Capitolo 37

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Non mi ricordo più come erano i suoi occhi e le sue guance e le labbra. No, questo no può accadere. Io non posso scordarmi di mia madre.

Penso e ripenso ma non ricordo più niente. Non riesco a creare un'immagine nella mia mente.

«Non ci riesco,» mormoro mentre Cody è di fronte a me. «Non ci riesco,» ripeto.

«Vieni con me.» I miei occhi si posano sulla sua mano, «Emma, vieni con me.» Sposto gli occhi verso il suo volto dallo zigomo pronunciato e occhi scuri.

Metto la mia mano nella sua, fidandomi di lui, perché ormai è l'unica persona a cui posso dare me stessa senza preoccuparmi. Predo gli occhiali e me li metto poi mi alzo dal letto e lo seguo, guardando le piastrelle bianche del pavimento.

Ci fermiamo di fronte a una scrivania nera con un portatile, una stampante e diversi cavi. Lo guardo confusa e lui mi regala un sorriso confortante. Mi prende il volto tra le sue mani calde mentre i miei occhi trovano tranquillità nei suoi. «Ti prometto che non ti dimenticherai mai di tua madre,» dice scandendo ogni parola.

Annuisco e comincia a lavorare con il suo PC mentre lo osservo meravigliata da come ho potuto avere una persona tanto splendida e incantevole nella mia vita. Non posso immaginare me stessa, adesso, in questo momento senza di lui. Lui è qui accanto a me ad aiutarmi a superare questo momento e se lui non ci fosse stato, cosa avrei fatto?

«Ecco,» sussurra. Abbasso lo sguardo verso ciò che mi sta consegnando e gli occhi mi si annebbiano dalla felicità. Mia madre mi sta sorridendo, con quegli occhi piccoli e neri, le labbra rosse e la testa coperta con una sciarpa: era solo ieri quando Cody scattò questa foto.

Prendo la foto dalle sue mani e accarezzo il volto stanco e delicato di mia madre. «Adesso può riposare dopo tanto tempo di fatica.»

«Sì.»

Forse era giusto che se ne andasse, non ce la faceva più a vivere. Era troppo stanca, ogni respiro le costava anni di energia. «È giusto che se ne sia andata.» Continuo a guardare le sue labbra, piegata in un sorriso sforzato. «Le era difficile vivere e adesso ha trovato la pace.»

Alzo gli occhi e Cody mi sta guardando cautamente, quasi abbia paura che possa frantumarmi ma io ho smesso di essere debole. Lo sapevo che questo giorno sarebbe arrivato e seppure io non lo abbia voluto, mia mamma, forse, lo voleva perché desiderava molto liberarsi dal dolore che attraversava ogni giorno.

«Adesso non prova più dolore ed è felice, credo,» faccio un respiro profondo, «Ha trovato pace.» Asciugo le lacrime che mi rigano le guance e chiudo gli occhi. L'immagine di mia madre che mi sorride si scolpisce nella mia memoria. Riapro gli occhi per trovare quelli di Cody.

«Sono pronta.» Non so per cosa ma sono pronta. Mia madre non mi avrebbe mai voluta vedere distrutta e non lo sarò. Sarò la figlia coraggiosa di Carmen Rhodes che ha deciso di darmi vita anche se poteva non farlo. Non mi ridurrò in frantumi. «Sono pronta.»

Cody annuisce e appena mi abbraccia sento il battito ormai familiare del suo cuore. «Sei la ragazza più forte che abbia mai visto,» ammette mentre mi accarezza i capelli.

«Lo sono perché tu sei qui.»

«Non saprei dove altro stare.» Mi stringe forte a sé.

«Ti amo,» le parole mi escono spontanee ma non me ne pento perché se trovare pace tra le braccia di una persona è amore allora io amo Cody. Lo amo come non ho mai amato niente e nessuno perché quando lui è accanto a me so che tutto andrà bene.

«Anch'io ti amo con tutto me stesso.»

Mi scosto da lui per vederlo in faccia, sta sorridendo proprio come me. Mi bacia la fronte e con gli occhi accarezza ogni centimetro della mia faccia. «Sei tutto ciò che volevo.»

Il cuore smette di battere un secondo per poi riprendere a tutta velocità.

«Devo telefonare Sindy e Emily per domani.» Lui annuisce e anche se non voglio mi allontano da lui.

«Hai fame?» A quelle parole mi accorgo che il mio stomaco mi sta urlando di nutrirlo.

«Credo di sì.»

«Perfetto io vado a cucinare e tu a telefonare.» Lo seguo oltrepassando un corridoio che ci porta direttamente nel suo soggiorno. Mentre lui gira verso sinistra per entrare nella cucina io rimango a bocca aperta di fronte alla vista della città nascosta sotto la luce arancione e rossa del tramonto. È bellissima da fare male al cuore.

«Mamma se solo avessi aspettato un po' avresti potuto vedere questa bellezza,» parlo con me stessa con amarezza nella mia voce.

"No, Emma non andare verso quella strada. Lei sta bene dov'è."

Prendo il cellulare dalla borsa che sta sul tavolino del soggiorno e chiamo Sindy.

«Pronto,» dice con voce rotta.

«Ciao, sono io.»

«Lo so. Come stai?»

Sospiro. «Non so, sto cercando di abituarmi al fatto che mamma non c'è più.» Passo una mano tra i capelli mentre osservo la città calare nel buio.

«Anch'io.» La sento piangere dall'altra parte.

«Sindy, non piangere per favore. Mamma on l'avrebbe voluto.»

Tira su con il naso. «Sì, hai ragione.»

«Senti, per domani non ho nessuno vestito decente me ne presteresti uno tuo?»

«Certo, ne trovo uno e vengo a casa tua.»

Mi affretto subito a rispondere: «No, non sono a casa mia. Sono da Cody.»

Lei rimane in silenzio per qualche secondo. «Capisco. Se mi invii l'indirizzo vengo a dartelo lì.»

«Perfetto, te lo invio subito.»

«Va bene. Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami.»

«Certo, grazie Sindy.»

«Ciao Em.»

«Ciao.»

«Emma, Sindy sa di noi?» La voce di Cody mi prede alla sprovvista facendomi sussultare. 

Ciao a tutti!!!! Come state? 

Emma si è ripresa e domani affronterà il funerale.

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