Capitolo 38

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Mi giro e Cody è fuori dalla cucina con in mano una spatola e indossa un grembiule nero e l'espressione di chi si aspetta una risposta.

«Sì... da sta mattina,» dico pronta ad ogni tipo di reazione ma lui annuisce soltanto e scrolla le spalle. «Mi fido di lei,» aggiungo timidamente mentre gioco con il cellulare in mano.

«Certo è tua amica d'altronde.» Sorride comprensivo.

«Grazie.»

Aggrotta la fronte. «Per cosa?»

«Per avermi capita.»

Non reagisce ma continua con quello sguardo intenso che credo gli permetta di vedere anche nella mia anima. «Vorrei capirti meglio.»

«Lo fai. Tu mi capisci meglio di me stessa,» dico mentre tra di noi c'è ancora una distanza di alcuni metri.

Lui sorride e annuisce. «Io torno a cucinare.» Rientra in cucina e io rimango a fissare la posizione dove era in piedi alcuni secondi prima, contemplando quanto la mia vita si sia modificata in così poco tempo. Una settimana fa non avrei mai immaginato la mia vita in questo momento: a casa della persona che amo e senza madre.

Le lacrime mi spuntano negli occhi ma le ricaccio indietro subito. Non ho voglia di piangere, voglio essere forte proprio come mi avrebbe voluta mia madre.

Cerco il numero di Emily e la chiamo:

«Ciao, Emma. Tutto bene?» dice prontamente.

Annuisco ma poi mi accorgo che non può vedermi. «Sì tutto bene. Tu come stai?»

«Mi sto abituando all'idea che Carmen non c'è più.» Il mio cuore fa male come se sia stato colpito con un martello.

«Non c'è più,» ripeto mentre riprendo a guardare la foto di mia madre che ho in mano. Mi sorride. «Ma lei avrebbe voluto che noi potessimo andare avanti quindi noi andremo avanti.»

«Sì per sta sera ho fatto il pollo al curry vuoi che te lo porti?»

«No, non sono a casa. Era troppo silenziosa quindi sono venuta con Cody a casa sua.»

«Hai fatto bene,» le parole di Emily sono come un sollievo perché per me lei è tanto importante come mia madre e non vorrei mai andare contro la sua opinione.

«Emily, domani la cerimonia dove avverrà?» So che mia madre di sicuro non la vorrebbe in chiesa.

«Accanto al cimitero c'è una sala dove si fa una piccola cerimonia prima di seppellire.»

«Va bene. Sai se hanno il painoforte?»

«Sì, ce l'hanno,» c'è un momento di silenzio e la sento sorridere leggermente, «voleva che tu suonassi al suo funerale.»

«Sì,» non volendo la voce rivela una nota di tristezza. «Mi puoi inviare l'indirizzo e l'ora per domani?»

«Certo.»

«Allora ci vediamo domani. Ciao.»

«Ciao.»

Appena chiudo la chiamata leggo il messaggio di Sindy che mi chiede l'indirizzo di casa. Devo chiederlo a Cody. Entro in cucina e lo vedo alle prese con la teglia del forno con dentro un mischio di verdure e pesce. Alzo lo sguardo e notandomi lì, un'espressione sorpresa gli dipinge la faccia: «Tutto okay?»

«Sì, ho bisogno del tuo indirizzo di casa perché Sindy mi dovrebbe portare il vestito da mettere per domani, sai... al funerale.»

«Certo.» Mi detta il suo indirizzo e appena finito di scriverlo lo invio alla mia amica.

Noto che la sua cucina non è molto grande. C'è il piano di cucia e poi un picco tavolino in mezzo. Il colore dei muri è Beige che si abbina benissimo ai mobili di color marrone legno.

«Hai una bella cucina,» ammetto guardando intorno per poi soffermarmi su di lui, in piedi vicino al forno.

«Mia sorella è quella che si occupa di tutto questo.» Si stringe nelle braccia. Avanzo verso il tavolo e mi siedo su una sedia, seguita da lui che fa lo stesso.

«Parlami di te.»

Annuisce e si appoggia allo schienale. «Allora mi chiamo Cody Bates, ma questo lo sapevi già.» Ridacchio alla sua battuta. «Vengo da New York ma in realtà sono nato a Chicago,» smette di parlare per un po' mentre gioca con le tovaglie sopra il tavolo che ci separa. Non mi guarda. «Sono stato adottato all'età di sette anni da Jules e Catherin Bates. Mi sono trasferito a New York con loro e ho vissuto lì fino a sei mesi fa quando sono venuto qui.» Finalmente mi guarda.

Non sapevo che fosse adottato, in realtà non so niente.

«Cos'è successo alla tua famiglia?»

Sorride, «Sei curiosa eh?» Mi stringo nelle spalle, timidamente. «Mio padre ha sparato a mia madre per poi sparare a sé stesso.»

Mi ci vuole un secondo per capire ciò che mi ha appena detto. L'uomo che è di fronte a me ha perso i genitori all'età di sette anni?

«Mi dispiace,» è l'unica cosa che riesco a dire mentre il mio cuore sembra sprofondare nel dolore.

«Erano persone drogate. Non sapevano mai cosa stavano facendo.» I suoi occhi si velano di tristezza mentre mi racconta di sé.

«Li hai visti...» non riesco a pronunciare le parole dal groppo che mi si forma in gola.

Abbassa lo sguardo e annuisce. «Ho visto entrambi morire.» La sua voce profonda rivela l'agonia che prova nel ricordare tutto.

Ma perché il mondo fà così schifo? Sembra che nessuno possa avere una vita normale. Sembra che tutti quanti dobbiamo pagare qualcosa per vivere u po' di più e il prezzo è sempre troppo alto.

Ciao a tutti!!!! Sappiamo qualcosa in pi su Cody e sembra che Emma  voglia veramente andare avanti ma secondo voi riuscirà?

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