27 -Spaghetti e imbarazzo-

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Mi ricordavo il numero del piano, il corridoio, l'entrata. Non era cambiato nulla dall'ultima volta che ero stato lì.
Svoltai l'ultimo angolo e, dopo pochi passi, mi ritrovai davanti alla tua porta, un varco che sul momento mi parve spaventoso e incustodito.
Vi eri solo tu, nient'altro ed io lo sapevo, eppure provavo un certo senso di oppressione al dover varcare quella soglia.
La grande finestra, al fondo del corridoio, proiettava la mia ombra allungata mentre la mia mano si avvicinava alla serratura e, prima di poterla ritirare, avevo già girato due volte la chiave.
Mi precipitai con passo felpato all'interno trascinandomi dietro la porta e diedi un'occhiata preoccupata alla maniglia che stringevo fra le dita.
Un'insolita tensione si era annidata nel mio cuore e la sentii crescere quando misi piede nella sala che ospitava il salotto e la cucina, dove appoggiai la busta prima di dare uno sguardo al contenuto.
Aspirina...ebbi la conferma che, probabilmente a causa del tempo gelido lungo la strada di ritorno, ieri sera ti fossi beccato qualche malanno. Sbuffai e mi apprestai a raggiungere camera tua, speranzoso di trovarti già sveglio così da non dover fare attenzione a non svegliarti.
Mi affacciai incerto e sbirciai nella stanza, i miei occhi vagarono e si soffermarono sul groviglio di coperte sopra al letto.
Un roseo viso spuntava fra di esse, le lentiggini ben visibili e espressione rilassata, il naso leggermente arrossato ti dava una certa tenerezza.
Mi appoggiai, incrociando le braccia, allo stipite e ti fissai divertito. Certo che ti ammalavi facilmente...e poi pretendevi di avere le forze per essere un eroe...
Sorrisi prima di voltarmi e abbandonarti al tuo sonno profondo e mi diressi di nuovo verso la cucina, dove mi ritrovai ad attendere il tuo risveglio.
Ero davvero stato troppo gentile a lasciarti tranquillo e più di una volta, durante quelle tre ore in cui continuasti a dormire, fui tentato di alzarmi dal tavolo, sul quale mi ero messo a studiare, e di andare a buttarti giù dal letto.
Erano le undici e mezza passate quando un fruscio di stoffa si udì provenire dalla tua stanza ed io sentii distintamente i tuoi passi avvicinarsi.
Ghignai soddisfatto, ansioso di vedere la tua faccia ed attesi la tua venuta con improvvisa impazienta. Svoltasti l'angolo ed eccoti arrivato: pantaloni di tuta, maglia grande, ciuffi verdi sparati da ogni parte ed uno sbadiglio prima di rivolgermi finalmente lo sguardo.
《Cosa...? Kacchan?》 Sussultasti e sgranasti gli occhi quando mi distinsi vicino ai fornelli, appoggiato alla cucina.
《Finalmente ti sei alzato.》 Constatai voltandomi e dedicando la mia attenzione a ciò che stavo facendo prima che comparissi con quell'aria assonnata.
《Cosa ci fai qui?》 Mi chiedesti restando lì imbambolato a fissarmi.
Il suono ovattato della città si udiva attraverso i vetri delle finestre, un flebile silenzio era presente nella stanza e un odore particolare si stava diffondendo dalle pentole poste sul fuoco acceso.
《Non arrivavi sta mattina, volevo solo suonare il campanello per dirti di scendere, ma ho incontrato tua madre e ho passato i dieci minuti più imbarazzanti della mia vita. Ho inventato una scusa per giustificare la mia presenza, lei era in ritardo per il lavoro e non so come mi sono ritrovato con le tue chiavi di casa in mano e adesso sono qui.
...la prossima volta ti prego avvisami se non vieni a scuola perchè non ci tengo a fare certe figu-》
《Oh su, quante storie.》 Ti eri materializzato dal nulla al mio fianco interrompendo bruscamente il mio discorso.
Feci per ribattere, ma rimasi ammutolito di fronte alla tua immagine. Eri chinato in avanti, il naso posto sul vapore profumato che fuoriusciva nonostante il coperchio. Inspirasti per bene sotto il mio sguardo. In quel momento notai le tue guance avvampare a causa del calore proveniente dalla padella. Le tue ciocche verdi si mossero lievemente e un enorme sorriso prese il posto sul tuo viso.
《Che buon odore...cosa stai cucinando?》
Mi rivolgesti un'occhiata soddisfatta. Eri riuscito ad ammutolirmi. Basta lamentele da parte mia, mi avevi colto impreparato.
《Oh, non guardarmi così.》 Dissi e sbuffai infastidito dopo secondi interi passati a cercare di capire la tua espressione.
Ridacchiasti e ti raddrizzasti avvicinandoti di un passo.
《Sei stato gentile a preparare da mangiare.》 Affermasti e ti sporgesti quel tanto che bastò per lasciare un bacio delicato sull'angolo della mia bocca, cosa che mi fece rabbrividire e arrossire. Sperai non lo notassi.
Ti allontanasti e mi scrollai di dosso la sensazione di calore che mi aveva pervaso a causa della tua vicinanza.
《Non ti ci abituare...》 bofonchiai in imbarazzo.
《Pfff....》 trattenesti una risata ed io ti guardai confuso.
《Dal momento che stiamo insieme spero capiti più spesso invece.》
Le tue parole, chiare e dirette, seppur pronunciate con tono divertito, diedero modo al mio rossore di mostrarsi del tutto.
《Cos-...? Come puoi dirlo con tanta naturalezza?!》 Sbottai mantenendo un volume moderato per quanto possibile.
È vero, le cose stavano così, ma sinceramente non mi sentivo pronto ad ammetterlo così apertamente e tu avevi appena fatto ciò che non avevo avuto il coraggio di fare senza alcun rispetto per il mio orgoglio ed io credetti di non possederne più dopo quel che avevi detto.
Restai stupito dalla tua sincerità per l'ennesima volta.
《Beh, uno dei due doveva dirlo.》 Facesti spallucce e, premendo le labbra fra di loro, ti girasti.
《Vado a lavarmi le mani.》 E scomparisti.

Quando vidi di nuovo la tua chioma verde avevo già apparecchiato due posti a tavola e, una volta che ti fosti seduto, mi affrettai a porgerti una ciotola fumante, contenente un allettante brodo dorato.
《Spaghetti San Xian*, giusto?》
Mugugnai un qualche verso che doveva apparire come una conferma e presi posto al tuo fianco con aria visibilmente corrucciata.
《Dovrei fotografarti.》
Mi voltai ad occhi spalancati verso di te.
《Eeeeh?! Perchè mai dovresti farlo?》
《Perchè sei troppo tenero quando sei a disagio.》
Ok, dopo quel che avevi detto avevi due possibilità: o scappavi...o scappavi.
Mi irrigidii totalmente ed i miei occhi ti fulminarono.
Purtroppo non ottenni l'effetto intimidatorio desiderato e tu piegasti la testa per studiarmi meglio prima di sorridere ampiamente di nuovo e dedicarti infine al cibo che avevi davanti.
Soffiasti delicatamente sugli spaghetti di riso che tenevi fra le bacchette e li avvicinasti alle labbra prima di schiuderle ed assaporare il primo boccone.
Ti osservai rapito in quel tuo gesto.
《Sono buonissimi!》 Esclamasti contento ed io sentii un po' di tensione abbandonarmi.
Era proprio inutile cercare di eliminare certi tuoi comportamenti.
Mi mostrai compiaciuto del tuo commento e mi apprestai a gustare la consistenza morbida degli ingredienti.
Finisti la ciotola prima di me mantenendo una costante aria allegra che stranamente non mi infastidì troppo.
《Dii un po'...》 iniziai a dire e bevvi l'ultimo sorso di brodo prima di continuare 《Cosa ti sei beccato ieri che sei rimasto a casa oggi?》
Ti mettesti più comodo a gambe incrociate, come tua abitudine, sulla sedia e poggiasti la ciotola vuota che tenevi in mano da un po'.
《Mi sono beccato un po' di pioggia in testa e quando mi sono svegliato verso le sei e mezza ho iniziato a starnutire senza accennare a fermarmi. Mia madre si è preoccupata e mi ha imposto un giorno di riposo nonostante la mia insistenza nel dire di voler andare a scuola.
Adesso sto bene, mi ero giusto raffreddato un po'. Ho solo un lieve mal di testa, nulla di che.》
Mi spiegasti ciò ed io annuii come a dire di aver compreso la situazione.
《Ah, a proposito, tua madre ha detto di chiamarla. Inoltre ci sono delle aspirine sulla cucina, me le ha lasciate lei.》
Ti informai voltandomi per assicurarmi, in un'amnesia momentanea, che le medicine fossero lì dove ti avevo detto.
《Ok, la chiamerò dopo...adesso posso averne ancora?》 Mi domandasti felice porgendomi la ciotola.
《Solo perchè sei "malato".》 Asserii con ironia e mi alzai afferrando la ceramica dalle tue mani.
Fu un pranzo tranquillo ed incredibilmente piacevole con quel pizzico d'imbarazzo sempre presente.
Questi sono i momenti che voglio ricordare con te, quelli non programmati, quelli banali e speciali nella loro non specialità, quelli belli e anche quelli brutti impressi nelle nostre memorie come vecchie scritte rovinate e indelebili. Saranno queste ad essere tesori immateriali nelle nostre menti e nel tempo, come succede spesso, le righe di entrambi sarebbero state occupate l'una dopo l'altra. Le parti piacevoli e quelle spiacevoli, non vorrei tralasciare nulla perchè poi sentirei i sensi di colpa per aver saltato anche solo il particolare più insignificante agli occhi degli altri, ma non ai miei. No, per me nulla sarebbe stato meno importante del resto, non un sorriso, a costo di scrivere dieci volte che il tuo fosse magnifico, non una lacrima, a costo di essere straziante nel modo di raccontarne le cause, non avrei dimenticato un tuo solo sguardo.
Per me, questo sarebbe stato importante e già allora, quel giorno d'Ottobre, un piccolo spazio aveva iniziato a formarsi nel mio cuore per conservare quei ricordi.

Non erano spaghetti fatti in casa quelli che avevo cucinato, non come quelli di mia madre, ma quella mattina presentavano un sapore davvero speciale che fui felice di poter condividere con te.

Spaghetti San Xian: sono spaghetti di riso in brodo conditi con verdure o prodotti di stagione. In autunno un abbinamento tipico vede come ingredienti principali brodo di carne, erba cipollina, funghi e un uovo fritto dal tuorlo morbido. Il tutto, dopo le dovute preparazioni, viene servito caldo e fumante.
Per fare un'ultimo esempio, un'altra ricetta prevede l'utilizzo di verdure saltate in padella nei mesi più caldi.

Buon salve! !!
Sono al penultimo giorno di comics e giuro che mi reggo in piedi a stento, ma mi sforzerò di camminare ancora oggi.😅
Allora...spero di non aver lasciato errori nel capitolo dopo averlo riletto. Spero vi sia piaciuto e...devo correre che in centro internet non prende.
Felice weekend!😙

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora