58 -Ali di carta-

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Sei mai stato sulle altalene? Da piccolo, nel parco vicino a casa tua, tra le vecchie panchine e gli alberi alti e misteriosi su cui ti arrampicavi pericolosamente, devi esserci salito di tanto in tanto.
È una sensazione scomoda, ammetto di non essermi mai voluto abituare, ma ora sono costretto; ti siedi su quella superficie, ti tieni stretto a due catene di gelido ferro e rifletti su cosa fare, su che scelta prendere: farsi dare una spinta o iniziare a muoversi da solo?
Hai cercato di tentare entrambi i modi, ignaro che questo sarebbe stata la tua condanna. Sono state parole mai udite a portare giornate grigie nella tua vita, sapori amari sulla lingua, il retrogusto del sangue, un taglio sulle labbra arrossate e tormentate dal nervosismo, i miei consigli ignorati, l'orgoglio che avevo considerato il mio peccato rivelatosi tuo accompagnatore silenzioso. L'ingiustizia ha governato su di noi prima che ci accorgessimo della sua presa attorno ai nostri piedi.
Ed è salita, fomentata dall'agitazione, dal panico, in alto, per convergere sui nostri petti, stringendo la pelle, turturandoci e rendendoci consapevoli di essere perduti irrimediabilmente.
Mentre vengo strattonato, con gentilezza, poi con violenza, i miei vestiti vengono tirati e quasi mi pare di sentire l'aria scontrarsi col mio viso una volta che mi sono lasciato andare. Una brevissima pausa, indietro, e la giostra riparte mandandomi precipitosamente in avanti, il vento sferza tra i miei capelli, avvolge la gola nella sua morsa.
《Katsuki.》l'eco è distante, difficile da distinguere in quest'assordante quiete che pervade questo giardino segreto, racchiuso in una gabbia di cui non ho mai avuto alcun bisogno della chiave.
Non mi muovo.
Non voglio continuare ad andare su e giù, non sopporto il mal di testa ed ora...non respiro. Tenendo il terrore, facendo fuggire la lucidità, sono preda nuovamente di questa tempesta.
È ansia, paura, una verità nascosta sotto il rosso delle mie iridi; lo vedono? Gli altri, possono vederlo?
Prego in una risposta negativa sentendo la pressione che si accresce e si espande, ora è scesa sulla mia schiena, poi risale sulle mie spalle, è un tocco incerto e nervoso sul mio corpo incontrollato.
Vedi il mondo sfocato che ho davanti? Sembra essere sottosopra.
Le lacrime, sono forse queste morbide, calde gocce a soffocarmi?
La schiena si riempie di brividi, la bocca si distorce in smorfie contratte, le viscere si stanno risvoltando su loro stesse e al mio interno avverto un impulso irrefrenabile obbligarmi a sopportare ciò che mi tormenta da troppo tempo.
Qualcuno potrebbe dire che ho atteso troppo, ma io ti giuro che in due anni, da quando sono stato ghermito da questi attacchi, non ho trovato parole da dire, nè volontà per darmi una svegliata ed urlare.
Perchè sopportare tutto questo, pur non essendo semplice, mi fa sentire vicino a te.
E giungi finalmente al mio fianco su questo prato in cui sto annegando; non ho bisogno di guardarti mentre ti stendi, dopo tutto anelo solo a tentare, ancora e ancora, a vedere se, allungando il braccio e tendendo le dita, tu sia in grado di scomparire per l'ennesima volta.
Quando il mio palmo, speranzoso, ricade a peso morto sull'erba, tu già sei andato ed io, deluso, mi costringo ad inspirare a forza, tossendo e stringendo sempre più le palpebre.
Spalanco gli occhi quando qualcosa mi accarezza la guancia.
《Sono qui...ok?》mi sussurra a voce tirata Kirishima. Anche lui ha gli occhi lucidi, ma non tormentati come vorrei vederli, quasi che osservare un nuovo dolore, non mio, mi possa far stare meglio.
Sono chinato, il corpo abbandonato sul tavolo, la sedia sulla quale ero spostata traballa al mio tremore. Il petto si alza e si abbassa velocemente, mi sento svuotare ad ogni espirazione ed invadere con impeto ad ogni inspirazione e questo ragazzo che mi osserva preoccupato dall'alto ha appena scoperto la debolezza che hai risvegliato in me. Voglio nascondermi, tuttavia sono schiacciato dal mio stesso peso e non mi é possibile fuggire.
Cosa pensa? Cosa vede? Ha paura?

《É ancora qui.》mi sussurra prima di deglutire e questo è ciò che fa cadere l'ultima resistenza rimasta. Si crepa come vetro, linee irregolari sulla superficie, scricchiolii, incrinazioni, e poi polvere sottile che precipita assieme a schegge piccole, grandi, affilate.
Avrei dovuto saperlo che sarebbe successo, ma ero troppo preso dalla solita routine, dall'alzarmi non dando importanza al silenzio dell'appartamento, dall'essere ottimista, dal combattere gettandomi in pericolo per cercare di provare un minimo del terrore che aveva attraversato il tuo sguardo quando esattamente quattro anni, tre mesi, due settimane e tre giorni fa hai ignorato le mie grida gettandoti in un mare di caos, senza permettermi di intervenire. Rivivo ogni mattina la stessa scena, come uno spettacolo allestito esclusivamente per il sottoscritto con tanta premura. Io e te siamo come sempre, un po' coraggiosi, un po' testardi, un po' arrabbiati, meravigliosi alla luce dell'alba e siamo immersi nella quiete della città, pur restandone distanti. Credo di aver ammirato tanto quella tua espressione temeraria che volgevi al mondo quand'eri in difficoltà e, cazzo, quel giorno toglieva il respiro. Portavi il tuo costume con fierezza, anche se sgualcito sul fianco destro, e tossivi prima di sorridere lasciando trapelare una soddisfazione incomprensibile a molti, ma non a me. Ti tenevi stretto un ciondolo al petto, il mio, una lettera priva d'importanza in quel momento, eppure io stavo facendo lo stesso mentre ti osservavo con un fiatone difficile da controllare. Avevamo corso gettando un occhio l'uno sull'altro per assicurarci di essere ancora insieme ed eravamo giunti così in alto sulla cima di quel grattacielo, abbastanza perchè una sensazione scomoda invadesse i nostri stomachi. Attendevamo.
Rammento il sangue colare lungo il collo dai tagli che bruciavano sui volti quando i nostri occhi si incontrarono, erano davvero nel mezzo di una tempesta. E nell'ansia che ci pervadeva, nell'adrenalina che circolava nei nostri corpi, trovammo motivo di orgoglio: stavamo proteggendo nuovamente, non solo le persone addormentate ed indifese, bensì anche noi stessi, fianco a fianco. Dopo questa tua immagine, i ricordi si fanno cupi, spesso sono riluttante all'ammettere di averne terrore e non so cosa mi spinga a continuare a fare da spettatore.
Il sole si sta alzando tra le nuvole color del tramonto, scalda la pelle, mi tortura. Lo vedo nei miei sogni, non incubi, ma scene tagliate di un film che non si è mai concluso.
Mi sono innamorato perdutamente di te e non sai quanto mi dispiaccia per questo. In un qualche distorto senso, sento di averti tolto molto di più di un semplice sorriso, ho paura di non riuscire più a vedere come in passato, di aver lasciato il mio corpo vagare e di non riuscire a ripercorrere la strada a ritroso, ed ho il timore di essere solo all'inizio, è un presentimento che so essere veritiero; vorrei solo sentire il vento attraversare una porta aperta e condurre questi occhi ciechi in salvo da questo luogo opprimente e vuoto.
I giorni non sono più gli stessi, ma è vero: tu sei ancora qui, vivi, aggrappato ad un'esistenza che non potrà mai più tornare la stessa di un tempo. Eppure sono contraddittorio, lo sai?
《Mi sta lasciando, non lo vedi?》è un eco distante nella stanza, un sospiro quasi sovrastato dal traffico della città in lontananza. Mi odio per aver sussurrato una cosa simile in questo silenzio interrotto dai lievi sussulti dei miei polmoni; vado avanti a scatti, inalando il vapore troppo caldo che si innalza dalla tazza, la quale stringo fino ad avere le nocche bianche. Credo di non essere stato udito fino a quando non colgo un movimento inaspettato al mio fianco e subito dopo Kirishima mi sta rivolgendo uno sguardo che mai, prima d'oggi, avrei avuto timore di vedere. È completamente pietrificato, le grandi pupille tremano fisse nelle mie, il volto quasi sbiancato, un rossore che piano sta scomparendo dalle gote, le labbra non più morbide contratte a far leggeri movimenti d'indecisione. Vuole parlare, forse addirittura urlarmi contro, ma nel modo in cui le sue mani mi tengono ferme le spalle capisco che, se anche volesse, non saprebbe cosa dire.
《Credi che stia sbagliando?》gli chiedo.
《Sai cosa significa svegliarsi ogni mattina in una stanza che fa venire i brividi?! Sai come sia difficile resistere alla tentazione di ubriacarsi ogni sera?! Cosa pensi che abbia fatto tutti questi anni?!》grido prima di cadere in una quiete instabile. Prendo un grande respiro.

《Lo amo, Eijiro, lo amo e lo amo, e dovrei far qualcosa per lui, per me, eppure sento che non sarò mai pronto veramente a lasciarlo andare.》
Uno strano ticchettio si diffonde e la pioggia che si abbatte contro la finestra mi si presenta davanti come...come un dipinto curato nei minimi dettagli. Le scie delle gocce cadute, gli schizzi, i rivoli sottili delle lacrime del cielo che sfumano fino a scomparire, l'opaco e nebbioso sfondo dei grattacieli, ogni cosa è perfetta. Ringrazio, non so bene il motivo, per esser stato calmato così all'improvviso; pare quasi che le nuvole precipitose di questa sperduta giornata mi vogliano accompagnare, magari aiutare, non lo speri anche tu?
Sono lontane, tanto lontane dai tuoi ricordi, e portano via la tua immagine, l'acqua scioglie i colori più teneri e delicati, rovina la tela, e sotto si intravedono le linee abbozzate di tratti morbidi e sorridenti, ma il pittore è stato pensieroso ed ecco che compaiono quegli occhi smeraldi assorti nel contemplare un punto inesistente, ammagliatori, ghermitori d'animo. Sei bello quanto io ti possa ricordare, avvolto da tormenti gentili, dai miei tocchi impauriti dal dover custodire qualcosa di così crudelmente perfetto. Incurvo le labbra e sorrido al ragazzo che ho di fronte.
《Io e lui...ci siamo sottratti abbastanza, non credi?》
Quelle braccia che ti stringono appartengono a qualcuno che conosco molto bene, ad una coscenza rapita, derubata, ma non persa; mi senti ancora, perchè?


Bentornati a tutti voi😀
Come state? Sommersi di verifiche come me? (Sono l'unica a non riuscire a dormire più di 5 ore a notte se non di meno in questo periodo così opprimente?)
Ragazzi, ancora due settimane e potremmo dire un "arrivederci a Settembre" ai banchi di scuola! Plus ultra!
E pure quest'anno non sarò rimandata per un pelo😅

Parlando del capitolo, questo è una specie di introduzione del prossimo che sarà, ve lo anticipo, raccontato dal nostro broccolo 🌳 (non ci sono emoticon di broccoli,  perciò adesso l'albero è un broccolo).

Bene, se sopravvivo alla prossima settimana, ci vediamo sabato,
notte a tutti❤ (yes, sto rileggendo tutto a mezza notte passata)

EVEN IF (Bakudeku / Katsudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora