Lo sento ridacchiare alla mia confusione. «Non ti piace.»
Sospiro guardandomi intorno. «Solo che mi aspettavo qualcosa che mi descrisse la tua infanzia e l'amore della famiglia ma ovvio è stata rifatta quindi...»
«Vuoi sapere della mia infanzia?»
Mi stringo nelle spalle. «Voglio sapere tutto di te, credo.»
Sorride con quegli occhi che bruciano di affetto. «Facciamo che prima ci rilassiamo, mangiamo e poi facciamo un gioco.»
«Un gioco?» chiedo subito.
Annuisce. «Esatto, un gioco in cui chi vince può fare delle domande all'altro.»
Io sono stata sempre pessima con i giochi. Non sono una persona da giochi a meno che non sia trovare per prima la formula chimica di un elemento.
«Che gioco?»
Si avvicina di un passo e mi guarda con ardore. «Quello che vuoi tu.»
Come fa a dire delle parole semplice in modo così sensuale che il mio corpo sembra andare in fiamme. «Fa caldo,» sussurro cercando di respirare normalmente.
«Veramente?» sorride, divertito mentre fa scivolare la mano sulla mia schiena. Il Cody cupo è sparito ed è ritornato il Cody che mi fa sentire desiderata e amata.
Sento il suo calore incontrare il mio mentre i miei occhi si posano sulle sue labbra, le uniche che ho baciato e le uniche che vorrei baciare nella mia vita. «Ti amo così tanto.»
«E io amo te come un pazzo.»
«Allora, adoro la tua pazzia.» Mi alzo sulle dite dei piedi e accarezzo le sue labbra con le mie che rispondo al contatto con passione. Mi attira a sé mentre le mie mani gli rovinano i capelli.
«Potrei baciarti per l'eternità.»
Ridacchio. «Allora baciamo per l'eternità,» dico fingendomi sensuale il che non mi esce molto bene perché lui comincia a ridere. «Ti faccio ridere?»
«Moltissimo.»
«Come di preciso?»
Guarda il soffitto mentre pensa dandomi la visione del suo pomo d'Adamo. Come fa una persona ad essere così bella, intelligente, compassionevole e umile allo stesso tempo?
Non può. Secondo me Cody è l'eccezione.
Ritorna con gli occhi su di me. «Hai fatto una domanda parecchio difficile.»
Inarco un sopracciglio, fiera delle mie abilità di metterlo in difficoltà. «Lo so.» Mi ricordo tutte le volte che ho causato problemi agli insegnanti facendo domande esageratamente difficili.
«Ecco, mi fai ridere quando fai quella faccia.»
Aggrotto la fronte. «Quale faccia?»
«Quella di chi la sa lunga.»
«Quello è vero.»
Scoppiamo entrambi a ridere, incatenati l'uno all'altra. «Dai, ti faccio vedere la casa.»
Annuisco e lui mi prende la mano. Dalla grandezza della casa, sono sicura che qualcuno si potrebbe perdere facilmente qui. Si sono cinque stanze per dormire, ciascuna con un bagno enorme. La cucina sembra quella di un ristorante, dotata di tutto e poi c'è una biblioteca vera e propria.
Scorro la mano sul dorso dei libri. «Diciamo che i miei hanno capito che mi piacevano i libri e quindi mi hanno regalato questa.»
Rimango a bocca aperta realizzando che lui appartiene ad una famiglia più che agiata ma non mostra mai la sua ricchezza: non ne parla mai. «Tutto questo mi convince che tu sia ricco ma allora perché quando guardo te non mi ricordi uno che potrebbe avere una propria biblioteca?»
Mi guarda, assente e vorrei solo sapere a cosa sta pensando in questo momento. «Sai quando i miei genitori mi hanno preso con loro avevo un gran bisogno del calore famigliare e allora quando mi è stato dato mi sono concentrato solo su quello. Per i primi anni, avevo paura di perdere tutto allora cercavo di raccogliere più affetto possibile così la ricchezza da cui ero circondato non mi ha né anche sfiorato la mente e quando mi sono convinto che avevo finalmente di nuovo i genitori mi sono impegnato a farli fieri così mi sono immerso nei libri che mi hanno alienato da tutto ciò che poteva distrarmi. Così, non ho mai visto ciò che avevo come ricchezza ma solo come qualcosa di complementare all'amore della famiglia.»
Un leggero sorriso si forma sule sue labbra e nel mio cuore l'amore per lui sembra essere cresciuto cento volte di più perché ha condiviso con me una parte di sé stesso, vuol dire che si è fidato di me.
«Grazie.»
Aggrotta la fronte, confuso. «Per cosa?»
«Per avermelo detto.»
Sorride. «Era così importante per te saperlo?»
Annuisco. «Voglio conoscerti. So così poco di te.»
Rimaniamo in silenzio a sorriderci a vicenda. «Devi dare tempo al tempo.»
Espiro. «Lo so,» guardo intorno i libri che arrivano fino al soffitto. «Quanti libri ci sono qui?»
«Credo più di mille tra nuovi e vecchi.»
Annuisco catturata dalla bellezza di questo spazio. «Li hai scelti tu?»
Scuote la testa. «No, quelli che ho scelto io ce li ho a casa mia, questi sono regali di mia madre.»
«Mi piace. È tranquillo qui.»
Sorride. «Lo so. Era il miglior posto dove rifugiarsi.» Guarda intorno e poi ritorna di nuovo su di me. «Perché non vai a rinfrescarti intanto ordino qualcosa siccome non abbiamo cibo qui.»
«Va bene.»
Prendo la valigia dal salotto e mi dirigo verso la nostra stanza che Cody mi ha mostrato prima. Tutto questo è così poco accogliente: dalle lenzuola bianche all'assenza di oggetti personali. Mi mette un po' a disagio.
Mi cambio in qualcosa di più comodo, cercando di non muovere troppo la mano con i punti ed esco per trovare Cody e lo sento al telefono.
«Sì, due pizze margherite.»
Sento un sorriso enorme sulla mia faccia alla parola pizze.
«Va bene, grazie.» Spegne il telefono e mi guarda divertito. «Fammi indovinare: adori la pizza.»
«Sì!» rispondo come una bambina. Si avvicina e mi dà un bacio, troppo breve per i miei gusti.
«Vado a cambiarmi.»
Ritorno nella sua biblioteca e prendo il primo libro che trovo: Ragione e Sentimento di Jane Austen e comincio a leggerlo. Mi metto comoda sulla poltrona in mezzo a tutti gli scaffali e comincio a leggerlo.
Dopo tre pagine sento qualcuno l suono della campana echeggiare tra le mura.
Ciao a tutti!!!!! Come state?! Spero abbiate passato una buona Epifania.
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Shelter
ChickLitEmma, 18 anni, studentessa modello al Belling High School, affronta con coraggio la vita ogni giorno. La madre ammalata di cancro, il lavoro di notte e l'ambiziosa borsa di studio per Standford University non le permettono distrazione. I suoi gior...