-64 Un brindisi al futuro incerto-

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Le giornate, da qualche settimana ad oggi, sembrano essersi fatte più pesanti, più pressanti del solito, credo di non essere stato l'unico a notarlo, persino Kirishima, ancora al mio fianco nonostante tutto, ne sente la cattiva influenza. E questa mattina era stata immaginata differente, non nuvolosa, non mutevole, non ferma e stabile mentre io mi rendo conto di essere incostante ed il suo completo opposto. Mi sento circondato da aria troppo calda, fumo nei miei pensieri e vapore ad appannare la vista lucida che rimpiango, non mi è possibile dissipare questa nebbia immaginaria fin quando continuerò a voltarmi verso la strada percorsa.
《Domani tornerò a casa sua.》informo senza soppesare le mie stesse parole. La sicurezza viene a mancare tra le lettere, risulta infine una frase bisognosa di un continuo che, tuttavia, stento a voler dare.
《Per cercare.》Kirishima annuisce.
《Allora hai già preso una decisione, dopo tutto quello che mi hai detto, non volevi il mio aiuto.》
Sorrido malinconico, ma privo di sconforto.
《Sì, volevo solo alleggerirmi, ma ero convinto di avere un peso maggiore.》ammetto avvertendo una delusione dolceamara crescere e fermarsi all'altezza della gola, dove ancora si annidano parole non dette, non pronte ad essere pronunciate prima del tempo.

Non mi rendo conto del passare delle ore, eppure ora sento un morbido tepore sotto la testa, una soffice superficie sulla quale poggio sdraiato come se il mio corpo avesse anelato ad un riposo dalla mattina, quando mi sono alzato troppo presto.
Appena sollevo le palpebre mi scopro abbandonato su di un divano, una luce opaca sparsa sul soffitto mi fa capire che, oramai, è sera inoltrata ed io non sono a casa. Cerco di non esser preso dall'ansia di dovermi alzare e correre via, perchè, come ho desiderato, sono davvero vicino ad una svolta definitiva, forse eccessiva, ma necessaria. No, per questa sera resterò fermo, vivrò un po' di quella vita che ho allontanato tanto tempo fa. Che ne dici? Sento dei passi vicini, ma non mi giro per cercare la chioma rossa del mio migliore amico, respiro, ma non penso a te insistentemente come le scorse ed innumerevoli ore sbiadite ed oscure vicine alla notte, inghiottite piano da un mostro deforme che ha smesso di contorcersi nel mio stomaco. È giusto, vero? Posso respirare con leggerezza almeno per questa sera.
《Muoviti a mettere il cappotto, dormiglione.》mogugno qualcosa d'incomprensibile lamentandomi mentre un ammasso di stoffa mi atterra sul petto e, assonnato, rivolgo un'occhiataccia ad Eijiro.
《Su, sbrigati.》mi incita nuovamente e lo osservo allacciarsi una scarpa piuttosto confuso prima di sollevarmi lentamente e mettermi a sedere.
《Mi vuoi cacciare alle...》osservo con incoscienza il telefono posato su di un cuscino poco distante, dopo pochi secondi lo afferro accendendo lo schermo. Strizzo gli occhi alla vista di una luce troppo forte per i miei occhi stanchi. 《...alle 9 e un quarto di sera? Fai prima a lasciarmi dormire qua.》sbuffo lasciandomi cadere per la seconda volta sul divano, chiudo gli occhi nel sentire la testa farsi leggera e poi improvvisamente pesante: mi sono mosso troppo velocemente. Quindi sto immobile ad ascoltare da solo il pulsare delle tempie finché non mi arriva un cuscino addosso.
《Idiota, usciamo adesso, assieme, perciò infila anche le scarpe.》
Espiro pesantemente ed infastidito.
《Dove andiamo?》bofonchio barcollando fino all'ingresso, tirando su una manica del cappotto e chinandomi ad afferrare gli anfibi.
Non mi risponde, ma si limita a spalancare la porta e ad attendere che io lo raggiunga. Ha uno sguardo strano, divertito quasi, uno sguardo che mi mancava, che non vedevo da tanto essermi rivolto.
Nell'attraversare il corridoio, nell'attendere l'ascensore, nel rinchiuderci in quell'angusto spazio metallico, nei pochi minuti in cui percorriamo i metri che ci separano dalle strade caotiche della città, avverto un incompleto timore aumentare ed affievolirsi con il mio respiro. Piacevole, vorrei che mi abbandonasse per ricordarmi di giorni ancora vicini per essere cancellati, di sentimenti distanti per quanto persistenti nella memoria. Voglio dimenticarti, solo per poco.
Ed in questo modo ci immergiamo nell'asfalto iridescente nella notte appena iniziata, tra le folle di persone e le loro voci spezzate nei discorsi man mano che avanziamo in queste corsie illuminate da sorrisi repressi, menti già offuscate e macchine e fari troppo veloci nella corsa che ancora non è giunta al capolinea. Si alternano sopra di noi le insegne di negozi a cui non si dà mai più della dovuta attenzione, accecano la vista di chi vaga alla ricerca di stelle che si celano dietro, oltre la cupa ed abbagliante illuminazione troppo vicina. E rinuncio al seguire senza guardare dove mettere i piedi il ragazzo che mi precede con la sua chioma rossa e negli occhi un fuoco che invidio ardere continuamente per qualcuno. Si gira solo una volta per assicurarsi che lo stia seguendo, poi mi concede fiducia e lascia che prosegua lungo la via che si apre tra la gente.
Una volta quelle iridi mi avevano osservato con eccessivo e malcelato affetto e non provo rimpianto nell'averlo ignorato poichè ora non avrei avuto la forza necessaria per andare avanti; ho accolto troppo di te in me ed adesso ne sento il peso.
Mi hanno detto di fare attenzione a correre, di essere cauto nel maneggiare oggetti taglienti e tu lo sei stato, Deku, sei stato rovina e meraviglia. Ti amo, vuoi che lo ripeta? Allora ti scorderò questa notte, lo farò, per sentirti gridare dentro la mia mente, rinchiuso, per farmi soffrire il piacere della libertà, ti scorderò assieme ai brividi che i tuoi occhi scatenavano, le emozioni accumulate e rilasciate troppo lentamente.
Il profumo di cibo appena scaldato, di respiri racchiusi nel piccolo locale in cui Kirishima mi fa entrare mi fa girare la testa ancor prima di prendere posto ad un tavolo e di ritrovarmi davanti un bicchiere pieno di liquido ambrato che, da quel che mi pare di ricordare fino a cinque minuti fa, io non ho ordinato. Il mio amico mi fa un cenno alzando il suo cocktail ed io lo imito in automatico mentre mi sento confuso in quest'ambiente così caotico nella sua semplicità. I toni chiari degli arredi in contrasto con il pavimento scuro, la voce di una donna che canta in fondo, distante da noi, su un piccolo soppalco, la gente troppo presa dalle proprie conversazioni per prestare orecchio a ciò che sto per dire. Mi spingo contro lo schienale, schiaccio il cappotto appoggiatovi sopra, mi rilasso indagando quel che mi circonda privo di interesse, ma obbligato dalla coscenza a non tentare di alzarmi e di abbandonare la speranza di riuscire a sentirmi meglio se solo prendessi un sorso del veleno alcolico che mi ha accompagnato per lunghi anni tra una settimana e l'altra e che ora stringo tra le dita, mi riprometto, per concedergli un'ultima volta di portarmi via da questo piccolo mondo in cui vago con te.
《Vuoi fare un brindisi?》chiedo divertito dalla sua espressione piena di aspettativa, come se avessi tanto da dirgli o da mostrargli con un solo movimento e improvvisamente temo che possa notare la mia momentanea diffidenza riguardo alla decisione di venir qua questa sera o l'ansia che già sto pregando di abbandonarmi in vista di domani. Poi tutto scompare, tanto in fretta da farmi sentire inadeguato alla velocità con cui hanno preso a scorrere i pensieri fino a zittirsi. Questo silenzio, in me, mi ricorda di te e ti allontana al contempo.
《Sì, a quel che verrà.》mi dice serio per poi battere sul tavolo ed avvicinare alle labbra il liquido che, come me, pare voler assaporare.
Che sapore dolciastro deve avere il suo drink, prende sempre qualcosa alla fragola o alla pesca, lo so, e chiunque tra i nostri amici ha rinunciato ad assaggiare un solo sorso dai miscugli che appaiono appetitosi, ma eccessivi, e che lui è solito gustare.
Annuisco con fermezza pur non sentendomi sicuro abbastanza; tranquilli deglutiamo una, due, tre, quattro volte. Non resto più deluso dal fatto che tutto mi appaia noioso come poco fa dopo ciò, l'alcool è una delle cose che ho imparato a reggere meglio.
Un brindisi a quel che verrà, apprezzo queste parole e le soppeso poco nel cercarvi note stonate, ma è difficile scovare imperfezioni in cose sconosciute ed impossibili da evitare, è complicato sentirsi inadeguati o pronti ad affrontarle, perciò vorrei parlare anche io, ripetere se possibile con convinzione la stessa frase, tuttavia rimangio le sillabe tremanti sulla punta della lingua.
Nulla da aggiungere, nessuna motivazione secondaria, bevo ancora per un brindisi dedicato al futuro incerto.

Se anche tu senti una calma irrequieta nel pensarmi, se avverti una sensazione come di brividi arrampicarsi sul corpo, se io che mi sentivo estraneo a tale sentimento posso chiamarlo amore, allora spero di non sbagliare nel dire che quest'emozione stravolgente, ma stabile, voglia dire che tu ti stia innamorando o che ciò sia già accaduto.
Amo e temo questo, eppure non credo di sapere cosa prevalichi tra le due cose, forse è qualcosa che appartiene ad entrambe le sensazioni, non credi?
E l'ebrezza di tali sentimenti mi sconvolge continuamente.

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora