Libro 2 - Capitolo 2

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Non è possibile. Non è dannatamente possibile.

Siamo di nuovo a distanza di pochi metri.

Lui in piedi, affascinante come me lo ricordo.

«Che diavolo ci fa qui?» Sindy si domanda ad alta voce.

Ha cambiato stile. Non indossa più il maglione e jeans che lo rendevano giovane ma sicuramente non ha perso il carisma con il completo nero che indossa adesso.

I miei occhi sono come ipnotizzati da lui: parla, guarda i fogli e poi parla di nuovo con l'insegnante accanto a lui.

Le immagini che ho cercato di nascondere così tanto in quest'ultimo anno riaffiorano di nuovo come un uragano: si è avvicinato, ha raccolto i miei pezzi e poi se ne è andato, lasciando un vuoto nella mia esistenza.

Perché è di nuovo qui? Ho dovuto cancellare la vecchia Emma perché mi ricordava di lui per poter andare avanti e adesso è di nuovo qui. Sorridente, tranquillo come se non abbia fatto niente, come se non abbia rovinato la mia vita.

All'inizio pensavo che se avessi avuto l'opportunità di incontrarlo di nuovo, gli avrei chiesto il motivo per le sue azioni ma adesso l'unica cosa che voglio fare è andare da lui e tirargli uno schiaffo da lasciare una ferita, proprio come quella che ha lasciato sulla mia anima. Una ferita che non si è risanata, mai. Una ferita, la cui esistenza ho dovuto dimenticare per andare avanti.

«Emma, stai bene?»

«Sì, sto bene. Devo prepararmi per l'esame di domani.»

Emma, sei forte.

Rimetto le cuffie e continuo a lavorare ai miei esercizi cercando di concentrarmi sui numeri. Non sapevo che fare matematica potesse essere così rilassante.

Evito di distogliere lo sguardo dai miei fogli finché le mani di Sindy non mi indicano che l'ora è finita.

«Andiamo.» Vedo la preoccupazione nei suo occhi. La stessa che aveva per i primi mesi, senza sosta.

«Sto bene, Sindy. Non ti preoccupare.» La rassicuro.

Raccolgo tutto e lo infilo nella borsa e senza guardare né a destra né a sinistra, scendo i gradini per raggiungere la porta di uscita.

Non guardarlo.

Non guardarlo.

Non guardarlo.

«Signorina Rhodes.»

Dannazione.

Mi fermo per un istante, continuando a guardare di fronte a me, ma con la coda dell'occhio capisco che sta aspettando che mi giri, verso di lui.

Mi ha già lasciata! Cosa vuole di più da me?!

Resisto all'impulso di urlargli addosso e senza prestare attenzione continuo a camminare verso l'uscita.

Mi chiama di nuovo. «Signorina Rhodes. Emma.»

Devo solo non girarmi verso di lui e continuare a camminare. Devo ignorarlo.

Sono in corridoio, camminando a testa alta, rigida come un robot.

«Emma!»

Perché mi segue?

Continuo a camminare ma sento i suoi passi avvicinarsi sempre di più. «Emma!»

«Cosa vuoi?!» urlo, girandomi di scatto verso di lui, con una voce che sembra essere fatta di veleno. «Cosa vuoi?» urlo di nuovo.

Mi guarda con i suoi occhi profondi ma ormai non hanno più quell'effetto su di me perchè mi ricordano il dolore che mi ha procurato.

«Volevo solo parlare con te.»

Il passato gira di fronte a miei occhi come un film. Mi ha distrutta.

«Io no.»

Mi giro e senza alcun rimorso ritorno sui miei passi.

Ho imparato una cosa in questi mesi: l'unico modo per non provare niente è spegnere le proprie emozioni ed è proprio quello che ho fatto una anno fa: ho spento la mia parte emotiva.

Ehilà!!!!!! Come state?! Non ho avuto molto tempo per rispondere ai vostri commenti ma li ho letti tutti e siete il mio coraggio più grande! Mi date la motivazione di andare avanti!!!


Grazie mille!!!!

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