Capitolo 53

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Esco dalla biblioteca e la visione che mi aspettava mi scioglie: Cody, senza maglietta con i muscoli scolpiti che cammina vero la porta cercando di mettersi la maglietta che ha in mano. Sento ogni cellula del mio corpo riscaldarsi dall'immagine.

«Credo siano le pizze.»

«Muoio,» bisbiglio.

Annuisco mentre i miei occhi sono ancora incollati al suo corpo ormai coperto che scompare dietro il muro e ricompare con due scatole in mano.

«Emma, tutto bene?»

«mmm...» continuo a spogliarlo con gli occhi.

«Hai fame?»

«Ho appena scoperto di averne molta.» La bocca mi si secca.

«Allora viene. Andiamo in cucina per mangiare.»

I muscoli delle sue braccia sono tesi sotto la leggera stoffa. Come mai non ho visto questo fisico da Dio greco prima? E poi perché si è rimesso la maglietta?

«Perché ti sei messo la maglietta?»

Aggrotta la fronte, confuso. «Emma, cosa stai balbettando?» dice, ridendo un po'.

Inspiro tutto l'ossigeno che i miei polmoni possono contenere e cerco di focalizzare il suo volto e non lasciare che i miei vaghino di nuovo, distratti dai suoi addominali.

«Andiamo a magiare,» dico avvicinandomi a lui.

Le use labbra si piegano in un sorriso mozzafiato e intanto l'odore caldo della pizza mi fa venire l'acquolina in bocca, anche se è di più il ragazzo che le ha in mano ad attirarmi.

Ci sediamo al tavolo della cucina e ci godiamo il cibo e devo ammettere non ho mai mangiato una pizza così buona. Può essere che sia il gusto o forse la presenza dalla persona che più amo.

Cosa ne sarebbe stato di me se Cody non fosse accanto a me, a raccogliere pezzo per pezzo la mia anima, distrutta in pezzi dalla vita? Trasalisco all'immagine di una Emma che piange lacrime copiose per la perdita della madre ma io non sono quella Emma, non piango perché Cody mi ha dato tutti motivi per non farlo, mi ha dato ogni motivo possibile per sorridere ed andare avanti. Mi ha dato sé stesso.

«Cosa pensi?» chiede con occhi colmi di affetto.

Sorrido. «A te.»

«A me?» Annuisco. «E cosa di preciso?»

«A quanto sia fortunata ad averti.»

Le sue labbra si piegano in su. «In realtà sono io quello fortunato.»

«Come? Io non ho portato altro che problemi nella tua vita.»

Mi guardo con occhi profondi e un sorriso sulle labbra. «Prima d te, stavo cercando un punto fermo nella mia vita, una stasi. Stavo percorrendo la vita senza obbiettivo ma poi sei arrivata tu e la mia vita sembra essere più degna di essere vissuta.»

«Io sono sicura che tu sia l'angelo di cui avevo bisogno per affrontare,» l'immagine di mia madre, sdraiata sul letto, senza vita si forma nella mia testa, «la vita.»

«A volte è bizzarro come due persone che non sapevo è anche dell'esistenza l'una dell'altra si incontrano e scoprono di poter comprendere l'un l'altra così perfettamente,» Appoggio il vomito sul tavolo, con la mano sotto il mento e lo ascolto come se stessi guardando un'opera d'arte. «Mi chiedo perché non ti ho trovata prima.»

Scrollo le spalle. «Forse il destino voleva questo.»

«Tu credi nel desino?» chiede mentre taglia la pizza.

«Sai, molte volte, quando mia madre era ammalata volevo avere una fede cieca in qualcosa. Avevo bisogno di credere che tutto ciò che accadeva era per un motivo quindi Emily mi ha detto che tutto ciò che succede, succede per una ragione. È destino. Tu credi in qualcosa?»

Scuote la testa. «Non credo di potermi fidare ciecamente di qualcosa che non posso vedere.»

«Puoi sempre credere in qualcosa che vedi.»

«Credo in te,» mi prende la mano e la bacia, «Credo in noi.»

Posso amarlo più di quanto lo faccia già? Credo di sì. Sembra proprio che l'amore possa crescere infinitamente.

Scusate per il ritardo!

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