Capitolo 54

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Siamo seduti a tavola, a goderci la delizia che abbiamo di fronte quando sento un cellulare squillare.

«Questo è un cellulare?»

Rimaniamo in silenzio e lui annuisce. «Mio.» Si alza ed esce di fretta per rispondere alla chiamata e nella quiete della cucina, chiudo gli occhi e il volto di mia madre appare di fronte a me, bella come sempre.

Chissà se esiste un mondo dopo che il cuore smette di battere. Forse adesso è qui, vicino a me o forse è in compagna dei nonni, morti qualche anno fa e subito mi rendo conto che noi essere umani abbiamo così poche certezze.

Mentre sono immersa nei miei pensieri sento i passi ormai famigliari di Cody avvicinarsi. Si siede al suo posto ma la tranquillità di qualche minuto prima è sparita.

«Tutto bene?»

Senza guardarmi, annuisce leggermente e capisco che non è vero. Gli prendo la mano e la stringo forte quasi volessi convincerlo della mia presenza nella sua vita. «Parlami.»

Sospira. «Non è niente.» Sforza un sorriso.

«Allora perché sei così teso?»

Scrolla le spalle e scuote la testa, passandosi una mano tra i capelli. «Niente, lavoro.» Di nuovo non mi guarda.

«Lo sai è meglio confidarsi.»

Finalmente i suoi occhi si alzano verso i miei e mi fissano, intensamente e quello che vi vedo non mi mette a mio agio: sembra che mi stia guardando con... pietà.

«Non guardarmi così.» Delle pieghe si formano sulla sua fronte. «Non guardarmi come se io sia un povera ragazzina che ha bisogno di aiuto e di misericordia.»

Sento il sangue bollire dalla furia. Mi alzo e con un senso nauseante lascio la cucina e mi dirigo a pass pesanti verso la biblioteca: l'unico posto accogliente in questa casa.

Prendo il libro che ho lasciato sulla poltrona e mi immergo nelle pagine del libro.

Nella mia vita ho sempre lottato per essere forte come mia madre, che ha cresciuto una figlia da sola. Non ho mai permesso a nessuno di provare pietà per me e non lo permetterò mai. Mia madre mi ha insegnato ad essere forte come una roccia, avere fiducia in me stessa e non lasciare che nessuno pensi che abbia bisogno di aiuto o della pietà di qualcuno.

Forse mi sono innamorata di Cody perché nel suo sguardo c'era compassione ma adesso ciò che vi vedo non mi piace. Non voglio che resti con me solo perchè crede che una ragazzina senza madre abbia bisogno di qualcuno. Posso vivere da sola. Posso cavarmela da sola come mi ha insegnato la donna che mi ha partorito.

Io sono Emma Rhodes, figlia di Carmen Rhodes la donna più forte che conosca. Anch'io come lei sono una guerriera.

«Emma, non hai finito la tua pizza.» Cody è sulla soglia, proprio di fronte a me ma io non alzo lo sguardo dall'insieme di lettere che si presentano sulle pagine consumate dal tempo.

«Mi è passato l'appetito,» sbotto.

Lo sento espirare violentemente. «Devi mangiare.»

«Ho detto non ho appetito,» rispondo, seccata.

Dalla coda dell'occhio lo vedo avvicinarsi. «Prima ne avevi molto.»

«Prima di essere vista come una povera preda sotto il mirino del predatore.»

«Emma, di che cosa stai parlando?»

Chiudo con forza il libro tra le mie mani. «Sono stanca. Voglio solo dormire.»

Rimane in piedi con le mani in tasca ma appena gli passo davanti mi prende per il polso e subito mi fermo mentre la rabbia sembra fumare dalle mie orecchie.

«Non voglio ferirti,» dice, come se sia stato sconfitto.

Faccio un passo indietro e lo guardo in faccia. È stanco. La sua anima è stanca, non solo il corpo. È turbato da qualcosa, glielo posso leggere negli occhi ma non capisco cosa. Ha detto che la chiamata era inerente al lavoro. E se qualcuno abbia scoperto che io e lui stiamo insieme?

Prima che possa essere rapita dal panico, do voce alle mie paure. «Ti hanno licenziato?»

Ha un'espressione confusa, quindi continuo. «Hai detto è il lavoro a preoccuparti. Hanno per caso saputo di noi e ti hanno licenziato?»

Scuote la testa. «No.»

«Oh!» Sento sollievo alla sua risposta. «E allora cosa ti preoccupa?»

Si guardo intorno e mi attira a sé. «Possiamo non parlarne?» chiede, stanco.

«Se non ti piace parlarne allora possiamo non farlo.»

«Bene.» Mi abbraccia e sento l'uragano di emozioni sparire dal mio corpo ma non posso dire lo stesso per lui perché percepisco ancora tensione in lui. Forse sono io la causa di tutto questo. Sicuramente non gli ho reso la vita facile: ha dovuto stare con una ragazza distrutta sin dall'inizio ma adesso non lo sono più.

 Sono pronta a regalargli tutta la gioia, affetto e amore che posso. Voglio liberarlo dalle preoccupazione e regalargli solo felicità.

«Non ti ho mai vista così arrabbiata.»

«Mi hai vista in molti altri modi però.»

«Vero. Credo di sapere tutti i pezzi del mosaico delle tue emozioni.»

Sorrido, rilassandomi tra le sue braccia mentre i libri testimoniano questo momento. «Parli sempre così?»

«Come?»

«Come un poeta.»

Si scosta da me e finalmente vedo il suo sorriso. «Solo quando ho la mia musa di fronte a me.»

Un' ondata di calore si propaga nel mio corpo quando lui si avvicina lentamente e l'immagine di lui senza maglietta si fa vivida nel mio copro. «Muoio»

Si allontana da me e mi guarda cercando di capire cosa significhi quello che ho appena detto. «Cosa balbetti di continuo?»

Caccio via l'immagine da Dio greco e scuoto la testa. «Non ci pensare. Tu baciami?»

Ormai non mi interessa se sembro ridicola.

«Allora ti bacio.» La sua voce tocca le corde da qualche parte nel mio ventre facendo volare le farfalle che dormivano in pace.

Avvicina le labbra alle mie e i nostri respiri si mescolano. Le accarezza con le sue, con dolcezza trascinandomi in un mondo offuscato.

Le sue mani viaggiano sulla mia schiena mentre le mie trovano il loro posto tra i suoi capelli. Mi attira e mi sento come incatenata nel suo amore.

«Ti amo,» sussurra contro le mie labbra. Mi bacia di nuovo. «Ardentemente,» di nuovo mi bacia. «Come un folle.»

«Allora amo il folle che mi ama.»

Sorride e le sue labbra trovano le mie di nuovo. «Che ne dici se ti porto nella stanza?»

«Non sarebbe una brutta idea.»

Mi solleva dal pavimento anche se sono già tra le nuvole e mi porta nella nostra stanza. Mi adagia sul letto matrimoniale e mi guarda sdraiata di fronte a lui pronta a dargli me stessa.

«Ti venero.»

Ehm! Io sento caldo e voi? ;D 

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