Capitolo 3

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Cody



Esce dalla classe, lasciandomi perplesso. In quegli occhi, dietro a quegli occhiali grande che le coprono quasi l'intera faccia, cela tristezza, agonia.

Ha lavorato tutta la lezione, a testa bassa, mentre i suoi lunghi capelli neri cadevano gentilmente sulle pagine. Sembrava che stesse cercando di nascondere se stessa dagli altri, quasi volesse rimanere invisibile. Di fatto, ci è riuscita perché seppure sul registro sia scritto che oggi è il suo compleanno nessuno le ha fatto gli auguri. Nessuno l'ha attesa al suono della campana. L'hanno lasciata sola.

Mi ricorda qualcuno, mi ricorda me stesso, alcuni anni fa. Quegli occhi spenti rivelano così tanto. Sembrano parlare sebbene le parole non le escano di bocca.

Mentre gli alunni entrano, per la prossima lezione, prendo l'altra sezione del registro e continuo il mio lavoro da insegnante per tutta la giornata finché non suona l'ultima campana.

Come sempre, mi sono trovato ragazze che mi facevano gli occhi da fanciulle innamorate mentre rispondevano con sensualità alle mie domande.

«Mr. Bates.» Sento qualcuno chiamarmi, mentre vado in aula insegnanti per mettere via il registro di classe. Mi giro e vedo la nostra preside che cammina verso di me. Ogni sui passo, su quel tacco a spillo echeggia in questo posto silenzioso.

«Salve, Preside.» La saluto un po' scettico sulla sua comparsa dal nulla. Lei mi sorride dolcemente e delle rughe si formano attorno ai suoi occhi che si rimpiccioliscono.

«Salve, Mr. Bates. Com'è stata la Sua prima giornata?»

«Eccezionale, i ragazzi sono sempre persone interessanti con cui scambiare idee.»

Lei annuisce. «La seconda ora, non so se si ricorda, ma ha avuto come studentessa una ragazza di nome Emma Rhodes.»

Come posso dimenticarmela. «Certo. Mi ricordo,» dico, un po' confuso.

«Bene, vorrei comunicarle che lei ha una speciale autorizzazione di tenere il cellulare acceso e non in silenzioso. Inoltre, può uscire dalla classe quando vuole.»

Muovo la testa in segno di sì. «Potrei saperne il motivo?» chiedo curioso e preoccupato allo stesso tempo.

La donna sulla sessantina incrocia le braccia davanti a sé. «Sì, è un'informazione confidenziale che solo i suoi insegnato sanno.» Annuisco aggrottando la fronte. «Sua madre soffre di cancro e potrebbe cedere da un momento all'altro secondo i medici.»

Adesso quegli occhi agonizzati trovano un senso.

"Mi piace citarla quando ne ho bisogno." Lei cita la poesia della speranza per affrontare il periodo buio della sua vita. Sta affrontando la perdita di sua madre a quest'età. È ingiusto. Pensavo il destino fosse stato crudele solo con me ma mi sbagliavo. Anche lei ne è una vittima.

«Mr. Bates, le è tutto chiaro?» Mrs. Hastings mi trascina fuori dai miei pensieri con la sua voce.

«Certo.» Lei annuisce e ritorna sui suoi tacchi a spillo nel suo ufficio.

Procedo verso dove ero diretto, metto il registro al suo posto e prendo il libro che mi serve per preparare la lezione per domani.

«Mr. Bates, com'è stata la sua prima giornata?» Un signore, abbastanza vecchio, chiede con voce roca.

«Bene, grazie.» Mi sporgo per porgli la mano. «Piacere Cody Bates.»

«Matthew Allan,» si presenta stringendomi forte la mano.

«Cosa insegna, Mr. Allen?»

«La vecchia e odiata Matematica.» Sbuffa mentre lo dice. Provo sempre un certo senso di pietà per gli insegnanti di Matematica. Nessun studente li capisce.

«Mr. Allen ci vediamo domani, adesso devo correre a casa.»

«La ragazza?» mi chiede, curioso.

«No, altro.» Cerco di essere educato. Non condivido la mia vita con i colleghi e sicuramente non il primo giorno.

Quando esco fuori dalla scuola vedo Emma seduta su una panchina, a gambe incrociate, intenta a scrivere qualcosa. I raggi di sole le colpiscono direttamente i capelli, illuminandoli. Ha questa particolare abitudine di mettersi costantemente a posto gli occhiali, mi chiedo se se ne accorga che lo fa spesso o no?

Guardo intorno e noto che non c'è nessuno. Tranne una piccola macchina grigia e un pick up nero che però è parcheggiato così lontano che non capisco se ci sia seduto qualcuno o no?

La ragazza dalla maglietta blu e pantaloni nera non si accorge della mia presenza. Non so se avvicinarmi o meno. Sembrerebbe poco opportuno ma poi è lei ad alzare le testa. Rivolta i suoi occhi verso di me, e dalla lontananza di venti metri riesco a scorgere un timido sorriso sulla sua faccia. Agito la mano per salutarla e lei ricambia il gesto.

Forse sta studiando, non dovrei disturbarla quindi giro sui tacchi e cammino verso la mia macchina, il mio regalo di Laurea da parte di Jules e Catherine.

Mi siedo, giro le chiavi e premo l'acceleratore facendo la manovra per uscire dal parcheggio della scuola. Mentre lo faccio, mi avvicino al pick up e vedo un ragazzo dai capelli lunghi seduto comodamente in quel il piccolo spazio, intento a giocare con il suo cellulare.

Caspita, i ragazzi hanno veramente tempo da perdere.

Ciao! Grazie a tutti per aver dato  così tanto amore a questa storia. Secondo voi a cosa si riferisce Cody quando vede in Emma il suo rispecchio.

Domanda: volete che scriva più capitoli dal punto di vista di Cody o preferite solo Emma.

Se vi piace la storia cliccate vota, commentate e condividete. 

Guardate e godetevi il trailer fatto da me!!!!!

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