ferma un secondo, «normale.»
«Quanto tempo senza i medicinali?» La sua voce è addolorata.
Non dovrei essere qui. Credo che stia parlando di sua madre. Ha bisogno di privacy. Sto per uscire dalla biblioteca ma i suoi singhiozzi mi fermano subito. «Due settimane.»
Fa un respiro profondo e conclude: «Va bene. Glielo dirò.»
Spegne il cellulare e si prende la testa tra le mani mentre i libri intorno testimoniano le sue lacrime.
Piange, mentre il su respiro si fa più affannoso. Guardo intorno, non c'è nessuno. La piccola biblioteca è libera. Mi avvicino piano e le appoggio la mano sulla spalla. «Emma.»
Lei alza la testa, gli occhi rossi dalle lacrime dietro a quegli occhiali enormi. Si pulisce subito la faccia.
«È meglio se lasci scorrere le lacrime perché finché le tieni dentro, ti distruggono.» Mi siedo.
Guarda di fronte a sé e le lacrime le scendono dagli occhi, silenziose. Non dico niente, la guardo solo. La osservo mentre i suoi occhi esprimono agonia.
«Mi ha detto di non voler prendere più i medicinali,» dice con voce distante mentre i suoi occhi sono persi nel vuoto. «Non vuole respirare dolore nell'ultimo periodo della sua vita. Vuole passare i suoi ultimi attimi senza sentire che sta morendo.» Il cuore mi si spezza per il dolore negli occhi della creatura distrutta, seduta di fronte a me.
«Il medico ha detto che senza le medicine ha al massimo due settimane,» continua, «Io volevo che ci fosse almeno fino a questo Natale,» confessa, la voce rotta dal pianto. La lascio parlare. Ha bisogno di dare voce alle parole che ha trattenuto nel silenzio del suo cuore per così tanto tempo. La osservo, seduta accanto a lei, mentre è immersa nei suoi pensieri, distante.
Dopo alcuni minuti di quiete, si pulisce le lacrime e afferma, decisa: «Non posso essere egoista. Non posso portarle via gli ultimi momenti tranquilli solo perché desidero che rimanga di più con me.» Scuote la testa, quasi stesse lottando contro se stessa.
«Non è da egoisti da parte tua voler passare più tempo con tua madre. Lo sarebbe se tu non lo volessi.» Mi guarda, assente. «Noi vogliamo più tempo per crearci ricordi e se ha poco tempo, devi raccogliere i ricordi dei prossimi due mesi in due settimane.»
La mia mano si muove, d'istino, per pulire la lacrima che scorre lentamente sulla sua guance. «Devi dare il tuo tempo a tua madre finché ne hai.»
Ciao a tutti! Come passano queste giornate fredde? Io mi sono rintanata in casa. Non ci penso proprio ad uscire fuori, al freddo!
Cosa ne pensate di Cody? Secondo voi lui vuole Emma? A me Jay fa impazzire dal ridere a voi?
Che scena volete in particolare tra Cody e Emma?
Inoltre, se vi è piaciuto il capitolo votate, commentate e condividete!
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Shelter
ChickLitEmma, 18 anni, studentessa modello al Belling High School, affronta con coraggio la vita ogni giorno. La madre ammalata di cancro, il lavoro di notte e l'ambiziosa borsa di studio per Standford University non le permettono distrazione. I suoi gior...