Libro 2 - Capitolo 5

2.1K 119 10
                                    


Alzo lo sguardo solo per incontrare quegli occhi in cui un tempo trovavo tranquillità. Lo sguardo che mi dava pace, serenità nell'uragano delle mie emozioni.

A questa distanza sento l'odore che solo lui ha. Il profumo. Il suo profumo inebriante.

Dannazione!

«Certo, cosa vuole?» Mantengo un tono clamo e il sorriso professionale.

Lui ridacchia e scuote la testa. «Emma, mi puoi dare del tu. Ci conosciamo.» La sua voce profonda, proprio come me la ricordavo.

Inspiro tutto l'ossigeno che posso e stringo la mascella per frenare la mia voglia di urlare.

«Mi dispiace. Ma avrà conosciuto qualche altra Emma,» il silenzio cala tra di noi mentre i suoi occhi sono fissi nei miei, «quindi cosa desidera?»

«Parlare.»

Mi guardo in giro, esausta. «Qualcosa che sia sul menù.» Prendo la carta plastificata da dietro il bancone e gliela porgo e lui assume un'espressione divertita. Si morde il labbro per non ridere e annuisce mentre studia la carta che ha di fronte.

Seppure i miei occhi non vogliano allontanarsi da quella visione, il mio cuore non prova niente. Niente di niente.

La mia mente sembra trattarlo come un qualsiasi altro cliente.

Bene, mente mia. Sei stata allenata alla perfezione.

«Cosa mi consiglia?» C'è una vaga malizia nei suoi occhi mentre le sue labbra si piegano all'insù.

Reggendo il suo sguardo rispondo: «Dolcevita, la specialità della casa.»

«Come mai?»

«Perché è amara. Ti lacera dentro un volta che la bevi.»

I suoi occhi indugiano nei miei come me li ricordo sempre fare. «Va bene allora. Vediamo quanto posso resistere.»

Inarco un sopracciglio e rido. «Sicuro? Perché hai sempre l'opportunità di scappare.»

La sua espressione cambia subito da quella di un vincitore che sfida a quella di un perdente ferito ma non mi dispiace vederlo così perché questo non è niente rispetto a quanto io ho sofferto.

«Rimango.»

Una parola. È solo una parola quella che sembra cadere come una piuma tra di noi ma sembra avere quasi l'affetto di distruggere un'intera milizia armata di coraggio.

No, Emma. Non cedere.

Annuisco e preparo il suo drink sotto i suoi stessi occhi. Il prodotto è un bomba tra tanta vodka immischiata con qualche goccia di spremuta d'arancia e un pizzico di fragola.

Dolce all'apparenza con quel suo colore rosastro ma come la vita, amara, appena si capisce per bene con cosa si ha a che fare.

«A lei.» Gli pongo di fronte il bicchiere con una cannuccia.

Non so il motivo ma attendo che lui lo beva solo per divertimento, puro divertimento di vederlo soffrire al bruciore del liquido che raggiunge la gola. Mescola il tutto con il pezzetto di plastica.

«Quei capelli ti stanno bene.» Mi guarda da sotto le ciglia e capisco che il mio rimanere un altro secondo qui potrebbe guidare la conversazione verso illimitate vie.

«Se non le serve altro, proseguo il mio lavoro.»

Mi stampo un sorriso sulla faccia ma prima che possa allontanarmi da lì le sue parole mi inchiodano in quell'esatta posizione.

«Mi sei mancata.» Le parole sono come un sussurro che solo io posso udire. Alza la testa per guardarmi. «Mi sei veramente mancata.» Nei suoi occhi c'è un velo di agonia.

Gli sono mancata. Questo vuol dire che... No, non posso ritornare in quella zona di nuovo. È un rischio che non voglio correre

«Lo sai, quanti ragazzi ho sentito dire la stessa cosa, proprio dove sei seduto tu?» Metto le mani sul piano che ci separa e mi inclino verso di lui e sussurro: «Tanti.»

«Io non sono loro.»

«Esatto. Loro non sono scappati, hanno affrontato il problema.»

Ci guardiamo. Meglio, io lo brucio con gli occhi e lui sembra reggere il fuoco.

«Mi dispiace.»

Scuoto la testa. «A me no.»

Mi giro sui miei tacchi e mi allontano da lui, andando dalla parte opposta di questo immenso ristorante con una zona bar speciale.

Mentre lavoro, evitando di guardare nella direzione dove l'ho lasciato, le sue parole risuonano nelle mie orecchie.

Mi sei mancata. Mi dispiace.

Vorrei non crederci alle sue parole ma poi, quello sguardo penetrante e pieno di emozioni affievolisce le mie difese.

No, non bastano qualche parola per risanare le mie ferite. Non bastano proprio e io non voglio né anche pensarci. Non voglio ritornare nel passato di nuovo. Devo rimanere nel presente e guardare al futuro. Un futuro dove nessuno abbia il coraggio di trattarmi come una bambola di plastica con cui giocare quando si ha voglia.

Voglio il rispetto che lui non è riuscito a darmi.

Mentre sto offrendo la bibita al ragazzo che ha appena compiuto l'età giusta per bere, lo vedo. Barcolla mentre si fa strada verso l'uscita e subito i miei occhi si fermano sulla sua mano che tiene le chiavi.

Perfetto, adesso devo anche fare l'eroina e salvarlo dalla guida da ubriaco.

Sbuffo e avverto la barista di turno che esco un attimo. Cammino tra i tavoli pieni di cibo lussuoso che Gigi offre.

Non mi ci vuole molto per raggiungerlo siccome lui sembra camminare a passo di lumaca.

«Cody, dammi le chiavi.»

Si gira di scatto e perde l'equilibrio ma subito lo prendo per il braccio evitandogli una caduta che possa causargli la rottura di un paio di ossa.

«Adesso mi parli?» biascica.

Tutta quella vodka ha fatto effetto troppo presto. «Non puoi guidare in questo stato. Devi chiamare qualcuno.»

Ride mentre cerca di tenersi in equilibrio, con il mio aiuto.

«Cody, chiama qualcuno che consoci,» glielo ripeto di nuovo con voce severa.

«Conosco solo te.»

Sospiro e gli prendo le chiavi dalle sue mani senza problemi. «Oggi dormi in macchina.»

Ciao a tutti!!!!

Come state!!!! In questi giorni faccio sempre tardi a pubblicare ma cercherò di non farlo più!!!

Ho notato che vi sta piacendo la Emma nuova e onestamente la adoro anch'io. 

Come trovate la storia fino a qui? Secondo voi in questo secondo libro cosa succederà ai nostri protagonisti?

Se volte potete sempre VOTARE, CONDIVIDERE e COMMENTARE.


ShelterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora