Annuisce, distogliendo lo sguardo dal mio. «Non volevo che il male ti toccasse.»
«Mamma, il male non mi ha né anche sfiorata e questo grazie a te. Potevi benissimo non volermi, eri sola. Io alla mia età non avrei il coraggio di dare luce ad una nuova vita ma tu lo hai fatto. Mi hai fatta nascere, crescere. Mi ha regalato una vita da sogno. Non mi è mancato niente.»
«Né anche l'amore paterno?» chiede, accigliandosi.
«No, mai. Non avrei mai voluto un padre che non ha avuto il coraggio di supportarti quando più ne avevi bisogno.» Guarda di fronte a sé, persa nel vuoto. La stringo tra le mie braccia mentre sono seduta ancora accanto a lei. «Mamma mi hai dato tutto e oltre.» Appoggio la testa sulla sua spalla.
«E tu pure,» mi accarezza la guancia. «Emma, voglio essere seppellita nel cimitero dove sono seppelliti i miei genitori.»
«Sarà come dici tu.» Non avrei mai immaginato che saremmo arrivati al punto dove lei mi avrebbe chiesto questo.
«Inoltre, voglio che tutti si vestano colorati. Il nero è colore così triste.» Sorrido.
«Certo, mamma.»
«Voglio anche che tu suoni qualche tua composizione.»
Annuisco mentre la gola mi brucia dalle lacrime trattenute. «Altro?»
«Non voglio l'intera città. Solo le persone più vicine.»
Annuisco ancora. «Quindi, niente vicini di casa?»
«No.»
«Va bene.»
«Voglio che quel giorno io sia vestita di azzurro.»
Mi stacco da lei per vederla in faccia. «Azzurro?»
Fa cenno di sì con la testa. «Il colore della primavera e della vita.» Ho paura di poter scoppiare in lacrime da un momento all'altro. «Voglio che il mio funerale sia pieno di gioia.»
La guardo negli occhi che non riflettono il sorriso cha ha sulla faccia. Infatti, sono spenti, quasi non appartengano alla donna vivace che ho visto nella mia vita, ogni giorno.
«Emma, ricorda una cosa, nella tua vita non perdere te stessa nella folla. Tu sei la mia bambina forte che non si è mai arresa ma devi sapere che esistono anche altre strade, se la via che hai scelto è troppo difficile piuttosto che non arrivare fino al traguardo prendi un'altra strada, che seppure lunga e stancante sarà liscia. Tu sei la ragazza più forte che abbia mai visto ma a volte è permesso anche ai supereroi essere deboli.»
Annuisco, mentre una lacrima scende silenziosa sulla mia guancia. «Porto questa scatola nella stanza e mi metto il vestito così puoi dirmi come sto.»
«Certo.»
Mi sporgo e la bacio sulla guancia ma prima che possa scendere dal letto la mamma mi tiene forte nelle sue braccia. Sembra quasi un abbraccio di addio.
"No, lei non sta andando, non ancora."
La abbraccio a mia volta. «Ti voglio un sacco di bene.»
«Lo so e io voglio così tanto bene a te che farei qualsiasi cosa per tenerti al sicuro. Ricordatelo.»
«Con te sono sempre al sicuro, mamma.» Mi allontano da lei e scendo dal letto con la scatola in mano.
«Credo che sono pronta per riposarmi ma cercherò di non chiudere gli occhi prima che non appari con il tuo vestito bianco.»
Mi sorride. Un sorriso che raggiunge i suoi occhi ma che al tempo stesso è triste. «Vado e torno.»
«Non correre. Abbi cura di te stessa,» dice mentre si sdraia comodamente.
«Adoro quando mi sgridi.»
«Non ti sto sgridando. Solo non correre.»
Scuoto la testa e rido. «Va bene.»
Vado nella mia stanza e appoggio la misteriosa scatola rossa sul comodino e apro l'armadio per mettermi il vestito. È il capo di abbigliamento più bello che abbia mai avuto.
Appena lo indosso, il tessuto scivola sul mio corpo mettendo in risalto le mie forme, va dalla clavicola fino ai miei piedi. Il busto è abbastanza stretto da rimanere al suo posto siccome non ci sono maniche o spalline. Il tutto si raccoglie in una cintura argentea proprio sotto il seno. Mi sento una principessa ad ogni movimento che faccio di fronte allo specchio.
Devo andare dalla mamma per farle vedere come sto. Appena sto per uscire sento il cellulare suonare. Sul display appare il nome di Cody.
«Ma non dovresti essere a lezione?»
Lo sento sorridere. «No, ho un lavoretto da fare,» mentre lui parla scendo le scale per andare nella stanza di mia madre. «Ho chiamato per chiedere cosa volete mangiare oggi?»
«Cucini tu?»
«Ovvio.» Wow, l'immagine di Cody, con il suo fisico da modello, nelle vesti di un cuoco è allettante. «Quindi? Cosa vuoi mangiare?»
«Aspetta lo chiedo alla mamma.» Cammino verso la stanza di mia madre mentre il vestito svolazza attorno al mio corpo. Non vedo né Heidi e né Emily nel soggiorno, forse sono con la mamma. Entro nella stanza e il sangue mi si gela nelle vene.
Emily è in piede in fondo al letto e Heidi copre il corpo di mia madre con un lenzuolo, è il lenzuolo.
No, non può essere. Non può succedere. No, è impossibile.
Vedo a rilento il mio copro sciogliersi a terra mentre il cellulare mi scivola dalle mani.
«Se n'è andata.»
Tutto d'un tratto sento le ossa ghiacciarsi nel mio corpo. Non sento, non vedo, non provo altro che il freddo che fa tremare ogni cellula del mio corpo. Mi porto le ginocchia al petto e comincio a cullarmi avanti e indietro.
«Se n'è andata.» ripeto con gli occhi fissi sul letto e il corpo che oscilla avanti e indietro.
«Se n'è andata,» dico con voce che non sembra provenire dal mio copro, quasi fosse quella di un'estranea.
Sussulto al tocco di Emily sulla mia spalla.
«Ho fatto tardi.»
«Ho fatto tardi.»
Emily mi dice qualcosa ma le sue parole sono come un ronzio. Non riesco a distinguere molto tranne un «...colpa tua...»
La colpa. È colpa mia. Dovevo fare presto. Potevo regalarle l'immagine di me in questo vestito.
Rimango ad osservare il letto su cui giace il corpo di mia madre finché qualcuno non si inginocchia di fronte a me. Mi prende il volto nelle sue mani.
«È colpa mia,» ripeto distante mentre Cody è di fronte a me.
Ormai, è giunto il momento tanto temuto da tutti: la morte di Carmen Rhodes.
Secondo voi cosa succederà adesso che Emma ha perso la madre?
Se vi è piaciuto il capitolo VOTATE, CONDIVIDETE e COMMENTATE!
STAI LEGGENDO
Shelter
ChickLitEmma, 18 anni, studentessa modello al Belling High School, affronta con coraggio la vita ogni giorno. La madre ammalata di cancro, il lavoro di notte e l'ambiziosa borsa di studio per Standford University non le permettono distrazione. I suoi gior...