Capitolo 39

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L'uomo che mi dà coraggio e speranza ogni secondo che passa, ha attraversato tutto questo nella sua vita. Il mio dolore, tutto d'un tratto non sembra niente in confronto al suo.

«Ma non posso ringraziare abbastanza i miei genitori per avermi adottato e avermi regalato una vita migliore.»

Continuo a guardarlo, basita da quanto sia forte. «Sembri aver lasciato dietro il passato,» dichiaro.

Annuisce con un leggero sorriso. «Il passato è sempre meglio lasciarlo dov'è,» afferma.

«Sembra facile,» mormoro senza distogliere gli occhi dai suoi. Sembra facile perché lui lo rende così. Sembra che lui abbia lasciato il passato dietro senza difficoltà ma è veramente così? I suoi occhi, anche se lui trasmette coraggio, sono velati da un'agonia che sembra non voler mostrare.

Mi alzo ed elimino le distanze tra di noi, sedendomi sulla sedia vicino a lui. Gli predo le mani e posso sentire i suoi occhi sorpresi su di me. «Non devi nascondere il tuo dolore.» Alzo gli occhi su di lui e lo vedo sorridere: un sorriso triste.

«Adesso lo so.» Continua a guardarmi nel suo modo intenso ma la magia è interrotta dal suono del forno che ci indica che il cibo è pronto.

Mangiamo in silenzio la cena deliziosa preparata da Cody perché ognuno di noi è perso nei propri pensieri: io sto ripassando mentalmente le note che devo suonare domani e dallo sguardo perso di Cody so che è perso da qualche parte nel suo passato.

«Emma, tuo padre sa di tua madre?» finalmente parla ma non sono le parole che vorrei sentire perché non mi è mai piaciuto parlare dell'uomo che ha lasciato me e mia madre da sole quando più ne avevamo bisogno.

«Non ho un padre.» La mia voce, senza volerlo è acida e subito me ne pento, «Scusami, ma mio padre è una capitolo che non è mai esistito nella mia storia.»

Lui aggrotta la fronte e comprendo che vuole chiedere di più ma non lo fa e lo ringrazio per ciò.

Quando abbiamo finito di mangiare, io sparecchio il tavolo e lui mette nella lavastoviglie i patti sporchi. Intanto Sindy mi invia un messaggio informandomi che è qui. «Sindy è qui.»

«Dille di salire,» aggiunge lui subito.

«No, ci vorrà un secondo.»

Senza lasciargli il tempo di replicare esco dalla porta e procedo verso l'ascensore e siccome Sindy mi ha detto che è nel parcheggio la raggiungo lì, dove è seduta in macchina.

«Ciao,» dico sedendomi sul lato del passeggero.

«Ciao,» risponde stanca.

Prende una borsa e me la consegna. «Grazie.»

Sorride leggermente. «Prego.» I suoi occhi sono rossi dalle lacrime. «Stai bene?»

«Dal tuo aspetto dovrei chiedertelo io questo.»

Distoglie lo sguardo dal mio e lo riporta di fronte a sé. «Sì, io sto bene e devo ritornare dalla nonna. Ci vediamo domani.»

Annuisco ed esco dopo aver detto: «Ci vediamo domani.»

Quado ritorno da Cody è sul suo letto con alcuni quaderni in mano.

«Già di ritorno?»

Scrollo le spalle. «Sì, Sindy non sembrava molto desiderosa di avere una conversazione.» Mi siedo accanto a lui. «Cosa fai?»

«Correggo dei compiti di alcuni alunni.»

«Allora non ti disturbo,» dico mentre mi sdraio accanto a lui.

«Grazie,» dice ridendo.

Io invece chiudo gli occhi e subito cado in un sonno profondo.

«Emma, piccola, è ora di svegliarsi,» sento una voce maschile sussurrarmi alle orecchie e una mano calda sul viso. Apro gli occhi lentamente mettendo a fuoco il viso di Cody.

Perché Cody è nella mia stanza? Guardo intorno e mi accorgo di non essere a casa mia e subito, come un film, il giorno di ieri mi passa di fronte agli occhi. «Oggi è il funerale,» sussurro.

«Sì,» Cody risponde.

Mi metto seduta sul letto e guardo la coperta che nasconde il mio corpo.

«Ieri ti sei addormentata subito.» Annuisco disorientata. «Ho risposto alla chiamata di Emily sul tuo cellulare ieri sera e mi ha informato che oggi il funerale si terrà alle undici di mattina.»

«Che ore sono?» Porto la mano alla testa che mi fa male per aver dormito troppo.

«Le sette del mattino,» annuisco, «ho preparato la colazione.»

«Sì.» Scendo dal letto per andare in bagno ma non so dove sia. «Dov'è il bagno?»

Lui indica una porta proprio nella stanza, alla nostra sinistra. «Qua c'è la tua borsa.» Vedo l'oggetto di riferimento sul letto dove dormivo qualche secondo prima.

«Grazie.» Prendo il necessario e mi dirigo verso il bagno.

Appena mi guardo allo specchio mi rendo conto di essere un disastro: i capelli sembrano avere una vita loro e gli occhi sono gonfi e rossi. Sembra che invece di dormire stessi piangendo per tutta la notte. Infatti le guance sono rigate dalle lacrime ma io non mi ricordo niente. Forse ho avuto un incubo che non mi è rimasto nella memoria.

Apro il rubinetto e cerco di ritornare alla Emma che vedo di solito allo specchio ma senza successo. Quindi, non ho altra scelta che farmi una doccia calda.

L'acqua che scorre sul mio corpo irrigidito è come un sollievo e sento ogni parte di me ritornare a prendere vita per attraversare la giornata che mi aspetta: oggi, vedrò per l'ultima volta mia madre.

Buono Vigilia di Natale a tutti!!!!!!!!!!!!!

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