Sento di essere osservata mentre sto studiando sotto questo sole accecante. Alzo la testa e noto la faccia famigliare di Cody.
Sento le mie guance diventare rosse, non so se dal calore di una regolare giornata della calda California o dal senso di essere osservata. Cerco di essere cordiale e sforzo di sorridere, sperando che non noti, da questa distanza, la mia fatica nel farlo. Subito lo vedo salutarmi, agitando la sua mano e io faccio lo stesso. Dopo qualche secondo si gira e si incammina verso una luccicante Mercedes. Sono sicura che i soldi non gli mancano.
Ritorno ai miei appunti di Spagnolo mentre continuo a ripetere nella mia testa Hope. Dopo che Cody l'ha citata mi è rimasta in testa, tutta la giornata.
Mentre sto lavorando, il mio cellulare squilla e per poco il mio cuore non smette di battere. Il mio cervello corre verso mia madre ma quando vedo che è di Sindy riprendo a respirare.
«Da che ora a che ora lavori?»
«Dalle otto alle undici,» rispondo accigliata, «Perché?»
«Niente, okay, ciao.» Che strana questa ragazza.
Due ore passano in fretta però ho finito tutti i compiti. Rimango a scuola a farli perché so che a casa non ci riuscirei. So che posso rimanere qui perché Emily, la migliore amica di mia madre, le fa compagnia mentre io sono via. Passa le sue giornate più da noi che a casa sua ma questo non la preoccupa perché tanto vive da sola.
Sono le cinque, quindi ho ancora circa tre orette da dedicare a mia madre. Quando mi alzo, noto il famigliare pick up, che ormai è da circa un mese che vedo mentre studio nel silenzio del parcheggio della scuola.
Metto i miei quaderni in cartella, sgranchisco le gambe e mi siedo in macchina. La metto in moto e mi dirigo verso casa.
Prima di aprire la porta, faccio un respiro profondo, mi rassereno, cerco di sorridere e di essere felice ed entro. «Sono a casa!»
Vedo mia madre alzare la testa, coperta in un fazzoletto colorato per non mostrare ciò che il cancro le ha portato via. Le servono tutte le energie che ha per dire: «Ecco la mia bambina. Com'è andato il primo giorno da diciottenne?»
«Non ci crederai, ma un sacco di gente mi ha fatto gli auguri,» mento con un sorriso che mostra tutti miei denti.
«Ne ero sicura.» La sua voce trema per le emozioni e lo sforzo. Mi avvicino e mi siedo accanto a lei, sull'altra parte del divano ad angolo. Le prendo le mani, sono fredde come quelle di un corpo senza vita.
«Hai preso le medicine?» le chiedo con voce bassa e dolce mentre le accarezzo la faccia che una volta era piena e truccata ed ora è ossuta e con delle grandi occhiaie.
«Quando io sono qui non preoccuparti di questo.»
Emily ci raggiunge dalla cucina. È afro-americana, con dei capelli ribelli e un cuore d'oro. Non so cosa farei se lei non fosse qui. «Lo so.» Le faccio l'occhiolino.
«Vieni qui, ormai sei una donna.» Mi alzo e l'abbraccio forte. «Buon compleanno, carissima e dolce Emma. Sei la cosa migliore che ci sia capitata.»
Le sue parole mi fanno venire le lacrime agli occhi. Lei è tanto importante per me quanto mia madre. Mi ha cresciuta insieme a mamma quando mio padre ha deciso di abbandonare una Carmen Rhodes, incinta a soli diciannove anni.
«Emily, grazie mille.» Mi bacia una guancia e mi riabbraccia.
«C'è una cosa per te, nella tua stanza,» sento mia madre dietro di noi.
«Corro,» dico genuinamente curiosa.
Quando arrivo nella mia stanza trovo una bellissimo vestito bianco, con una cintura di perle sotto il busto. È bello da mozzare il fiato. Lo prendo in mano, non riesco a riconoscere la stoffa ma è morbidissima e scivola nella mia mano come acqua. Me la appoggio al corpo di fronte allo specchio attaccato all'anta dell'armadio.
«Per il tuo ballo di fine anno da parte mia e di tua madre.»
Le lacrime mi rigano la faccia perché so il motivo per cui mia madre mi ha voluto prendere il vestito per il ballo così presto.
«Non potevo chiedere un regalo migliore.»
«Lo so, bambina mia.» Emily si avvicina e mi coccola nelle sua braccia come una madre. Comincio a singhiozzare.
«Voglio che sia ancora qui quando dovrò metterlo,» dico mentre piango il mio destino.
«Lo so,» sussurra «Piangi quanto vuoi.»
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Ciao di nuovo! Come state? Spero che stiate passando un week end che vi renda un po' felice.
Cosa ne pensate del capitolo?
Curiosità: secondo voi che mistero c'è dietro a quel pick up rosso? Sembra quasi essere un'ombra persistente...
Volevo interagire di più on tutti voi quindi domanda: qual è la vostra canzone preferitissima? ;D
La mia per esempio è Finestra tra le stelle di Annalisa.
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Shelter
ChickLitEmma, 18 anni, studentessa modello al Belling High School, affronta con coraggio la vita ogni giorno. La madre ammalata di cancro, il lavoro di notte e l'ambiziosa borsa di studio per Standford University non le permettono distrazione. I suoi gior...