Capitolo 49

3.4K 162 12
                                    

«Allora, mi dici dove eri?» Alla domanda di Sindy capisco che è cominciato l'interrogatorio.

Respiro profondamente. «Ero da Cody,» affermo.

Siamo in un ristorante messicano, affollato da persone che urlano e gioiscono in compagna dei propri cari, diversamente da me e Sindy che non sorridiamo né anche.

«Quello lo so perchè Cody si è preso la briga di informare sia me che Emily quando lo hai chiamato,» si sporge oltre il tavolo e mi guarda minacciosa, «Hai fatto perdere almeno cinquanta anni a quel povero ragazzo. Era così preoccupato per te dopo che hai deciso di andartene fregandotene di noi!» urla, catturando l'attenzione di tutti.

Evito le occhiatacce che ci vengono lanciate, perché sicuramente stiamo rovinando l'atmosfera leggera che regna nel locale. «Puoi abbassare la voce?»

Lei espira violentemente, incrociando le braccia davanti a sé e con un espressione rigida sulla faccia.

«Sindy, sto bene.»

«Emma, io non ti vedo quasi mai. Voglio solo sapere cosa ti sta passando per la testa,» ammette e nei suoi occhi vedo paura, la stessa paura che le avevo visto una decina di anni fa, quando la sua famiglia era andata in frantumi e aveva perso tutti. Capisco che ha il terrore di perdere anche me ma non succederà. Io e lei non ci allontaneremo mai l'una dall'altra. «Smettila di guardarmi e rispondi.»

«Io, sto solo cercando di andare avanti perché non posso rimanere ferma alla morte di mia madre. Lei se ne è andata ma sapevamo tutti che sarebbe stato così un giorno o l'altro e lei non avrebbe mai voluto che io passassi la mia intera vita a piangere per lei,» dico, «quindi quello che sto cercando di fare è andare avanti e tutti dovrebbero farlo, in onore di mia madre.»

Lei chiude gli occhi e capisco che sta cercando di controllare le lacrime.

«Sai, oggi ho capito una cosa: lascia scorrere le proprie emozioni se te ne vuoi liberare. Quindi,» le prendo la mano tremante, «se vuoi piangere, piangi. Se vuoi urlare, urla. Se vuoi rompere qualcosa, rompilo. È l'unica soluzione per uscirne.»

Sorride leggermente e annuisce. «Sai, non vorrei piangere qui se no mi prenderebbero per pazza.»

Scoppiamo a ridere. «Allora, fallo a casa tua ma non rompere la lampada azzurra, per favore,» scherzo.

«Quindi tu e Cody vivrete insieme?» Mi chiede mentre si gode la sua Enchilada.

Guardo il mio piatto, in cui giro la forchetta in forma circolare. «Non so, sai stiamo insieme da quattro giorni.» Stranamente mi sembra di conoscerlo da sempre ma è vero che stiamo insieme da soli quattro giorni.

«Ma vi amate.» La sua non è una domanda ma un'affermazione sicura e decisa che mi lascia un po' perplessa. Come fa a sapere che ci amiamo? Certo, ci amiamo ma io non gliel'ho mai detto.  «Andiamo, Emma. Oggi, si sono accorti tutti che vi amate o almeno che lui è follemente innamorato di te.»

Sento le guance avvampare di calore alle sue parole, comincio a buttare giù un boccone dopo l'altro il cibo che ho nel piatto.

«Allora, andrete a vivere insieme?»

Sospiro. «Non lo so e comunque non credo potremmo siccome lui è,» mi guardo in giro e abbasso la voce, «il mio insegnate.»

«Quindi, abiterai da sola?» chiede, premurosa con occhi allargati.

Non ci avevo pensato al fatto che adesso, che la mamma non c'è, dovrò stare da sola. Devo prendere le redini in mano e diventare adulta. «Non ho altre scelte.»

«Vieni ad abitare da me.»

Sorrido alla felicità che vela i suoi occhi. In realtà, se ci penso, non sarebbe una pessima idea. Mi rimangono solo sei mesi prima del College quindi posso abitare da lei in questi mesi e nel mentre posso lavorare per mettere da parte qualcosa per l'anno prossimo e intanto potrò anche passare più tempo con lei.

«Mi piace l'idea.» Alla mia risposta la vedo saltare sul posto come una bambina e gli altri che la guardano meravigliata.

«Portiamo le tue cose già domani.»

«Domani, parto con Cody per New York,» aggiungo subito ma subito me ne pento quando lei mi guarda a bocca aperta.

«Tu, cosa?»

Mi stringo nelle spalle e vorrei solo evaporare in questo momento siccome non ho le forze per rispondere ad un altro interrogatorio. «Cody voleva che andassimo a New York per qualche giorno e quindi ci andiamo domani.»

Lei annuisce, lentamente, sempre con un espressione di chi è sotto shock.

«Come sta il tuo ragazzo?» cerco di cambiare discorso e ottengo ciò che desidero perché Sindy cambia espressione e comincia a parlare senza sosta.

«Non ho più un ragazzo, l'ho beccato a baciare una biondina del primo anno.»

«Mi dispiace,» dico anche se non è vero perché odio Jonathan. Sindy si merita qualcuno migliore.

«Dovrò cercare qualcuno per il ballo di fine anno,» continua a parlare di altri pettegolezzi della scuola di cui mi interesso poco tranne per il fatto che William ha picchiato Anthony. «Lo sai che a me quel ragazzo mette paura.»

Rido alla sua affermazione. «A me sta molto simpatico.»

Lei inarca un sopracciglio. «Ecco perché era al funerale oggi?»

«Non l'avevo invitato ma è venuto a saperlo da dei vicini di casa e quindi era al funerale.»

«Capisco,» dice, pensierosa.

Passiamo la serata a parlare di tutto e di niente: argomenti leggeri che però non riescono a cancellare l'agonia dai suoi occhi e dalla sua voce. È riuscita a nascondere quelle occhiaie sotto gli occhi ma nessun trucco nasconde il dolore negli occhi.

Verso le dieci usciamo dal ristorante e ci dirigiamo verso casa mia per prendere la macchina.

La casa è calata nella tenebre: nessuna luce è accesa. Rimango a guardarla per un paio di minuti ma non riesco ad armarmi di coraggio per entrare.

Quella casa era nostra, di mia madre e mia. Non so se riuscirò mai ad accettare l'idea di vivere da sola sotto quel tetto.

«Ce la farai, un giorno ce la farai.»

Sindy è in piedi accanto a me, a darmi coraggio come sempre. «Ce la farò,» sussurro.

Vado a prendere la borsa con i miei vestiti dalla macchina di Sindy e la metto nella mia. Nel frattempo noto che né anche la casa di William è illuminata, tranne per una stanza.

Sembra quasi che non ci abiti nessuno. Sento il freddo raggiungermi le ossa.

«Te l'avevo detto che mi fa paura quel ragazzo.»

«Secondo me vanno a dormire presto,» convinco più me stessa che lei.

La saluto per un'ultima volta e ritorno da Cody. Quando arrivo alla porta lo sento urlare a qualcuno e subito mi fermo, quasi pietrificata.

Ciao a tutti!!!! Come state? Cosa ne pensate del capitolo e specialmente di William?

Se volete potete sempre VOTARE, COMMENTARE e CONDIVIDERE.

Vi ringrazio moltissimo per il tempo che dedicate a questa storia.


ShelterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora