Capitolo 28

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Cody


«Mr. Bates, ci deve dare almeno un mese per trovare un supplente.» Mrs. Hastings mi ripete le regole del contratto al telefono seppure con grande gentilezza.

«Va bene.» Speravo di lasciare questo lavoro così la relazione tra me e Emma non avrebbe avuto ostacoli già all'inizio ma a quanto pare il destino vuole altro. «Ci vediamo a scuola.»

Ho chiamato la preside così presto per poter iniziare la giornata con una nota positiva ma a quanto pare ciò non è possibile.

Sono le sei e mezza. Emma sarà già sveglia quindi le mando un messaggio per chiederle se viene a scuola anche se ne dubito ma la sua risposta mi sorprende: viene e oggi ha una lezione con me.

Sapere che la potrò vedere mi diletta ma allo stesso tempo ho paura che non riuscirò ad ignorarla per un'ora intera. Rispondo al suo messaggio e mi vesto per uscire.

Nella macchina le dolci note delle canzoni di Ed Sheeran mi accolgono e subito penso alla ragazza dagli occhiali giganti. Non ho mai visto una ragazza tanto forte quanto lei. Forse io al suo posto sarei già crollato. In realtà, l'ho fatto, quando anch'io ho perso mia madre e poi mia sorella.

Mia sorella, non so dov'è. Sembra che non esista più. Jay non riesce a trovare niente nei dati dello stato. Non sembra mai essere vissuta. Darei di tutto per sapere come sta. Io lo so che è viva. Me lo sento ma non so dov'è. Sembra abbia fatto perdere le sue tracce. È un'adolescente che non si sa dov'è. Forse ha bisogno di me e io non posso essere lì, con lei.

Parcheggio di fronte a Starbucks ed entro per prendere il mio solito caffè ma appena giro i miei occhi a sinistra vedo Emma, bella come sempre: la chioma castana che incornicia i suoi tratti delicati. Mi guarda stupita mentre io sto sorridendo come un adolescente.

Mi passo la mano tra i capelli, per tirarli indietro e mi incammino verso il tavolo dove è seduta con un'altra ragazza dai capelli biondi e una faccia particolarmente truccata, proprio l'opposto di Emma. Da come mi guarda, scioccata, sono sicuro che mi conosce già e molto probabilmente come l'insegnante di Letteratura nella scuola in cui studia.

«Buongiorno, Mr. Bates,» dice.

Sorrido. «Buongiorno, non mi ricordo di averla vista alle mie lezione.»

«Sì, Sindy non frequenta le tue...» guarda per un secondo Sindy per poi ritornare su di me, un po' agitata e non posso fare altro che sorridere di fronte a questo suo comportamento, «...voglio dire le sue lezioni, Mr. Bates.» Si mette a posto gli occhiali e abbassa lo sguardo. Come può essere tanto tenera? È illegale.

Sindy ci guarda con occhi dilatati, e con un'espressione che si alterna tra il divertito e il curioso.

«Miss Rhodes potrebbe incontrarmi qualche minuto prima dell'inizio della lezione siccome le devo parlare...» mi guarda sorpresa, «a proposito delle lezioni successive.»

Annuisce e subito i miei occhi si posano sulle sue labbra, che sorridono. Il ricordo di noi due, ieri sera, che ci baciamo sotto il cielo limpido di California riaffiora nella mia mente. Devo guardare altrove se non voglio fare pazzie, qualcosa che con Emma non riesco ad evitare.

Metto le mani nelle tasche dei pantaloni e dico: «Bene, adesso vado. Godetevi la vostra colazione.»

«Grazie,» Emma replica con voce sottile mentre mi sorride calorosamente e io non posso fare altro che sorridere a mia volta.

Noto che Sindy continua a scrutarmi quasi mi stia tenendo sotto tiro. Mi mette un po' a disagio. «Arrivederci,» saluto cordialmente la ragazza che non conosco.

«Arrivederci, Mr. Bates.»

Guardo Emma che sembra un po' divertita da come la sua amica mi guardi strano. Scuoto la testa, soffocando un sorriso.

"Ciao," dice solo con il movimento delle labbra.

Le faccio l'occhiolino e osservo che diventa rossa come un peperone.

Le lascio e procedo per ordinare il mio solito caffè. Ringrazio la cameriera e dopo aver lanciato un'occhiata verso Emma, che sembra subirsi la conversazione della sua amica, esco.

Appena arrivo a scuola vado direttamente dalla Preside che è intenta a firmare alcuni documenti.

«Mr. Bates,» dice appena mi nota, «Prego, entri pure.» Mi siedo di fronte a lei. «Ho già una lista di supplenti ma lo sa che tutto ciò richiede tempo. Intanto posso chiederle il motivo di questa decisione?»

«Un'emergenza.»

Annuisce. «Spero di poterla aiutare, trovando un insegnante al più presto.»

«Certo, la ringrazio. Intanto, posso avere la lista dei primi dieci studenti per l'orientamento in uscita?»

«Certo.» Si alza e va a prendere da una delle molte cartelle dalla libreria quella contenete il documento che mi serve. Ne tira fuori un foglio e me lo consegna.

«Grazie.» Avendo detto ciò esco dal suo ufficio e vado verso la mia aula. Adoro questo momento di quiete prima dell'inizio delle lezioni. È il momento in cui rifletto su ciò che voglio dalla vita e il motivo per cui mi sono svegliato.

Fino a qualche giorno fa il motivo per cui mi svegliavo era quello di cercare la felicità ma ora l'ho trovata. Ho trovato la felicità in Emma. Se prima di lei la mia vita era fatta solo di battiti senza un obbiettivo adesso il mio cuore batte per avere un attimo in più con lei.

Lei è diventata così presto la mia ragione per vivere. Fino ad ieri ho sopravvissuto ogni giorno ma adesso sto vivendo.

«Allora anche tu ti perdi qualche volta nei tuoi pensieri,» sorrido quando la distinta e indimenticabile voce di Emma si avvicina a me. È qui. Guardo oltre le sue spalle e vedo che ha lasciato la porta aperta mentre si sta avvicinando a me.

«Aspetta.» Si ferma di colpo mentre io la supero per chiudere la porta e avere un momento tutto per noi.

Mi guarda con quei grandi occhi marroni da sotto gli occhiali mentre mi sorride leggermente. Butta la cartella che ha sulle spalle sul pavimenti accanto ai suoi piedi e si incammina verso di me. Posa le sue labbra morbide e dolci sulle mie. Ci lasciamo trascinare in un bacio appassionato e lento. Le mie mani scivolano sulla sua schiena avvicinandola di più a me.

«Ciao,» sussurro contro le sue labbra.

Sorride gioiosa. «Ciao.» Mi scosto un po' da lei per poter vedere il suo volto angelico.

«Come stai, piccola?»

«Adesso, benissimo.» C'è qualcosa di nuovo nei suoi occhi. Una scintilla che un'ora prima non c'era.

«Emma Rhodes, cosa succede?» chiedo curioso.

Ride piano mentre scuote la testa. «Non te lo dico, ancora.» Non l'ho mai vista così tranquilla e piena di vita. Sembra un'altra persona.

«Mi volevi parlare?»

Annuisco ritornando serio. Devo affrontare quest'argomento. «Vuoi sederti?»

Aggrotta la fronte. Ci sediamo uno di fronte all'altro su due delle numerose sedie. Le prendo le mani nelle mie.

«Emma, tu lo sai che io e te non dovremmo stare insieme.» 

Questa storia è un sogno che vivo ad occhi aperti e ringrazio tutti voi per il supporto che mostrate ogni giorni. Adoro leggere i vostri commenti anche se ultimamente non trovo molto tempo per rispondere ma appena posso lo faccio. Siete uno dei motivi per cui mi sveglio la mattina. Grazie mille!

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