Libro 2 - Capitolo 3

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Cody

«Grazie, Mr. Bates, per aver accettato la nostra proposta.»

«Un mese di lezioni di pura letteratura è il sogno di ogni insegnante. Non potevo rifiutare.»

È così. Io sono qui per lavoro e non per altri motivi personali. Se le cose fossero andate come avevo previsto un anno fa, adesso sarei qui come insegnante di Letteratura ma poi è successo quello che è successo.

«Venga le mostro la sua aula.»

Mi alzo dalla sedia e abbottono la giacca. «No non c'è bisogno. Mi dica solo il numero dell'aula.»

Il Direttore della Facoltà di Letteratura sorride. «Aula 41 e sono convinto che i studenti apprezzeranno molto questo cambiamento ne sono sicuro.»

«Spero solo di fargli apprezzare la magia delle parole.»

«Ci riuscirà. Ne sono sicuro.»

«Grazie per la fiducia.»

Gli stringo la mano e mi avvio lentamente verso l'aula assegnata. Devo ammettere, mi è mancato il caldo della California. A New York è tutto così freddo. Anche la vita. È tutto monotono lì ma qui, accadono miracoli ogni giorno, ci sono nuove avventure ogni volta che si imbocca una nuova strada.

Cammino respirando la felicità nell'aria. Mi chiedo dove sia Emma. Forse è ancora in California o forse ha intrapreso una nuova vita. Dopo la mia partenza ho contattato William solo qualche volta all'inizio ma poi ho capito che non potevo ritornare da lei quindi ho cercato di separarmi da lei, in ogni modo possibile ma eccomi ancora qui.

Mentre sto camminando guardando il numero di ogni aula, noto una mappa proprio infondo al corridoio ma i miei passi si scontrano proprio all'incrocio con quelli di qualcun'altro.

«Scusi!»

La voce arriva diritta al mio cuore.

No, non può essere lei. Lei non ha i capelli rossi e corti. No, è solo la mia immaginazione. D'altronde, non sento la sua voce da più di un anno. Non è lei.

"No, lei non è qui."

Procedo verso la piantina dell'università e noto che l'aula dove devo andare è nella direzione opposta. Quindi ritorno sui miei passi e finalmente raggiungo l'aula dove terrò la lezione.

Al mio arrivo, Mr. Truck, l'insegnante di ruolo, mi aspetta per presentarmi ai miei alunni per i prossimi trenta giorni.

«Qui c'è l'elenco degli alunni,» mi consegna il registro, «e questi sono tutti i documenti che devo firmare.»

Controllo bene di cosa si tratti. Non è niente di che, le solite scartoffie. «Bene, grazie.»

Annuisce e s rivolge alla classe. È enorme conterà almeno una centinaia di studenti. «Okay, ragazzi. Questo è Mr. Bates. Il vostro nuovo insegnante di Letteratura Teatrale per questo mese. Mr. Bates è un nome noto in questo campo e il suo lavoro all'università di New York ha contributo in maniera notevole ad approfondire la Letteratura nel Teatro che oggi voi avete l'onore di imparare da lui in persona.

Adesso lascio che Mr. Bates faccia la sua magia.»

«Grazie.»

Appena Mr. Truck esce comincio il mio discorso improvvisato mentre passo in rassegna gli studenti da destra a sinistra.

«Ciao a tutti. Come sapete già mi chiamo Mr. Bates ma il mio nome per intero è Cody Bates e condividerò con voi qualche nozione che ho imparato in questi anni.» I miei occhi ruotano lentamente osservando tutti gli studenti uno per uno e noto con grande piacere che non sono distratti. Vogliono veramente studiare.

«Cominceremo dagli inizi, migliaia di anni fa fino ad arrivare all'ultimo seco...»

Le parole mi vengono a mancare quando i miei occhi si fermano sulla faccia famigliare di Sindy. È lontana ma vedo la rabbia velare il suo volto.

Se Sindy è qui quindi...

I miei occhi si muovo alla sua sinistra.

Dannazione! Non dovrei essere qui!

È impegnata a fare altro. Quasi mi è difficile credere che quella ragazza sia Emma: i capelli corti, rossi, ribelli. Anche da qua posso vedere il su fisico ben scolpito.

Non è più la ragazza fragile che avevo lasciato. Sembra forte. Molto forte.

Mentre continuo il mio discorso prendo il registro e controllo la lista degli alunni ma lei non è segnata. Quindi, non dovrebbe essere qui ma Sindy lo è.

Sorrido. Queste due sono inseparabili. Si fanno coraggio l'una l'altra. Non hanno bisogno di altre persone accanto a loro.

Durante tutta la lezioni gli occhi di Sindy sembrano bruciarmi mentre Emma non alza né anche la testa. Non mi guarda. Forse non si è accorta che sono qui. Mi risulta difficile concentrarmi sapendo che lei è qui, così vicina a me.

No, Cody. Non andare in quella direzione. è per il suo bene.

Quando la campana suona Sindy cattura l'attenzione di Emma che raccoglie tutto, ignorando la mia presenza.

Scende e quasi spontaneamente la chiamo: «Signorina Rhodes.»

Si ferma un secondo, senza espressioni mentre guarda diritto davanti a sé e poi continua di nuovo verso l'uscita.

Non so perché ma la chiamo, come se non abbia più il controllo su di me e la seguo.

«Emma.»

Finalmente si gira.

«Cosa vuoi?!» urla con occhi che non rivelano nessuna emozione. Né anche la rabbia che vorrebbe.

«Cosa vuoi?!» urla di nuovo.

«Volevo solo parlare con te.»

«Io no.»

Si gira e se ne va. Non c'è traccia dell'Emma che conoscevo in lei. Non esiste più quell'innocenza. Nessuna dolcezza nella voce. Ha solo il volto vagamente come la ragazza che si metteva a posto gli occhiali quando era nervosa.

Ma d'altronde dopo quello che hai fatto non puoi aspettarti un comitato di accoglienza.

La visione della ragazza distaccata che ho visto mi spezza un po' il cuore, più di quanto lo sia già.

«Sei un piccolo, lurido bastardo. Come cazzo ti sei permesso di avvicinarti a lei. Non osare più a fare una qualsiasi mossa che ti possa costare cara e sparisci da qui!» Sindy è di fronte a me a minacciarmi. 

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