1 -Sconvolgimento-

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Un buon eroe deve conoscere i propri limiti.

Questo era, più o meno, quello che All Might aveva cercato di fargli comprendere. Izuku lo sapeva bene, non c'era bisogno che glielo dicesse, ma forse avrebbe dovuto avvisarlo, in qualche modo, che questa consapevolezza l'avrebbe pagata a proprie spese e a caro prezzo. Vi era la probabilità che ciò non sarebbe servito a molto, ma almeno, pensava, sarebbe stato preparato. Tuttavia la debole speranza di essere in grado di far ancora qualcosa lo avrebbe abbandonato poco a poco senza preavviso.

Così, di venerdì sera, si stava incamminando velocemente verso casa, ansioso di lanciarsi sul morbido materasso e affondare il viso nel cuscino, ma pur sempre soddisfatto della giornata appena trascorsa. Appena oltrepassò la soglia una voce familiare e accogliente lo riempì di calore.
《Muoviti a cambiarti, la cena è pronta.》il solito tono gentile di sua madre era una delle poche cose che lo meravigliassero sul serio. Nonostante non lo vedesse per ore intere, nonostante lui si facesse spesso male a scuola, nonostante i pericoli che correva e nonostante la paura che doveva provare nel saperlo lontano da lei e magari anche in situazioni rischiose, mai lo aveva rimproverato, tutt'altro: lo stringeva a sè ogni volta che tornava a casa. Ammirava suo figlio e non mancava volta che non lo dimostrasse con i suoi semplici gesti.
Quella cena fu squisita, come al solito, e Midoriya barcollò, verso le dieci e mezza di sera, in direzione del letto, per poi lasciarvisi cadere sopra a peso morto a causa della stanchezza. Sbadigliò e dovette passare alcuni minuti a rigirarsi prima di addormentarsi in una strana posizione attorcigliata.
Sua madre lo rimproverava la mattina dopo, perchè era per quel motivo che poi si ritrovava con il torcicollo, ma era lei la prima a lasciarlo dormire in quel modo quando passava da camera sua a tirar su i lembi di coperta finiti a terra e a ricoprirlo di nuovo con questi ultimi. Forse non voleva svegliarlo, intenerita dall'espressione del figlio mentre dormiva, non gliel'aveva mai detto il perchè lasciasse che il suo collo gli dolesse ogni mattina.
Ecco, quella precisa mattina, il diciassette di quel mese, vi erano stati i primi segni che precedevano una stagione nevosa e oltremodo fredda. Era la calma che invadeva la città a dare questa sensazione: quella di qualcosa che non quadrava.

Midoriya aveva corso a perdifiato pur di non perdere il treno e, letteralmente mezzo svenuto, aveva fatto in tempo ad infilarsi tra le porte prima che si chiudessero.
Tutte le ore di lezione trascorsero tranquille e quel brutto e fastidioso senso di sbagliato gli si era scollato un po' di dosso quando mise piede fuori dai cancelli della Yuuei.
Stava tornando a casa.

A casa.

Un pensiero fisso che lo tormentò.

Voi avete idea di cosa sia l'irrealtà?
Io credo che sia un termine che si utilizza quando non si riesce a capire il mondo, quando si rifiuta la realtà perchè troppo soffocante o quando si è così assorti nei propri pensieri dal non capire nulla di quel che ci circonda. Izuku quel giorno trovava tutto irreale.
Mentre, tremante, ascoltava le domande che gli venivano poste e mentre la pioggia mista neve non cessava di scendere e mentre i suoi occhi, quelle maledette iridi stupende, fissavano il vuoto, riuscì solo a dire: 《Io ho provato a salvarla.》
Forse vi aspettate che parli di come quel giorno sia stato devastante in tutto e per tutto, o di come la tranquillità si era mutata in poco tempo in terrore, o di come avesse perso per la prima vera volta il controllo, ma non lo farò. Non posso raccontare qualcosa di così indescrivibile e lascerò che sia quello che ho visto e che ho vissuto a spiegarvi cosa sia successo quel freddo diciasette novembre, quel gelido pomeriggio che cambiò per sempre il ragazzo timido dalle lentiggini, capelli disordinati e un cuore ormai fragile che amo: Izuku Midoriya.
È una storia complicata e confusa, perciò cercherò di essere chiaro e di non perdermi nel descrivervi i particolari dei suoi occhi, dell'odore dolce dei suoi capelli o di come mi faccia perdere la pazienza almeno tre volte al giorno, ma è una promessa difficile e perciò so che non la manterrò...in fondo è così, no? È questo che ti fa capire se ami qualcuno: il riuscire a carpire ogni piccolo particolare che lo contraddistingue e rimanerne affascinato ogni volta che lo noti come se fosse la prima.
Certe volte non lo capisco nemmeno io come uno come me, scorbutico, irascibile, il suo completo opposto, si possa esser ritrovato ad amare una persona che non merita per niente, che mi ripete quasi ogni giorno "Mi lasci senza parole" come se ogni mio aspetto lo meravigliasse a tal punto da renderlo rintontito manco avesse preso una botta in testa.
Ecco, io mi chiedo come, in quel periodo, Katsuki Bakugou si sia ritrovato ad amare una persona simile.
Ho cercato di darmi una spiegazione logica senza riuscirci fino a poco tempo fa, ritrovandomi a pensare a come i miei sentimenti si fossero manifestati impetuosi e dolorosi e a come il suo amore fosse meraviglioso e terrificante in quel momento, quando era distrutto.
È stata la sua fragilità a farmi innamorare di lui, l'ho capito troppo tardi forse.
Erano i suoi modi di fare, la sua voce spezzata dal pianto e la sua completa vulnerabilità ad avermi lasciato senza fiato perchè la sua debolezza non era debolezza, era una forza sproporzionata e pericolosa che mi aveva attratto a sè con dolci inganni.
È strano, lo so, che io riesca ad essere l'unica cosa che tiene Deku coi piedi per terra, eppure lo sono. Ho sempre avuto paura di questo, da quando ho capito di amarlo.
Per comprendere meglio devo partire da un po' prima, tornare indietro esattamente al dodici settembre di sette anni fa.

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora